martedì 23 giugno 2009

Minzolini

L'Idv lancia la battaglia per l'indipendenza dell'informazione sulla tv di Stato. «Minzolini? Licenziarlo per giusta causa». Di Pietro all'attacco del direttore del Tg1: «E' un gossiparo, l'Emilio Fede del servizio pubblico»

MILANO
- Augusto Minzolini, direttore del Tg1, per il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, è «un gossipparo», anzi «l'Emilio Fede del servizio pubblico» che toglie spazio alla politica e alle notizie in tv e per questo «andrebbe licenziato per giusta causa». Nell'edizione del telegiornale di lunedì sera proprio Minzolini era intervenuto in video per giustificare la decisione di non dare molto spazio alle vicende legate al caso Bari, l'inchiesta che chiama in causa un imprenditore pugliese e un giro di escort che avrebbero frequentato anche le residenze private del premier Silvio Berlusconi. Nel suo mini-editoriale Minzolini aveva parlato della mancanza di una notizia certa e spiegato di non volere assecondare quella che ritiene essere una linea di condotta scandalistica portata avanti da altri media.

INFORMAZIONE E INDIPENDENZA - In una conferenza stampa dedicata «all'assoluta mancanza di trasparenza e indipendenza dell'informazione pubblica», Di Pietro annuncia che il suo partito ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per presentargli il materiale che ha raccolto su questo tema e ricorda che l'Idv ha chiesto in Vigilanza l'audizione dei direttori dei Tg. Anzi Pancho Pardi, che ne fa parte, anticipa che mercoledì ci sarà l'ufficio di presidenza ma le audizioni sarebbero già state calendarizzate a partire da quella di Minzolini per la prossima settimana.

«MERCIMONIO A VIALE MAZZINI» - Di Pietro però va oltre e denuncia le nomine di Viale Mazzini che sono all'ordine del giorno del cda di mercoledì. L'Idv «ha rifiutato la spartizione - spiega - per gli incarichi che saranno assegnati domani alla Rai. Una spartizione e un mercimonio di posti su cui a questo punto deve intervenire la magistratura». Ma il dossier del suo partito riguarda soprattutto il Tg1 che «dopo la vittoria alle elezioni - dice ancora Di Pietro - è quasi del tutto oscurato con un tre per cento appena. Si vuole ridurre al silenzio una voce critica e del resto Minzolini con me ha il dente avvelenato. Tre volte ha fatto gossip, diffamazione, su di me ed è stato rinviato a giudizio. Una volta anche condannato in primo grado ma poi ha sempre ritirato le querele e si è fatto pagare il risarcimento dei danni dalla Mondadori. In un paese normale si dovrebbe licenziare per giusta causa».

CAPEZZONE - A Di Pietro replica Daniele Capezzone, portavoce del Popolo della libertà: «Il signor Di Pietro, in una pausa rispetto agli impegni e alle questioni del suo partito, trova il tempo per aggredire Augusto Minzolini. Si ha l'impressione che Di Pietro abbia nostalgia di quando era pm, e quasi viene il dubbio che, se potesse, chiederebbe l'arresto del direttore del Tg1. Ma non c'è da scherzare». E aggiunge: «Questi signori dell'Idv e del Pd sono abituati alle intimidazioni, agli attacchi violenti, alle aggressioni seriali. Sbagliano due volte, però: non solo perché Minzolini ha totalmente ragione, ma anche perché il direttore del Tg1 non ha alcun motivo di temere questi comportamenti minacciosi e arroganti. Si rassegnino: da qualche settimana, gli spettatori del Tg1 hanno a che fare con un'informazione corretta, non più piegata alle esigenze dello schieramento di centrosinistra».

Eh, vogliono licenziarlo... ma quanti prima di Monzolini andrebbero licenziati? Infondo le notizie che non ha dato in video Minzolini, sono su tutti i quotidiani seri di sinistra... La tv di stato fa schifo e per una volta che una persona prende una giusta decisione, meglio lasciare le cose come stanno.

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