Milano - Il racket delle nozze truffaldine prospera all’ombra della Madonnina. Sono 496 i finti matrimoni celebrati in un anno nel Comune di Milano, di cui 94 scoperti dai vigili e 402 dalla polizia di Stato. Uno specchio di quello che succede in tutta Italia, amplificato dai grandi numeri che il fenomeno assume nella metropoli lombarda: basti pensare che in provincia di Milano vive il 12,5% dei clandestini presenti nella Penisola e che il 57% degli stranieri dell’intera provincia è concentrato in città. E quello che si è sviluppato è un vero e proprio affare milionario, dal momento che per ciascuna di queste nozze fasulle un extracomunitario paga non meno di 10mila euro. Una realtà nascosta con un indotto da circa 5 milioni di euro che stenta a venire alla luce, anche se i dati forniti dalle forze dell’ordine parlano chiaro: un matrimonio misto su due (a Milano in tutto 894 in un anno) è combinato. E non sempre per smascherare i finti innamorati occorrono lunghe indagini. In molti casi, è sufficiente rendersi conto che i due non solo non si conoscono e magari si vedono per la prima volta durante la cerimonia, ma addirittura non si capiscono perché parlano lingue diverse. È il metodo usato dai vigili per scoprirli, spesso intervenendo su segnalazione dei consiglieri comunali che celebrano le nozze civili. Mentre come rivela Giuseppe De Angelis, dirigente dell’ufficio Immigrazione della questura di Milano, «la polizia opera in modo diverso, verificando se dopo il matrimonio i coniugi della coppia mista convivano davvero, annullando in media il 40/50% di queste nozze». Nel racket dei finti matrimoni spiccano le nozze tra donne romene, presumibilmente rom, e uomini nordafricani, soprattutto egiziani. Una strana coppia, verrebbe da dire, se non fosse che l’amore non conosce confini. Fatto sta che nel 2008 a Milano su 107 richieste di matrimonio tra romene e nordafricani, 61 sono state bloccate dai vigili, mentre 46 sono andate a buon fine. Una percentuale di finti matrimoni pari al 57% che avvalora il sospetto che sotto ci sia qualche traffico. Anche perché dal 2007 la Romania è entrata nell’Ue e dunque sposare una donna rom è il metodo più semplice per acquisire la cittadinanza comunitaria e poter girare per tutta l’Europa. Tanto che se tra 2000 e 2006 le nozze celebrate a Milano tra romene e nordafricani sono state due in tutto, nel 2007 sono diventate otto e nel 2008 addirittura 46. Mentre tra le altre nazionalità ai vertici della classifica spiccano i matrimoni tra gli uomini marocchini e le donne italiane e tra gli uomini italiani e le donne ucraine. A spiegare come nasca il fenomeno è il vicesindaco, Riccardo De Corato, per il quale «a Milano operano organizzazioni criminali che offrono a chi vuole arrivare in Italia un pacchetto «tutto compreso» che include il viaggio, l’appartamento affittato in nero e il matrimonio per regolarizzare la propria posizione. Questo sistema truffaldino è in espansione ed è destinato a ingigantirsi nei prossimi mesi per aggirare i vincoli più severi posti dal decreto sicurezza. Occorre dunque affidare ai responsabili delle anagrafi comunali maggiori poteri di indagine». Ad avvalorare questa analisi è anche il comando provinciale dei carabinieri, che sottolinea come «dietro a ogni finto matrimonio ci sono sempre molti fiancheggiatori e almeno quattro o cinque intermediari che mettono in contatto la donna clandestina con l’uomo italiano, proponendo a quest’ultimo una somma di denaro».
lunedì 27 luglio 2009
Matrimoni fasulli
Matrimoni di comodo: ogni due nozze miste una unione è fasulla di Pietro Vernizzi
Milano - Il racket delle nozze truffaldine prospera all’ombra della Madonnina. Sono 496 i finti matrimoni celebrati in un anno nel Comune di Milano, di cui 94 scoperti dai vigili e 402 dalla polizia di Stato. Uno specchio di quello che succede in tutta Italia, amplificato dai grandi numeri che il fenomeno assume nella metropoli lombarda: basti pensare che in provincia di Milano vive il 12,5% dei clandestini presenti nella Penisola e che il 57% degli stranieri dell’intera provincia è concentrato in città. E quello che si è sviluppato è un vero e proprio affare milionario, dal momento che per ciascuna di queste nozze fasulle un extracomunitario paga non meno di 10mila euro. Una realtà nascosta con un indotto da circa 5 milioni di euro che stenta a venire alla luce, anche se i dati forniti dalle forze dell’ordine parlano chiaro: un matrimonio misto su due (a Milano in tutto 894 in un anno) è combinato. E non sempre per smascherare i finti innamorati occorrono lunghe indagini. In molti casi, è sufficiente rendersi conto che i due non solo non si conoscono e magari si vedono per la prima volta durante la cerimonia, ma addirittura non si capiscono perché parlano lingue diverse. È il metodo usato dai vigili per scoprirli, spesso intervenendo su segnalazione dei consiglieri comunali che celebrano le nozze civili. Mentre come rivela Giuseppe De Angelis, dirigente dell’ufficio Immigrazione della questura di Milano, «la polizia opera in modo diverso, verificando se dopo il matrimonio i coniugi della coppia mista convivano davvero, annullando in media il 40/50% di queste nozze». Nel racket dei finti matrimoni spiccano le nozze tra donne romene, presumibilmente rom, e uomini nordafricani, soprattutto