giovedì 30 luglio 2009

Islam

Sudan. Arrestata perché portava i pantaloni: "Rinuncio all'immunità Onu"

Nonostante rischi 40 frustate per il "grave" oltraggio ai costumi pubblici sudanesi nell'aver indossato i pantaloni in pubblico, Loubna Ahmad al-Husseini, impiegata Onu e giornalista, ha deciso di rinunciare all'immunità diplomatica. La ragione? Vuole portare il suo caso all'attenzione internazionale. "È importante che la gente sappia quello che accade in questo Paese", ha aggiunto la donna chiedendo ai giornalisti di essere presenti quando si presenterà e sarà frustata. Il 3 luglio scorso la funzionaria internazionale è stata fermata in un ristorante dalla polizia di Khartoum insieme ad altre 13 donne perché indossava i pantaloni, considerati un indumento "indecente" nel Paese, nonostante fosse ampiamente coperta da uno scialle fino al bacino. Lubna, che collabora con una missione delle Nazioni Unite in Sudan, ha rinunciato all'immunità prevista per chi lavora per un'organizzazione internazionale e intende essere processata in quanto giornalista sudanese. La donna è famosa in patria per essere una firma del giornale di sinistra al-Sahafa. In un primo momento si riteneva che l'esecuzione della condanna, mediante 40 frustate, dovesse avvenire già oggi subito dopo un veloce processo, come già accaduto in passato. Per questo la giornalista aveva distribuito 500 inviti a suoi colleghi e agli operatori dei diritti umani nel Paese in occasione dell'udienza odierna per permettere a un vasto pubblico di assistere alla sua fustigazione. Invece, secondo quanto riferisce al-Jazeera, questa prima udienza è servita solo per comunicare ai giudici di Khartoum che la donna intende non avvalersi dell'immunità, in quanto intenzionata a lasciare l'incarico ricoperto all'Onu. Tutto quindi si deciderà il prossimo 4 agosto. Diversa è stata la sorte di 10 delle donne fermate con lei all'inizio del mese le quali hanno subito, dopo il fermo, 10 frustate ciascuna. Altre 3 (fra le quali la al-Hussein) sono state segnalate alla magistratura per essere processate. Nel frattempo, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si è detto "profondamente preoccupato" per il processo a Lubna Ahmed al-Hussein. Durante una conferenza stampa oggi al Palazzo di Vetro, il segretario generale ha sottolineato che l'Onu "prenderà tutti le azioni necessarie a proteggere il personale" e ha chiesto al governo del Sudan di "rispettare il diritto internazionale".

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