Ufficialmente in ferie, il sostituto procuratore Giuseppe Scelsi continua a lavorare sull'inchiesta che lo ha catapultato in prima pagina. È un magistrato puntiglioso, il dottor Scelsi, e pure prudente. Il giorno in cui il Corriere della Sera ha fatto scoppiare il caso D'Addario, con le rivelazioni della escort barese sulle feste a casa di Silvio Berlusconi, si è premurato di far sapere che le prove prodotte dalla bionda (registrazioni e immagini ottenute da un telefonino Motorola V3) sono state sigillate in cassaforte. E i nastri sono stati ascoltati ma non sbobinati: a detta della Procura del capoluogo pugliese, non c'è una trascrizione di ciò che Patrizia avrebbe clandestinamente raccolto a Palazzo Grazioli. Giusto, sacrosanto, ineccepibile. Finalmente una toga che rispetta il segreto istruttorio e tratta un'indagine così scabrosa con il dovuto riserbo. Eppure ieri mattina, sulla prima pagina di Repubblica, compariva il seguente titolo: «Ecco le registrazioni di Patrizia». Il giornalista Carlo Bonini, non più in coppia fissa con il collega Giuseppe D'Avanzo, puntualizza che i nastri «sono secretati», che la magistratura «ha apposto i sigilli sugli originali e ha disposto che non ne venissero effettuate le trascrizioni». E allora com'è che il contenuto viene ugualmente sbattuto in copertina? Com'è che si vengono a conoscere particolari - sicuramente fondamentali per l'inchiesta - del tipo «il presidente del Consiglio si rivolge a Patrizia spiegandole che si assenterà per fare una doccia e mettere un accappatoio»? Oppure «il presidente invita la donna ad aspettarlo nel letto grande»? O ancora una telefonata del giorno dopo in cui il presidente «si dice ironicamente sorpreso» di trovare la signorina «un po' rauca» perché «la notte precedente non ha sentito strilli»? Già: perché atti secretati e ascoltati soltanto dal pm finiscono trascritti non in carte giudiziarie ma su carta di giornale? E come mai dal Corriere della Sera, sempre ieri e sempre in prima pagina, si apprende il racconto pressoché integrale fatto l’altroieri mattina alle 8 agli uomini della Guardia di finanza barese da Barbara Montereale (rispettosamente citata dal Corriere senza cognome «perché si tratta di una testimone»), un interrogatorio «segretato per ordine del pubblico ministero»? La diga eretta da Scelsi fa un po' troppa acqua. Su Giampaolo Tarantini, il mediatore tra le ragazze e Berlusconi, sono in corso svariate indagini: dal 2003 (sei anni fa) è aperto un fascicolo su episodi di corruzione nella sanità pubblica, poi c'è una storia di coca che si intreccerebbe con altre forniture mediche forse prossima a un avviso di conclusione indagini, infine c'è l'inchiesta di Scelsi (ancora corruzione nella sanità) avviata oltre un anno fa da cui si è staccato il troncone sull'induzione alla prostituzione. Delle presunte tangenti non sapeva niente nessuno, a palazzo di giustizia si lavorava nel riserbo. Ma quando è apparso il nome Berlusconi, ecco che il muro di silenzio si è sbriciolato. Con lui funziona sempre allo stesso modo, non c'è sequestro di foto o sigillo di prove che tenga.I verbali secretati non vengono consegnati nemmeno ai legali. Avvocati, indagati, testimoni dovrebbero rispettare la consegna della riservatezza. Tuttavia, come informa Repubblica, «tre fonti diverse e indipendenti hanno avuto nel tempo accesso diretto all'ascolto delle registrazioni, o quantomeno ad alcuni dei loro passaggi salienti». C'è da augurarsi che dalle tre fonti sia escluso il legale di fiducia di Patrizia D'Addario, l'avvocato Maria Pia Vigilante, professionista molto nota a Bari come promotore del Comitato pari opportunità dell'Ordine degli avvocati e come presidente della onlus Giraffa (acronimo di «Gruppo indagine e resistenza alla follia femminile, ah!»), un'associazione in prima linea nella lotta allo sfruttamento della prostituzione. Il 7 aprile 2006 l'avvocato Vigilante e il giudice Scelsi (esponente di Magistratura democratica) furono i relatori di un incontro dei Lions sulla «tratta dei nuovi schiavi». Patrizia è così contenta dell'appoggio del suo legale da averlo consigliato anche all'amica Barbara. Ma la bellissima ragazza-immagine di Modugno ha preferito tenersi stretta i suoi.
