Vincenzo Cerami, lei non è più ministro ombra della Cultura. Al suo posto hanno messo la Melandri. Arrabbiato? «Ma no. Certo, avevo fatto un gran bel lavoro. Ero stato l'unico ministro ombra a mandare in crisi il ministro vero...».
Bondi? «Sì. Con me è sempre stato molto gentile. Però l'avevo messo nei guai. Infatti si è detto disponibile a lasciare per fare il coordinatore del Pdl».
Come ha fatto? «Conosco tutti. E' stato un piacere ritrovarli, appena un po' invecchiati. Scrittori, registi, attori, scenografi, doppiatori, musicisti: mi consideravano uno di loro. Uno che non era un professionista della politica. Avevo studiato, sa: tax credit, tax shelter... cose noiosissime. Alla fine però mi ero appassionato. E poi, la difesa di Settis».
Tutto era pronto per gli Stati generali della cultura. «Non Stati generali: Emergenza cultura. L'appuntamento era per il 23 febbraio. Migliaia di persone all'Etoile di Roma. Tutti i grandi nomi: gli autori di cinema, gli attori da Benigni in giù, le firme del fumetto come Ivo Milazzo, i musicisti, Accardo, Morricone».
Tutto saltato. «Chi poteva sapere che la situazione sarebbe precipitata? Veltroni mi ha chiamato per dirmi che gli spiaceva tanto».
Poi l'ha chiamata Franceschini. «Sì. Mi ha detto che il governo ombra non esisteva più e a guidare i dipartimenti sarebbero andati solo i parlamentari».
E lei? «Nessuna obiezione. Giusto così. Certo, proprio adesso che stavo per cogliere il frutto del lavoro di quasi un anno... Spero proprio che non vada in fumo. Ho fatto una bella passeggiata in politica. Ora torno a scrivere».
Com'era il governo ombra? «Be', è stato oggetto di qualche ironia, dopo quell'altra infelice esperienza... ».
Il governo ombra di Occhetto. «Però noi non eravamo andati male, vero?».
Ha riparlato con Veltroni? «No, non l'ho cercato. Mi è parso volesse staccare la spina. E poi non è che ci sentissimo molto neanche prima. La cultura viene sempre dopo il resto. Non è mai il momento per occuparsi di cultura».
Benigni le ha espresso solidarietà? «Mica sono un epurato. Comunque, ci siamo sentiti ieri. Entrambi in partenza per la Francia. Lui per la lectura Dantis. Io per scrivere il prossimo romanzo».
Un romanzo sulla Francia? «No. Un romanzo sulla Mongolia ».
La Mongolia? «Sì. Ma non sulla Mongolia del presente: sulla Mongolia del futuro. Meglio: il passato è l'oggetto, ma in mezzo è come se fosse venuta la fine del mondo...».
Ora è chiaro. Però anche per il Pd sembra venuta la fine del mondo. «La politica è spietata. Accadono cose di cui, anche stando dentro, non ti accorgi. O, meglio, non vuoi accorgertene».
Con la Melandri vi siete visti? «Sì. Ho iniziato a passarle il materiale. Progetti, indirizzario. Credo che l'osservatorio della cultura cui avevo lavorato andrà in porto».
Sa qual è la battuta che già circola nel malevolo ambiente del Pd? «No, no...Dica, dica...».
Che Cerami ha scritto più libri di quelli che la Melandri abbia letto. «Oh poverina... Per la battuta, eh, non per questa storia dei libri. Io sono tranquillo. Non mi faccia fare la parte di quello geloso della Melandri... ».
Aldo Cazzullo
2 commenti:
Senti a me questa storia del governo ombra mi ha fatto ridere fin dal primo momento: anche ora mi sembra il gesto isterico di qualcuno a cui hanno tolto il "giocattolo" preferito. Ma se questi non sono capaci nemmeno di tenere in piedi un partito!
Già, poi mi pare che Franceschini (grande leader) aveva detto di volerlo azzerare il governo ombra e invece... ne ha ricreato uno daccapo. Mi pare di rivedere la Dc quando faceva i rimpasti di governo.
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