sabato 25 luglio 2009

Omicidio

Germania, una riflessione dopo l'omicidio di Marwa Al - Sherbini di Nesrine Malik

Nesrine Malik è un’autrice e commentatrice di origine sudanese residente in Gran Bretagna. Molti parlano di islamofobia costantemente alimentata e legittimata in Europa. Per Nesrine Malik però "forse dovrebbero evitare di lanciare critiche quegli arabi e quei musulmani che non sono essi stessi esenti da colpe".“Martire del hijab”. Così gli egiziani ora chiamano Marwa al-Sherbini. La trentunenne donna egiziana, velata, moglie di uno studente post-laurea in Germania è stata accoltellata a morte – in tribunale – da un uomo tedesco identificato solo come Axel W. Costui era stato condannato per averla chiamata “terrorista” (fra le altre cose) mentre lei stava giocando con il suo bambino di tre anni in un parco. Il corpo di Marwa è stato sepolto al Cairo lunedì scorso alla presenza di migliaia di persone, alcune delle quali scandivano: “Non vi è altro dio che Dio, e i tedeschi sono nemici di Dio”. Questo caso ha fatto esplodere la rabbia nel mondo arabo, e in Egitto in particolare, per il fatto di essere stato poco riportato dai mezzi di informazione occidentali, e per la convinzione che questo attacco, descritto dalle autorità tedesche come un attacco isolato portato a termine da un “lupo solitario”, sia invece il culmine di un’islamofobia costantemente alimentata e legittimata in Europa. Il marito della vittima è stato anch’egli accoltellato mentre cercava di proteggerla, ed è stato poi ferito gravemente dai colpi sparati da un poliziotto che lo aveva scambiato per l’aggressore – un fatto che ha aumentato le connotazioni razziste dell’episodio. Blogger e commentatori si sono lanciati nel gioco del “cosa sarebbe accaduto se”, scambiando la razza e la nazionalità della vittima con quella dell’aggressore, per sottolineare come sarebbe stata differente in quel caso la reazione dei tedeschi (e degli europei in generale). L’assassinio del regista Theo van Gogh è stato anch’esso invocato come un esempio del diverso valore attribuito alle vite dei musulmani e dei non musulmani. L’indignazione ha suscitato inviti a rompere i rapporti con la Germania, e anche a dichiarare una “giornata mondiale del hijab” per onorare la memoria di Marwa. Il fatto che l’omicidio sia stato commesso da un neo-nazista in Germania contribuisce poco a stemperare la percezione che i musulmani siano il bersaglio di un odio razziale. In un articolo apparso sull’Huffington Post, Firas al-Atraqchi si è soffermato sulla “minaccia strisciante” dell’islamofobia in Europa, affermando che “dato il razzismo che molti musulmani subiscono in Europa, l’assassinio di una donna egiziana a causa del fatto che portava il velo non dovrebbe essere semplicemente liquidato come il gesto di un singolo uomo che molti ora definiscono psichicamente malato”. Il sito web IslamOnline si è spinto a chiedersi se l’uccisione di musulmane velate in Europa sia una “tendenza imminente”. Questo omicidio e le sue conseguenze sono senza dubbio preoccupanti. A tre giorni da questo evento, l’unica importante fonte mediatica occidentale che aveva dato notizia dell’incidente è stata l’Associated Press – lasciando che per il resto fossero i blogger egiziani a dare risonanza alla cosa. Alcuni crimini perpetrati da musulmani, ed il modo sensazionalistico in cui i media ne hanno parlato, hanno innegabilmente contribuito a una standardizzazione del linguaggio e della discussione, che può tradursi in incidenti a sfondo xenofobo in cui l’islamofobia può diventare veicolo del razzismo. Quando si preme il tasto del panico morale/economico/sociale, la gente cerca qualcuno a cui dare la colpa e, come ha osservato la European Muslim Union, “i musulmani sono visti a volte come una possibile opzione”. Tuttavia, da qui all’idea di una discriminazione globale, di tipo cospiratorio ed istituzionalizzato, contro i musulmani in Europa – un’idea che sta prendendo piede in alcuni paesi arabi suscitando inviti a rompere i rapporti diplomatici ed a boicottare i prodotti europei – il passo è grande. I musulmani (me compresa) sono soliti protestare sostenendo che non si dovrebbe permettere alle azioni di pochi estremisti di diffamare l’Islam ed i suoi fedeli nel loro complesso – ma è esattamente quello che i musulmani rischiano di fare a loro volta riguardo agli europei ed alle azioni di Axel W. L’amara ironia della violenza contro Marwa al-Sherbini è che l’aggressore si trovava in tribunale per appellarsi contro una multa di 750 euro che gli era stata comminata per aver insultato Marwa nel 2008. Le autorità si erano chiaramente mostrate non accondiscendenti riguardo all’incidente, ed è stato il precedente verdetto del tribunale che ha scatenato la collera dell’aggressore la scorsa settimana. Malgrado il hijab e la religione di Marwa, lei aveva avuto sufficienti diritti per intentare una causa contro Axel W e per ricevere un appoggio a livello ufficiale nella sua azione legale, ma tutto questo è passato in secondo piano in mezzo all’indignazione scoppiata nei paesi arabi. Tuttavia, forse dovrebbero evitare di lanciare critiche quegli arabi e quei musulmani che non sono essi stessi esenti da colpe. Il gioco del “cosa sarebbe accaduto se” può essere capovolto, come fa Khaled Diab quando si chiede: “se una donna occidentale o locale fosse aggredita o uccisa in un paese musulmano per non aver indossato il velo, il suo caso attirerebbe molta attenzione in Egitto o in altri paesi musulmani?”. Egli ricorda anche i pregiudizi contro i copti in Egitto e cita il caso di Maher al-Gohary, un convertito al cristianesimo a cui sono stati negati i documenti di identità da un tribunale egiziano, come esempio di discriminazione contro i convertiti al cristianesimo. Questa argomentazione legittima, tuttavia, non dovrebbe essere utilizzata per suggerire che i musulmani provengono da una civiltà arretrata e pertanto non meritano eguali diritti.Certamente, l’assassinio di Marwa è avvenuto sullo sfondo dei recenti commenti del presidente francese Sarkozy sul burka, e dell’ascesa dei gruppi di estrema destra alle ultime elezioni europee, che rafforzano ulteriormente la sensazione, da parte dei musulmani, di essere una minoranza sotto assedio. Il “martirio del hijab” subito da Marwa è divenuto un simbolo dei rischi che si corrono se ci si distingue come musulmani in Occidente, ed ha sollevato serie preoccupazioni. Tuttavia sembra che le autorità tedesche, malgrado il blackout dei media, stiano gestendo la questione con la dovuta attenzione. Spero che coloro che hanno espresso osservazioni infuocate in Egitto ed in altre parti del mondo arabo non soccombano a una collera che ci farebbe soltanto piombare in un circolo vizioso di ostilità.

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