mercoledì 15 luglio 2009

Omicidi

Gli assassini erano fuggiti in Romania

C’è voluto l’aiuto di una mamma detective e quasi un anno intero d’indagini serrate per giungere all’arresto dei tre romeni ritenuti responsabili del duplice omicidio commesso l’estate scorsa nel parco degli Acquedotti di via Lemonia, sull’Appia, in zona Capannelle. Un brutto giallo, sul quale finalmente è calato il sipario, e che ha visto gli uomini della Squadra Mobile più volte in difficoltà, vuoi per la mancanza d’indizi, vuoi per il contesto in cui è stato consumato il reato. Le vittime erano due senzatetto, un romeno di 20 anni e un polacco di mezza età. Dopo averli uccisi a bastonate i tre assassini sarebbero saliti a bordo di un pullman diretto in Romania nella speranza di far perdere le loro tracce. Era il 20 luglio del 2008. Decisiva per il successo dell’operazione, come detto, la collaborazione di una donna italiana che, in seguito al tentativo di stupro subito da parte della figlia minorenne nel novembre del 2007, proprio nel parco degli Acquedotti, aveva svolto delle indagini private, interrogando gli habitués del parco e non solo, fino a riuscire a individuare il colpevole della violenza, tale Gheorghe Chiriac, detto «Yo-yo», 29 anni, risultato essere in un secondo momento uno dei presunti autori dell’omicidio di via Lemonia. Al suo fianco avrebbero agito il fratello di 27 anni, Florin Chiriac, soprannominato «Bulica», e il cugino Mitica Chiriac di 36. Determinanti sono stati anche i racconti forniti dai frequentatori del parco degli Acquedotti, nonché le testimonianze rilasciate dai conducenti del pullman sul quale i tre si erano imbarcati in seguito all’omicidio di via Lemonia e dalle quali sarebbe emerso, tra le altre cose, che Corni era la loro città natale. Così, una volta messe assieme tutte le tessere del puzzle, gli investigatori sono finalmente riusciti a individuare i colpevoli, ponendo fine a un’indagine che era stata resa particolarmente complessa dal contesto di degrado sociale in cui era maturato il delitto, oltre che dal fatto che dei tre si conoscevano solamente i soprannomi: «Yo-yo» è stato preso in Romania, mentre suo cugino al momento dell’arresto si trovava in Spagna e ora è in attesa dell’estradizione. Il fratello, invece, è finito in manette lo scorso febbraio, nel corso delle indagini sullo stupro della Caffarella. Il movente del delitto, stando a quanto riferito dagli uomini della Squadra Mobile, coordinati da Vittorio Rizzi, sarebbe uno screzio avvenuto in passato all’interno di un carcere romeno. Da quanto è emerso, infatti, «Aluna», il clochard di 20 anni ucciso nel parco di via Lemonia l’altra estate, avrebbe conosciuto «Yo-yo» in prigione e lì lo avrebbe molestato sessualmente. Quella del 20 luglio scorso sarebbe stata, dunque, una sorta di spedizione punitiva, realizzata da «Yo-yo» con il fratello «Bulica» e il cugino Mitica. Il polacco di 50 anni, invece, è stato ammazzato perché intervenuto in difesa del giovane aggredito dalla banda.Oltre che dell’accusa di omicidio «Yo-yo» dovrà rispondere adesso anche del tentato stupro della ragazzina di 15 anni che, in quel lontano novembre del 2007, avrebbe palpeggiato e baciato. Non fosse stato per quel episodio, e per la tenacia della madre che nonostante tutto e tutti ha proseguito a dargli la caccia fino a stanarlo, forse lui e i suoi due complici oggi sarebbero ancora liberi.

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