Ripetere un referendum fino a quando non darà il risultato desiderato, sarebbe anche agli occhi di un bambino una grottesca presa in giro dei diritti dei cittadini se non si trattasse di una delle numerose strategie adottate dai detentori del potere per instaurare nell’UE, insieme alla eliminazione degli Stati, il nuovo sistema di governo. Un sistema di governo che può, a buon diritto, chiamarsi “Dittatura Democratica”. Non possiamo fare a meno di constatare ancora una volta come questo ignobile sopruso avvenga, in Italia e nella maggioranza degli altri Stati, con la complicità del silenzio dei politici e dei mezzi d’informazione, sempre pronti a gridare contro le dittature d’Oriente. In Italia, poi, non abbiamo neanche uno straccetto di partito anti UE che possa far sentire la sua voce, partito che, seppur piccolo, esiste invece in tutte le nazioni costrette, obtorto collo, dai loro governanti a far parte dell’Unione. (Gli Italiani Liberi erano nati con questa intenzione e hanno fatto tutti gli sforzi possibili per riuscirci ma, con l’ostracismo dei politici e dei giornalisti e senza neanche il più piccolo aiuto finanziario, nessun partito può nascere in Italia). Tutti d’accordo, dunque, sulla morte della civiltà europea; quella civiltà che è stata fino a ieri il faro cui ha guardato il mondo intero. Questo significa, infatti, l’unificazione europea. Un progetto che di per sé comporta la fine delle Nazioni, delle Patrie, delle Lingue, e di conseguenza la fine della Libertà, del Diritto, della Giustizia. Non meravigliamoci perciò se è proprio con l’UE che viene imposta ai popoli una Costituzione (con il falso nome di Trattato di Lisbona) stabilita dai potenti a tavolino e che essi non conoscono e non hanno ratificato; e non meravigliamoci, di conseguenza, se è proprio con l’UE che i cittadini hanno perso, in base al mandato d’arresto europeo, un diritto fondamentale, in vigore fin dall’antica Roma: il diritto al “proprio giudice naturale”. Ma non soltanto questo. In realtà, proprio per il fatto che l’UE è stata costruita esclusivamente per volontà dei governanti e allo scopo di instaurare un Impero dittatoriale, i cittadini sono sottoposti, senza esserne consapevoli, ad una Tirannia che impone, con parole e concetti appositamente inventati, lo stravolgimento della logica e della razionalità, dei sentimenti e degli affetti, per giungere ad annullare l’identità dei popoli e dei singoli individui. L’obbligo del “politicamente corretto”; il divieto della ricerca storica su quanto avvenuto dall’epoca del nazismo e del fascismo in poi; la pena del carcere per i dissenzienti; la pena del carcere – barbarie assolutamente inedita in Europa – anche per i loro avvocati difensori nei processi; l’imposizione a ritenere buono e giusto quello che stabiliscono i politici anche quando è contrario alla natura e alla ragione, sono soltanto alcuni esempi del sistema instaurato per condurci alla omologazione mondiale. Come è successo molte volte, però, nella lunghissima storia dell’Europa, una sola battaglia può segnare la vittoria o la sconfitta finale. Il nostro destino in questo momento è nelle mani degli Irlandesi. Si tratta di un momento determinante. Un “Sì” costituirebbe, almeno per ora, la fine di ogni speranza di possibile libertà. Ma un “No” sarebbe il No che i 170 milioni di europei avrebbero voluto gridare quando si sono astenuti dal votare alle ultime elezioni per il Parlamento europeo. E anche se siamo certi che i governanti troverebbero il modo di scavalcare il risultato del referendum se fosse loro contrario, questa truffa rimarrebbe, non soltanto come la prova evidente agli occhi di tutti del disprezzo dell’Europa per la democrazia, ma soprattutto come il possibile appiglio in futuro per smascherarli e combatterli.
