venerdì 31 luglio 2009

Scosse

Scossa pugliese per Pd e alleati

È successo spesso in passato che gli investigatori, puntando sulle donne abbiano intrappolato uomini che si nascondevano alla giustizia: cherchez la femme. A Bari è accaduto l’esatto contrario. Indagando su alcuni appalti nella sanità che sarebbero stati concessi in cambio di mazzette, la Procura del capoluogo pugliese si è imbattuta in un giro di ragazze che sarebbero state portate, dietro compenso, in almeno un paio di residenze del presidente del Consiglio. Una robusta fornitura di intercettazioni telefoniche e registrazioni ambientali ha fatto girare i riflettori quasi esclusivamente su questo filone, diciamo «indotto», mettendo in ombra quello centrale dell’inchiesta. Che aveva messo fin da subito nel mirino i partiti di centrosinistra, che governano la Regione — presie­duta da Nichi Vendola — e alcune importanti città, Bari in testa. Ascol­tato dai magistrati che si occupano dell’inchiesta (peraltro le indagini sono in realtà ben quattro), lo stes­so Vendola si era detto «al di sopra di ogni sospetto» ma, intanto aveva azzerato la giunta regionale, ricosti­tuendola con alcune immissioni esterne al centrosinistra. Ieri i carabinieri hanno acquisito i bilanci nelle sedi regionali pugliesi di Pd, Socialisti, Prc, Sinistra e Liber­tà e Lista Emiliano (quest’ultima è espressione del sindaco di Bari). Gli accertamenti disposti dal magistra­to riguardano l’ipotesi di illecito fi­nanziamento pubblico ai partiti in ri­ferimento al periodo dal 2005 a og­gi, comprese le ultime elezioni al Co­mune di Bari. Ora, premesso che chi si dice ga­rantista dovrebbe ricordarsi di esser­lo sempre e comunque, c’è da chie­dersi se i pesanti attacchi di tutto il fronte dell’opposizione nei confron­ti del presidente del Consiglio e dei suoi comportamenti — sicuramen­te discutibili — non abbiano talvol­ta voluto coprire i timori per quello che l’inchiesta avrebbe potuto porta­re alla luce. Che il filone parallelo, quello delle ragazze, abbia scoper­chiato un mondo, esigendo l’atten­zione di magistrati e media, resta una circostanza oggi tanto più evi­dente. Ma è altrettanto chiaro che, ove mai le accuse dei magistrati ai partiti di centrosinistra dovessero ri­velarsi fondate, la storia delle ragaz­ze e delle loro serate a Palazzo Gra­zioli e a Villa Certosa diventerebbe un contrappeso inaccettabile anche per il più ardito degli antiberlusco­niani. Nessuna comparazione può fornire alibi a chicchessia. Aspettan­do le conclusioni dell’inchiesta è co­munque un bene evitare giudizi af­frettati. Lasciando ad Antonio Di Pie­tro — lo ha fatto immediatamente anche ieri — il consueto compito giustizialista di ricordare che «i cor­ruttori non hanno colore politico» e che «esiste un unico grande virus dell’illegalità e dell’interesse perso­nale». L’ennesima mazzata ai «colle­ghi» del Pd. Che d’altra parte, a pen­sarci bene, un po’ se la meritano: uniti ancora una volta solo dal collante dell'antiberlusconismo, hanno puntato tutto sugli attacchi ai comportamenti del presidente del Consiglio, senza riuscire però nel contempo ad accreditarsi come forza autorevole e morale. La mancanza di un progetto alternativo di governo, si accompagna a una battaglia per la leadership nel pd che lascia spesso francamente sconcertati. Senza parlare -a apropostio di morale - di quello che potrebbe venire fuori dal groviglio di indagini a Bari.

Antonio Macaluso

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