lunedì 20 luglio 2009

Basiji

«Violentavo le vergini prima di portarle al patibolo»

Un membro della milizia iraniana dei Basiji, in un’intervista apparsa oggi sul quotidiano Jerusalem Post, ha raccontato di aver `sposato´ la notte prima delle esecuzioni giovani donne condannate a morte per aggirare in questo modo il divieto religioso islamico di portare al patibolo una vergine. La guardia, che nell’intervista telefonica al giornale ha chiesto di restare anonima, ha anche detto che molte delle brutalità commesse contro i manifestanti nei recenti disordini a Teheran sono state attuate da reclute di 14-15 anni fatte affluire nella capitale da villaggi dell’interno. Il Basiji ha detto di essere stato punito dai suoi superiori con un periodo di detenzione, per il «crimine» di aver permesso a due giovani manifestanti di 13 e 15 anni di sfuggire all’arresto durante una delle manifestazioni di protesta contro i risultati delle elezioni, che hanno assegnato la vittoria al presidente uscente, l’ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad. L’uomo ha rievocato il suo passato di guardia carceraria, compito nel quale, a suo dire, si era talmente distinto da meritarsi l’ «onore», all’età di 18 anni, di sposare temporaneamente delle giovani prima della loro esecuzione. «La notte prima dell’esecuzione - ha spiegato - si tiene un matrimonio: la giovane donna è costretta ad avere un rapporto sessuale con una guardia: in effetti è vittima di stupro da parte del `marito´». «Di ciò mi rammarico, anche se i matrimoni erano legali» ha detto la guardia. «La maggior parte delle ragazze avevano più paura della loro `notte matrimoniale´ che dell’esecuzione che le attendeva la mattina dopo. Poiché facevano sempre resistenza, dovevamo mettere un sonnifero nel loro cibo. La mattina dopo le ragazze avevano uno sguardo vuoto, come se fossero pronte o volessero morire». Continua la guardia: «Ricordo come piangevano e gridavano dopo (lo stupro). Non mi scorderò mai una giovane che dopo si era graffiata il volto e il collo con le sue unghia. Era piena di graffi profondi». Il regista iraniano Babak Payami presentò al festival di Venezia, nel 2003, un film che raccontava proprio la drammatica vicenda di una donna condannata a morte da un Consiglio degli anziani ma costretta a sposare il suo boia per rispettare il divieto di giustiziare una vergine. La pellicola, intitolata `Il silenzio fra due pensieri´, non è mai uscita in Iran.

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