mercoledì 22 luglio 2009
Unione europea
Gli Irlandesi noi e l'Europa di Ida Magli
Ripetere un referendum fino a quando non darà il risultato desiderato, sarebbe anche agli occhi di un bambino una grottesca presa in giro dei diritti dei cittadini se non si trattasse di una delle numerose strategie adottate dai detentori del potere per instaurare nell’UE, insieme alla eliminazione degli Stati, il nuovo sistema di governo. Un sistema di governo che può, a buon diritto, chiamarsi “Dittatura Democratica”. Non possiamo fare a meno di constatare ancora una volta come questo ignobile sopruso avvenga, in Italia e nella maggioranza degli altri Stati, con la complicità del silenzio dei politici e dei mezzi d’informazione, sempre pronti a gridare contro le dittature d’Oriente. In Italia, poi, non abbiamo neanche uno straccetto di partito anti UE che possa far sentire la sua voce, partito che, seppur piccolo, esiste invece in tutte le nazioni costrette, obtorto collo, dai loro governanti a far parte dell’Unione. (Gli Italiani Liberi erano nati con questa intenzione e hanno fatto tutti gli sforzi possibili per riuscirci ma, con l’ostracismo dei politici e dei giornalisti e senza neanche il più piccolo aiuto finanziario, nessun partito può nascere in Italia). Tutti d’accordo, dunque, sulla morte della civiltà europea; quella civiltà che è stata fino a ieri il faro cui ha guardato il mondo intero. Questo significa, infatti, l’unificazione europea. Un progetto che di per sé comporta la fine delle Nazioni, delle Patrie, delle Lingue, e di conseguenza la fine della Libertà, del Diritto, della Giustizia. Non meravigliamoci perciò se è proprio con l’UE che viene imposta ai popoli una Costituzione (con il falso nome di Trattato di Lisbona) stabilita dai potenti a tavolino e che essi non conoscono e non hanno ratificato; e non meravigliamoci, di conseguenza, se è proprio con l’UE che i cittadini hanno perso, in base al mandato d’arresto europeo, un diritto fondamentale, in vigore fin dall’antica Roma: il diritto al “proprio giudice naturale”. Ma non soltanto questo. In realtà, proprio per il fatto che l’UE è stata costruita esclusivamente per volontà dei governanti e allo scopo di instaurare un Impero dittatoriale, i cittadini sono sottoposti, senza esserne consapevoli, ad una Tirannia che impone, con parole e concetti appositamente inventati, lo stravolgimento della logica e della razionalità, dei sentimenti e degli affetti, per giungere ad annullare l’identità dei popoli e dei singoli individui. L’obbligo del “politicamente corretto”; il divieto della ricerca storica su quanto avvenuto dall’epoca del nazismo e del fascismo in poi; la pena del carcere per i dissenzienti; la pena del carcere – barbarie assolutamente inedita in Europa – anche per i loro avvocati difensori nei processi; l’imposizione a ritenere buono e giusto quello che stabiliscono i politici anche quando è contrario alla natura e alla ragione, sono soltanto alcuni esempi del sistema instaurato per condurci alla omologazione mondiale. Come è successo molte volte, però, nella lunghissima storia dell’Europa, una sola battaglia può segnare la vittoria o la sconfitta finale. Il nostro destino in questo momento è nelle mani degli Irlandesi. Si tratta di un momento determinante. Un “Sì” costituirebbe, almeno per ora, la fine di ogni speranza di possibile libertà. Ma un “No” sarebbe il No che i 170 milioni di europei avrebbero voluto gridare quando si sono astenuti dal votare alle ultime elezioni per il Parlamento europeo. E anche se siamo certi che i governanti troverebbero il modo di scavalcare il risultato del referendum se fosse loro contrario, questa truffa rimarrebbe, non soltanto come la prova evidente agli occhi di tutti del disprezzo dell’Europa per la democrazia, ma soprattutto come il possibile appiglio in futuro per smascherarli e combatterli.