domenica 21 giugno 2009
Da Bari a Repubblica
Bari, gli atti segreti della Procura finiscono subito su "Repubblica" di Stefano Filippi
Ufficialmente in ferie, il sostituto procuratore Giuseppe Scelsi continua a lavorare sull'inchiesta che lo ha catapultato in prima pagina. È un magistrato puntiglioso, il dottor Scelsi, e pure prudente. Il giorno in cui il Corriere della Sera ha fatto scoppiare il caso D'Addario, con le rivelazioni della escort barese sulle feste a casa di Silvio Berlusconi, si è premurato di far sapere che le prove prodotte dalla bionda (registrazioni e immagini ottenute da un telefonino Motorola V3) sono state sigillate in cassaforte. E i nastri sono stati ascoltati ma non sbobinati: a detta della Procura del capoluogo pugliese, non c'è una trascrizione di ciò che Patrizia avrebbe clandestinamente raccolto a Palazzo Grazioli. Giusto, sacrosanto, ineccepibile. Finalmente una toga che rispetta il segreto istruttorio e tratta un'indagine così scabrosa con il dovuto riserbo. Eppure ieri mattina, sulla prima pagina di Repubblica, compariva il seguente titolo: «Ecco le registrazioni di Patrizia». Il giornalista Carlo Bonini, non più in coppia fissa con il collega Giuseppe D'Avanzo, puntualizza che i nastri «sono secretati», che la magistratura «ha apposto i sigilli sugli originali e ha disposto che non ne venissero effettuate le trascrizioni». E allora com'è che il contenuto viene ugualmente sbattuto in copertina? Com'è che si vengono a conoscere particolari - sicuramente fondamentali per l'inchiesta - del tipo «il presidente del Consiglio si rivolge a Patrizia spiegandole che si assenterà per fare una doccia e mettere un accappatoio»? Oppure «il presidente invita la donna ad aspettarlo nel letto grande»? O ancora una telefonata del giorno dopo in cui il presidente «si dice ironicamente sorpreso» di trovare la signorina «un po' rauca» perché «la notte precedente non ha sentito strilli»? Già: perché atti secretati e ascoltati soltanto dal pm finiscono trascritti non in carte giudiziarie ma su carta di giornale? E come mai dal Corriere della Sera, sempre ieri e sempre in prima pagina, si apprende il racconto pressoché integrale fatto l’altroieri mattina alle 8 agli uomini della Guardia di finanza barese da Barbara Montereale (rispettosamente citata dal Corriere senza cognome «perché si tratta di una testimone»), un interrogatorio «segretato per ordine del pubblico ministero»? La diga eretta da Scelsi fa un po' troppa acqua. Su Giampaolo Tarantini, il mediatore tra le ragazze e Berlusconi, sono in corso svariate indagini: dal 2003 (sei anni fa) è aperto un fascicolo su episodi di corruzione nella sanità pubblica, poi c'è una storia di coca che si intreccerebbe con altre forniture mediche forse prossima a un avviso di conclusione indagini, infine c'è l'inchiesta di Scelsi (ancora corruzione nella sanità) avviata oltre un anno fa da cui si è staccato il troncone sull'induzione alla prostituzione. Delle presunte tangenti non sapeva niente nessuno, a palazzo di giustizia si lavorava nel riserbo. Ma quando è apparso il nome Berlusconi, ecco che il muro di silenzio si è sbriciolato. Con lui funziona sempre allo stesso modo, non c'è sequestro di foto o sigillo di prove che tenga.I verbali secretati non vengono consegnati nemmeno ai legali. Avvocati, indagati, testimoni dovrebbero rispettare la consegna della riservatezza. Tuttavia, come informa Repubblica, «tre fonti diverse e indipendenti hanno avuto nel tempo accesso diretto all'ascolto delle registrazioni, o quantomeno ad alcuni dei loro passaggi salienti». C'è da augurarsi che dalle tre fonti sia escluso il legale di fiducia di Patrizia D'Addario, l'avvocato Maria Pia Vigilante, professionista molto nota a Bari come promotore del Comitato pari opportunità dell'Ordine degli avvocati e come presidente della onlus Giraffa (acronimo di «Gruppo indagine e resistenza alla follia femminile, ah!»), un'associazione in prima linea nella lotta allo sfruttamento della prostituzione. Il 7 aprile 2006 l'avvocato Vigilante e il giudice Scelsi (esponente di Magistratura democratica) furono i relatori di un incontro dei Lions sulla «tratta dei nuovi schiavi». Patrizia è così contenta dell'appoggio del suo legale da averlo consigliato anche all'amica Barbara. Ma la bellissima ragazza-immagine di Modugno ha preferito tenersi stretta i suoi.