egiziani. Una strana coppia, verrebbe da dire, se non fosse che l’amore non conosce confini. Fatto sta che nel 2008 a Milano su 107 richieste di matrimonio tra romene e nordafricani, 61 sono state bloccate dai vigili, mentre 46 sono andate a buon fine. Una percentuale di finti matrimoni pari al 57% che avvalora il sospetto che sotto ci sia qualche traffico. Anche perché dal 2007 la Romania è entrata nell’Ue e dunque sposare una donna rom è il metodo più semplice per acquisire la cittadinanza comunitaria e poter girare per tutta l’Europa. Tanto che se tra 2000 e 2006 le nozze celebrate a Milano tra romene e nordafricani sono state due in tutto, nel 2007 sono diventate otto e nel 2008 addirittura 46. Mentre tra le altre nazionalità ai vertici della classifica spiccano i matrimoni tra gli uomini marocchini e le donne italiane e tra gli uomini italiani e le donne ucraine. A spiegare come nasca il fenomeno è il vicesindaco, Riccardo De Corato, per il quale «a Milano operano organizzazioni criminali che offrono a chi vuole arrivare in Italia un pacchetto «tutto compreso» che include il viaggio, l’appartamento affittato in nero e il matrimonio per regolarizzare la propria posizione. Questo sistema truffaldino è in espansione ed è destinato a ingigantirsi nei prossimi mesi per aggirare i vincoli più severi posti dal decreto sicurezza. Occorre dunque affidare ai responsabili delle anagrafi comunali maggiori poteri di indagine». Ad avvalorare questa analisi è anche il comando provinciale dei carabinieri, che sottolinea come «dietro a ogni finto matrimonio ci sono sempre molti fiancheggiatori e almeno quattro o cinque intermediari che mettono in contatto la donna clandestina con l’uomo italiano, proponendo a quest’ultimo una somma di denaro».
Milano - Il racket delle nozze truffaldine prospera all’ombra della Madonnina. Sono 496 i finti matrimoni celebrati in un anno nel Comune di Milano, di cui 94 scoperti dai vigili e 402 dalla polizia di Stato. Uno specchio di quello che succede in tutta Italia, amplificato dai grandi numeri che il fenomeno assume nella metropoli lombarda: basti pensare che in provincia di Milano vive il 12,5% dei clandestini presenti nella Penisola e che il 57% degli stranieri dell’intera provincia è concentrato in città. E quello che si è sviluppato è un vero e proprio affare milionario, dal momento che per ciascuna di queste nozze fasulle un extracomunitario paga non meno di 10mila euro. Una realtà nascosta con un indotto da circa 5 milioni di euro che stenta a venire alla luce, anche se i dati forniti dalle forze dell’ordine parlano chiaro: un matrimonio misto su due (a Milano in tutto 894 in un anno) è combinato. E non sempre per smascherare i finti innamorati occorrono lunghe indagini. In molti casi, è sufficiente rendersi conto che i due non solo non si conoscono e magari si vedono per la prima volta durante la cerimonia, ma addirittura non si capiscono perché parlano lingue diverse. È il metodo usato dai vigili per scoprirli, spesso intervenendo su segnalazione dei consiglieri comunali che celebrano le nozze civili. Mentre come rivela Giuseppe De Angelis, dirigente dell’ufficio Immigrazione della questura di Milano, «la polizia opera in modo diverso, verificando se dopo il matrimonio i coniugi della coppia mista convivano davvero, annullando in media il 40/50% di queste nozze». Nel racket dei finti matrimoni spiccano le nozze tra donne romene, presumibilmente rom, e uomini nordafricani, soprattutto egiziani. Una strana coppia, verrebbe da dire, se non fosse che l’amore non conosce confini. Fatto sta che nel 2008 a Milano su 107 richieste di matrimonio tra romene e nordafricani, 61 sono state bloccate dai vigili, mentre 46 sono andate a buon fine. Una percentuale di finti matrimoni pari al 57% che avvalora il sospetto che sotto ci sia qualche traffico. Anche perché dal 2007 la Romania è entrata nell’Ue e dunque sposare una donna rom è il metodo più semplice per acquisire la cittadinanza comunitaria e poter girare per tutta l’Europa. Tanto che se tra 2000 e 2006 le nozze celebrate a Milano tra romene e nordafricani sono state due in tutto, nel 2007 sono diventate otto e nel 2008 addirittura 46. Mentre tra le altre nazionalità ai vertici della classifica spiccano i matrimoni tra gli uomini marocchini e le donne italiane e tra gli uomini italiani e le donne ucraine. A spiegare come nasca il fenomeno è il vicesindaco, Riccardo De Corato, per il quale «a Milano operano organizzazioni criminali che offrono a chi vuole arrivare in Italia un pacchetto «tutto compreso» che include il viaggio, l’appartamento affittato in nero e il matrimonio per regolarizzare la propria posizione. Questo sistema truffaldino è in espansione ed è destinato a ingigantirsi nei prossimi mesi per aggirare i vincoli più severi posti dal decreto sicurezza. Occorre dunque affidare ai responsabili delle anagrafi comunali maggiori poteri di indagine». Ad avvalorare questa analisi è anche il comando provinciale dei carabinieri, che sottolinea come «dietro a ogni finto matrimonio ci sono sempre molti fiancheggiatori e almeno quattro o cinque intermediari che mettono in contatto la donna clandestina con l’uomo italiano, proponendo a quest’ultimo una somma di denaro».
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