ROMA - "L'impianto accusatorio regge, e non c'è nessun terzo uomo". E' quanto precisa un comunicato del procuratore di Roma e del questore in merito alle indagini sullo stupro della Caffarella avvenuto il 14 febbraio scorso, ai danni di una ragazzina di 14 anni. Il comunicato arriva dopo le polemiche provocate dalla notizia che il test del Dna sui due arrestati non corrisponde con quello rinvenuto sul luogo della violenza e sulle vittime e sul coinvolgimento (negato dalla procura), sulla presenza di un terzo uomo. "L'impianto accusatorio originale non cambia di una virgola - ha affermato il questore di Roma, Giuseppe Caruso - Lo posso dire d'intesa con il procuratore capo, il sostituto procuratore Barba e il capo della mobile. Da quanto abbiamo inteso nell'incontro che si è tenuto questo pomeriggio, la procura non farà non un passo indietro, ma nemmeno un centimetro indietro quando lunedì si terrà il riesame". "Siamo stati noi a richiedere il Dna - ha sottolineato il questore - perché noi per primi vogliamo trasparenza e siamo stati noi a prelevare la saliva al più giovane dei due rumeni fermati subito dopo la sua confessione - ha continuato - Pur ammettendo che il Dna è la prova regina crediamo ancora nella bontà di tutto l'apparato accusatorio". La Procura ha negato che gli investigatori siano sulle tracce di una persona diversa da Karol Racz, uno dei due romeni in carcere. Racz, va ricordato, è stato identificato solo sulla base della confessione fatta, e poi ritrattata, da Alexandru Isztoika Loyos, il "biondino" riconosciuto dalla stessa parte lesa dopo una ricognizione fotografica. Attualmente, dunque, si sta valutando il quadro probatorio che ha portato in carcere i due romeni. A partire da ulteriori riscontri sul dna dopo che i primi risultati hanno dato riscontro negativi. Nei prossimi giorni gli inquirenti ascolteranno nuovamente i due fidanzatini che, come avevano detto agli inquirenti, avrebbero riconosciuto gli aggressori. Temi che sono stati discussi in un incontro, durato circa 30 minuti, tra il procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara e il questore della Capitale, Giuseppe Caruso. "Mi auguro che la magistratura e gli inquirenti lavorino il meglio possibile. Non dobbiamo fare giustizia sommaria ma trovare i responsabili, quelli poi devono pagare fino in fondo - commenta il sindaco di Roma, Gianni ALemanno - Bisogna consegnare alla giustizia i colpevoli e non gli innocenti, poi quei colpevoli non devono essere scarcerati". "Sobrietà e pacatezza rimangono sempre virtù da non smarrire. Non si fa giustizia 'sbattendo il mostro in prima pagina'" commenta la parlamentare del Pd, Livia Turco. Mentre il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, punta il dito contro "la logica razzista del capro espiatorio".
mercoledì 4 marzo 2009
Caos
Comunicato di Procura e questura dopo le polemiche sulla prova del Dna che non combacia con i due romeni arrestati per la violenza del 14 febbraio. Stupro Caffarella, "L'accusa regge"La questura nega il terzo uomo
ROMA - "L'impianto accusatorio regge, e non c'è nessun terzo uomo". E' quanto precisa un comunicato del procuratore di Roma e del questore in merito alle indagini sullo stupro della Caffarella avvenuto il 14 febbraio scorso, ai danni di una ragazzina di 14 anni. Il comunicato arriva dopo le polemiche provocate dalla notizia che il test del Dna sui due arrestati non corrisponde con quello rinvenuto sul luogo della violenza e sulle vittime e sul coinvolgimento (negato dalla procura), sulla presenza di un terzo uomo. "L'impianto accusatorio originale non cambia di una virgola - ha affermato il questore di Roma, Giuseppe Caruso - Lo posso dire d'intesa con il procuratore capo, il sostituto procuratore Barba e il capo della mobile. Da quanto abbiamo inteso nell'incontro che si è tenuto questo pomeriggio, la procura non farà non un passo indietro, ma nemmeno un centimetro indietro quando lunedì si terrà il riesame". "Siamo stati noi a richiedere il Dna - ha sottolineato il questore - perché noi per primi vogliamo trasparenza e siamo stati noi a prelevare la saliva al più giovane dei due rumeni fermati subito dopo la sua confessione - ha continuato - Pur ammettendo che il Dna è la prova regina crediamo ancora nella bontà di tutto l'apparato accusatorio". La Procura ha negato che gli investigatori siano sulle tracce di una persona diversa da Karol Racz, uno dei due romeni in carcere. Racz, va ricordato, è stato identificato solo sulla base della confessione fatta, e poi ritrattata, da Alexandru Isztoika Loyos, il "biondino" riconosciuto dalla stessa parte lesa dopo una ricognizione fotografica. Attualmente, dunque, si sta valutando il quadro probatorio che ha portato in carcere i due romeni. A partire da ulteriori riscontri sul dna dopo che i primi risultati hanno dato riscontro negativi. Nei prossimi giorni gli inquirenti ascolteranno nuovamente i due fidanzatini che, come avevano detto agli inquirenti, avrebbero riconosciuto gli aggressori. Temi che sono stati discussi in un incontro, durato circa 30 minuti, tra il procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara e il questore della Capitale, Giuseppe Caruso. "Mi auguro che la magistratura e gli inquirenti lavorino il meglio possibile. Non dobbiamo fare giustizia sommaria ma trovare i responsabili, quelli poi devono pagare fino in fondo - commenta il sindaco di Roma, Gianni ALemanno - Bisogna consegnare alla giustizia i colpevoli e non gli innocenti, poi quei colpevoli non devono essere scarcerati". "Sobrietà e pacatezza rimangono sempre virtù da non smarrire. Non si fa giustizia 'sbattendo il mostro in prima pagina'" commenta la parlamentare del Pd, Livia Turco. Mentre il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, punta il dito contro "la logica razzista del capro espiatorio".
