Lo merita come alfiere orgoglioso e maledettamente snob di quell’Italia che tifa sempre contro e che vede sempre nero, quell’Italia (minoritaria e petulante) che ha scoperto solo lei il libro giusto, vede solo lei il film giusto, sta solo lei dalla parte giusta, legge solo lei il giornale giusto (cioé La Repubblica). È quell’Italia che mai guarda a Berlusconi con occhio critico ma sereno, capace di criticarne eccessi ed errori, ma pronta a riconoscerne meriti e risultati. È quell’Italia che guarda al Cavaliere con aria inutilmente schifata, quell’aria da sepolcri imbiancati che si nutre di rancori, pregiudizi, cattiverie. C’è un’altra Italia però. È quella di migliaia di donne ed uomini (con e senza divisa) che hanno lavorato con entusiasmo a questo G8, felici di contribuire ad un successo che fa onore alla nazione prima ancora che al suo capo del governo. È quell’Italia che ci piace, perché non si sente con la verità in tasca, perché pensa che una volta si può anche intervistare la D’Addario, dopo di che è bene cambiare spartito. Il G8 è andato bene ed è finito benissimo. Il Pd, La Repubblica e Di Pietro speravano nel disastro, incuranti dell’interesse nazionale. Gli è andata male, che più male non si può. Venga dunque Staffelli e certifichi la dèbacle. Mauro si prenda un tapiro, grande come il Colosseo. E sorrida, se è capace.
Roberto Arditti
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