Ufficialmente in ferie, il sostituto procuratore Giuseppe Scelsi continua a lavorare sull'inchiesta che lo ha catapultato in prima pagina. È un magistrato puntiglioso, il dottor Scelsi, e pure prudente. Il giorno in cui il Corriere della Sera ha fatto scoppiare il caso D'Addario, con le rivelazioni della escort barese sulle feste a casa di Silvio Berlusconi, si è premurato di far sapere che le prove prodotte dalla bionda (registrazioni e immagini ottenute da un telefonino Motorola V3) sono state sigillate in cassaforte. E i nastri sono stati ascoltati ma non sbobinati: a detta della Procura del capoluogo pugliese, non c'è una trascrizione di ciò che Patrizia avrebbe clandestinamente raccolto a Palazzo Grazioli. Giusto, sacrosanto, ineccepibile. Finalmente una toga che rispetta il segreto istruttorio e tratta un'indagine così scabrosa con il dovuto riserbo. Eppure ieri mattina, sulla prima pagina di Repubblica, compariva il seguente titolo: «Ecco le registrazioni di Patrizia». Il giornalista Carlo Bonini, non più in coppia fissa con il collega Giuseppe D'Avanzo, puntualizza che i nastri «sono secretati», che la magistratura «ha apposto i sigilli sugli originali e ha disposto che non ne venissero effettuate le trascrizioni». E allora com'è che il contenuto viene ugualmente sbattuto in copertina? Com'è che si vengono a conoscere particolari - sicuramente fondamentali per l'inchiesta - del tipo «il presidente del Consiglio si rivolge a Patrizia spiegandole che si assenterà per fare una doccia e mettere un accappatoio»? Oppure «il presidente invita la donna ad aspettarlo nel letto grande»? O ancora una telefonata del giorno dopo in cui il presidente «si dice ironicamente sorpreso» di trovare la signorina «un po' rauca» perché «la notte precedente non ha sentito strilli»? Già: perché atti secretati e ascoltati soltanto dal pm finiscono trascritti non in carte giudiziarie ma su carta di giornale? E come mai dal Corriere della Sera, sempre ieri e sempre in prima pagina, si apprende il racconto pressoché integrale fatto l’altroieri mattina alle 8 agli uomini della Guardia di finanza barese da Barbara Montereale (rispettosamente citata dal Corriere senza cognome «perché si tratta di una testimone»), un interrogatorio «segretato per ordine del pubblico ministero»? La diga eretta da Scelsi fa un po' troppa acqua. Su Giampaolo Tarantini, il mediatore tra le ragazze e Berlusconi, sono in corso svariate indagini: dal 2003 (sei anni fa) è aperto un fascicolo su episodi di corruzione nella sanità pubblica, poi c'è una storia di coca che si intreccerebbe con altre forniture mediche forse prossima a un avviso di conclusione indagini, infine c'è l'inchiesta di Scelsi (ancora corruzione nella sanità) avviata oltre un anno fa da cui si è staccato il troncone sull'induzione alla prostituzione. Delle presunte tangenti non sapeva niente nessuno, a palazzo di giustizia si lavorava nel riserbo. Ma quando è apparso il nome Berlusconi, ecco che il muro di silenzio si è sbriciolato. Con lui funziona sempre allo stesso modo, non c'è sequestro di foto o sigillo di prove che tenga.I verbali secretati non vengono consegnati nemmeno ai legali. Avvocati, indagati, testimoni dovrebbero rispettare la consegna della riservatezza. Tuttavia, come informa Repubblica, «tre fonti diverse e indipendenti hanno avuto nel tempo accesso diretto all'ascolto delle registrazioni, o quantomeno ad alcuni dei loro passaggi salienti». C'è da augurarsi che dalle tre fonti sia escluso il legale di fiducia di Patrizia D'Addario, l'avvocato Maria Pia Vigilante, professionista molto nota a Bari come promotore del Comitato pari opportunità dell'Ordine degli avvocati e come presidente della onlus Giraffa (acronimo di «Gruppo indagine e resistenza alla follia femminile, ah!»), un'associazione in prima linea nella lotta allo sfruttamento della prostituzione. Il 7 aprile 2006 l'avvocato Vigilante e il giudice Scelsi (esponente di Magistratura democratica) furono i relatori di un incontro dei Lions sulla «tratta dei nuovi schiavi». Patrizia è così contenta dell'appoggio del suo legale da averlo consigliato anche all'amica Barbara. Ma la bellissima ragazza-immagine di Modugno ha preferito tenersi stretta i suoi.
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