Ripetere un referendum fino a quando non darà il risultato desiderato, sarebbe anche agli occhi di un bambino una grottesca presa in giro dei diritti dei cittadini se non si trattasse di una delle numerose strategie adottate dai detentori del potere per instaurare nell’UE, insieme alla eliminazione degli Stati, il nuovo sistema di governo. Un sistema di governo che può, a buon diritto, chiamarsi “Dittatura Democratica”. Non possiamo fare a meno di constatare ancora una volta come questo ignobile sopruso avvenga, in Italia e nella maggioranza degli altri Stati, con la complicità del silenzio dei politici e dei mezzi d’informazione, sempre pronti a gridare contro le dittature d’Oriente. In Italia, poi, non abbiamo neanche uno straccetto di partito anti UE che possa far sentire la sua voce, partito che, seppur piccolo, esiste invece in tutte le nazioni costrette, obtorto collo, dai loro governanti a far parte dell’Unione. (Gli Italiani Liberi erano nati con questa intenzione e hanno fatto tutti gli sforzi possibili per riuscirci ma, con l’ostracismo dei politici e dei giornalisti e senza neanche il più piccolo aiuto finanziario, nessun partito può nascere in Italia). Tutti d’accordo, dunque, sulla morte della civiltà europea; quella civiltà che è stata fino a ieri il faro cui ha guardato il mondo intero. Questo significa, infatti, l’unificazione europea. Un progetto che di per sé comporta la fine delle Nazioni, delle Patrie, delle Lingue, e di conseguenza la fine della Libertà, del Diritto, della Giustizia. Non meravigliamoci perciò se è proprio con l’UE che viene imposta ai popoli una Costituzione (con il falso nome di Trattato di Lisbona) stabilita dai potenti a tavolino e che essi non conoscono e non hanno ratificato; e non meravigliamoci, di conseguenza, se è proprio con l’UE che i cittadini hanno perso, in base al mandato d’arresto europeo, un diritto fondamentale, in vigore fin dall’antica Roma: il diritto al “proprio giudice naturale”. Ma non soltanto questo. In realtà, proprio per il fatto che l’UE è stata costruita esclusivamente per volontà dei governanti e allo scopo di instaurare un Impero dittatoriale, i cittadini sono sottoposti, senza esserne consapevoli, ad una Tirannia che impone, con parole e concetti appositamente inventati, lo stravolgimento della logica e della razionalità, dei sentimenti e degli affetti, per giungere ad annullare l’identità dei popoli e dei singoli individui. L’obbligo del “politicamente corretto”; il divieto della ricerca storica su quanto avvenuto dall’epoca del nazismo e del fascismo in poi; la pena del carcere per i dissenzienti; la pena del carcere – barbarie assolutamente inedita in Europa – anche per i loro avvocati difensori nei processi; l’imposizione a ritenere buono e giusto quello che stabiliscono i politici anche quando è contrario alla natura e alla ragione, sono soltanto alcuni esempi del sistema instaurato per condurci alla omologazione mondiale. Come è successo molte volte, però, nella lunghissima storia dell’Europa, una sola battaglia può segnare la vittoria o la sconfitta finale. Il nostro destino in questo momento è nelle mani degli Irlandesi. Si tratta di un momento determinante. Un “Sì” costituirebbe, almeno per ora, la fine di ogni speranza di possibile libertà. Ma un “No” sarebbe il No che i 170 milioni di europei avrebbero voluto gridare quando si sono astenuti dal votare alle ultime elezioni per il Parlamento europeo. E anche se siamo certi che i governanti troverebbero il modo di scavalcare il risultato del referendum se fosse loro contrario, questa truffa rimarrebbe, non soltanto come la prova evidente agli occhi di tutti del disprezzo dell’Europa per la democrazia, ma soprattutto come il possibile appiglio in futuro per smascherarli e combatterli.
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