WASHINGTON - «Quando ho affrontato questa vicenda avrei dovuto scegliere meglio le parole da usare». Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a sorpresa scende in sala stampa alla Casa Bianca durante il briefing quotidiano per fare una sorta di autocritica. Quel suo avverbio, «stupidamente», con cui ha definito l'operato dell'agente (guarda il video) che ha arrestato il professore nero scambiandolo per un ladro, da giorni è al centro del dibattito nazionale. La sua marcia indietro giunge nel giorno in cui la Polizia di Boston gli ha chiesto di «scusarsi», definendo le sue critiche «sbagliate». Pur non pronunciando esplicitamente le parole «I'm sorry», Obama ha comunque osservato che l'intera vicenda ha dimostrato «quanto il fattore razziale» sia ancora «un aspetto problematico», un nervo scoperto, della società americana. «Ho chiamato l'agente e anche il professore. Credo - ha aggiunto Obama - che siano persone perbene che non hanno trovato il modo giusto di risolvere il problema». Per Obama, da questa vicenda, emerge la necessità di «aumentare la capacità di dialogo, di abbassare il livello dello scontro, e di ascoltare gli uni gli altri». Prima delle dichiarazioni a sorpresa del presidente, alla Casa Bianca la parola d'ordine era stata tagliare corto, evitando che il primo presidente nero degli Stati Uniti rimanesse invischiato in una polemica così violenta che i network Usa hanno già battezzato «la partita tra il poliziotto e il professore». Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, aveva chiarito questa posizione in modo inequivocabile, cercando nel briefing di oggi di placare i toni: «Il presidente - ha detto Gibbs - capisce bene quanto sia duro il lavoro delle forze di Polizia e ha un grande rispetto nei confronti delle donne e degli uomini che lavorano per il mantenimento della nostra sicurezza. Credo - ha aggiunto Gibbs - che si sarebbe rifiutato di rispondere a quella domanda se avesse immaginato tutto ciò che ne sarebbe derivato». Al di là del tentativo di Obama di «abbassare il volume» a livello politico nazionale, la vicenda prosegue sul piano locale e giudiziario: l'agente accusato di «stupidità», ha minacciato di querelare il professore che da giorni lo taccia di razzismo. In più, James Cromley ha riferito che il luminare, prima di essere arrestato, ha ripetutamente offeso lui e sua madre. Circostanza ovviamente negata dal diretto interessato. Ad ogni modo, come capita spesso negli Usa, esistono nastri registrati che, una volta pubblicati, potrebbero fare piena luce su questa vicenda.
venerdì 24 luglio 2009
Obama
Retromarcia sul professore nero arrestato. «Polizia stupida», Obama si scusa. Il presidente: «Dovevo usare meglio le parole»
WASHINGTON - «Quando ho affrontato questa vicenda avrei dovuto scegliere meglio le parole da usare». Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a sorpresa scende in sala stampa alla Casa Bianca durante il briefing quotidiano per fare una sorta di autocritica. Quel suo avverbio, «stupidamente», con cui ha definito l'operato dell'agente (guarda il video) che ha arrestato il professore nero scambiandolo per un ladro, da giorni è al centro del dibattito nazionale. La sua marcia indietro giunge nel giorno in cui la Polizia di Boston gli ha chiesto di «scusarsi», definendo le sue critiche «sbagliate». Pur non pronunciando esplicitamente le parole «I'm sorry», Obama ha comunque osservato che l'intera vicenda ha dimostrato «quanto il fattore razziale» sia ancora «un aspetto problematico», un nervo scoperto, della società americana. «Ho chiamato l'agente e anche il professore. Credo - ha aggiunto Obama - che siano persone perbene che non hanno trovato il modo giusto di risolvere il problema». Per Obama, da questa vicenda, emerge la necessità di «aumentare la capacità di dialogo, di abbassare il livello dello scontro, e di ascoltare gli uni gli altri». Prima delle dichiarazioni a sorpresa del presidente, alla Casa Bianca la parola d'ordine era stata tagliare corto, evitando che il primo presidente nero degli Stati Uniti rimanesse invischiato in una polemica così violenta che i network Usa hanno già battezzato «la partita tra il poliziotto e il professore». Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, aveva chiarito questa posizione in modo inequivocabile, cercando nel briefing di oggi di placare i toni: «Il presidente - ha detto Gibbs - capisce bene quanto sia duro il lavoro delle forze di Polizia e ha un grande rispetto nei confronti delle donne e degli uomini che lavorano per il mantenimento della nostra sicurezza. Credo - ha aggiunto Gibbs - che si sarebbe rifiutato di rispondere a quella domanda se avesse immaginato tutto ciò che ne sarebbe derivato». Al di là del tentativo di Obama di «abbassare il volume» a livello politico nazionale, la vicenda prosegue sul piano locale e giudiziario: l'agente accusato di «stupidità», ha minacciato di querelare il professore che da giorni lo taccia di razzismo. In più, James Cromley ha riferito che il luminare, prima di essere arrestato, ha ripetutamente offeso lui e sua madre. Circostanza ovviamente negata dal diretto interessato. Ad ogni modo, come capita spesso negli Usa, esistono nastri registrati che, una volta pubblicati, potrebbero fare piena luce su questa vicenda.
WASHINGTON - «Quando ho affrontato questa vicenda avrei dovuto scegliere meglio le parole da usare». Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a sorpresa scende in sala stampa alla Casa Bianca durante il briefing quotidiano per fare una sorta di autocritica. Quel suo avverbio, «stupidamente», con cui ha definito l'operato dell'agente (guarda il video) che ha arrestato il professore nero scambiandolo per un ladro, da giorni è al centro del dibattito nazionale. La sua marcia indietro giunge nel giorno in cui la Polizia di Boston gli ha chiesto di «scusarsi», definendo le sue critiche «sbagliate». Pur non pronunciando esplicitamente le parole «I'm sorry», Obama ha comunque osservato che l'intera vicenda ha dimostrato «quanto il fattore razziale» sia ancora «un aspetto problematico», un nervo scoperto, della società americana. «Ho chiamato l'agente e anche il professore. Credo - ha aggiunto Obama - che siano persone perbene che non hanno trovato il modo giusto di risolvere il problema». Per Obama, da questa vicenda, emerge la necessità di «aumentare la capacità di dialogo, di abbassare il livello dello scontro, e di ascoltare gli uni gli altri». Prima delle dichiarazioni a sorpresa del presidente, alla Casa Bianca la parola d'ordine era stata tagliare corto, evitando che il primo presidente nero degli Stati Uniti rimanesse invischiato in una polemica così violenta che i network Usa hanno già battezzato «la partita tra il poliziotto e il professore». Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, aveva chiarito questa posizione in modo inequivocabile, cercando nel briefing di oggi di placare i toni: «Il presidente - ha detto Gibbs - capisce bene quanto sia duro il lavoro delle forze di Polizia e ha un grande rispetto nei confronti delle donne e degli uomini che lavorano per il mantenimento della nostra sicurezza. Credo - ha aggiunto Gibbs - che si sarebbe rifiutato di rispondere a quella domanda se avesse immaginato tutto ciò che ne sarebbe derivato». Al di là del tentativo di Obama di «abbassare il volume» a livello politico nazionale, la vicenda prosegue sul piano locale e giudiziario: l'agente accusato di «stupidità», ha minacciato di querelare il professore che da giorni lo taccia di razzismo. In più, James Cromley ha riferito che il luminare, prima di essere arrestato, ha ripetutamente offeso lui e sua madre. Circostanza ovviamente negata dal diretto interessato. Ad ogni modo, come capita spesso negli Usa, esistono nastri registrati che, una volta pubblicati, potrebbero fare piena luce su questa vicenda.
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