ROMA - "L'impianto accusatorio regge, e non c'è nessun terzo uomo". E' quanto precisa un comunicato del procuratore di Roma e del questore in merito alle indagini sullo stupro della Caffarella avvenuto il 14 febbraio scorso, ai danni di una ragazzina di 14 anni. Il comunicato arriva dopo le polemiche provocate dalla notizia che il test del Dna sui due arrestati non corrisponde con quello rinvenuto sul luogo della violenza e sulle vittime e sul coinvolgimento (negato dalla procura), sulla presenza di un terzo uomo. "L'impianto accusatorio originale non cambia di una virgola - ha affermato il questore di Roma, Giuseppe Caruso - Lo posso dire d'intesa con il procuratore capo, il sostituto procuratore Barba e il capo della mobile. Da quanto abbiamo inteso nell'incontro che si è tenuto questo pomeriggio, la procura non farà non un passo indietro, ma nemmeno un centimetro indietro quando lunedì si terrà il riesame". "Siamo stati noi a richiedere il Dna - ha sottolineato il questore - perché noi per primi vogliamo trasparenza e siamo stati noi a prelevare la saliva al più giovane dei due rumeni fermati subito dopo la sua confessione - ha continuato - Pur ammettendo che il Dna è la prova regina crediamo ancora nella bontà di tutto l'apparato accusatorio". La Procura ha negato che gli investigatori siano sulle tracce di una persona diversa da Karol Racz, uno dei due romeni in carcere. Racz, va ricordato, è stato identificato solo sulla base della confessione fatta, e poi ritrattata, da Alexandru Isztoika Loyos, il "biondino" riconosciuto dalla stessa parte lesa dopo una ricognizione fotografica. Attualmente, dunque, si sta valutando il quadro probatorio che ha portato in carcere i due romeni. A partire da ulteriori riscontri sul dna dopo che i primi risultati hanno dato riscontro negativi. Nei prossimi giorni gli inquirenti ascolteranno nuovamente i due fidanzatini che, come avevano detto agli inquirenti, avrebbero riconosciuto gli aggressori. Temi che sono stati discussi in un incontro, durato circa 30 minuti, tra il procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara e il questore della Capitale, Giuseppe Caruso. "Mi auguro che la magistratura e gli inquirenti lavorino il meglio possibile. Non dobbiamo fare giustizia sommaria ma trovare i responsabili, quelli poi devono pagare fino in fondo - commenta il sindaco di Roma, Gianni ALemanno - Bisogna consegnare alla giustizia i colpevoli e non gli innocenti, poi quei colpevoli non devono essere scarcerati". "Sobrietà e pacatezza rimangono sempre virtù da non smarrire. Non si fa giustizia 'sbattendo il mostro in prima pagina'" commenta la parlamentare del Pd, Livia Turco. Mentre il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, punta il dito contro "la logica razzista del capro espiatorio".
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4 commenti:
Ferrero è il solito idiota, Alemanno il solito vigliacco che teme di passare da razzista... il discorso è semplice.
Il DNA lo incastra, quindi il romeno è uno stupratore e deve beccarsi L'ERGASTOLO (anche se personalmente, in casi come quelli contro una 14enne e costringendo il suo ragazzo a guardare, io reintrodurrei la PENA DI MORTE)
oppure
Il DNA lo scagiona, quindi il romeno non è uno stupratore, ma "solo" un balordo senza lavoro, senza fissa dimora che passa le giornate a bivaccare alla Caffarella e ubriacarsi di birra, quindi deve essere ESPULSO, come prevede la stessa normativa europea.
Invece, come sappiamo bene, tornerà libero, magari si beccherà anche un risarcimento per ingiusta detenzione, e in ogni caso ritornerà a fare il balordo, più spavaldo di prima.
E magari, la prossima volta, lo stupratore sarà davvero lui...
@1oo%- Ti correggo, Ferrero non è un idiota, con quell'affermazione diventa un complice: dobbiamo smetterla di giocare con le parole e con il loro significato. Esiste la condizione di chi con la menzogna o il travisamento malizioso dei fatti si rende complice di qualcosa? Sì esiste ed allora perchè nasconderlo? Ferrero come altri ,magistrati, politici, giornalisti...sacerdoti, E'UN CPMPLICE DELLO STUPRO.
Antikomunista, sono daccordo con te in tutto ciò che hai scritto.
Sinedie, non ricordo di aver sentito parlare Ferrero così nel caso di Zornitta (caso unabomber). E ho detto tutto.
@ Sinedie: il tuo ragionamento è corretto, però lo applicherei solo a chi con coscienza e per utile personale favorisce l'immigrazione selvaggia e lascia volontariamente impunite le loro barbarie... penso ai kompagni FINI e PISANU, che lo fanno per carrierismo, o al Mullah di Milano TETTAMANZI, che lo fa per interesse economico, o ai preti maoisti della CARITA$$$ che con i clandestini ci guadagnano...
FERRERO è un idiota, nel senso che non riesce neanche a capire la realtà. Per lui veramente gli immigrati sono tutti vittime. Un pò come il caso del komunista con il cachemire, tipo il regista TORNATORE, che dopo essere stato preso a sprangate in testa da due romeni per rapina, ha subito sentito il bisogno di fare un'intervista per dire che la colpa era della società e bisognava condannare il razzismo.
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