martedì 13 ottobre 2009

Derelitti

Compagna italiana, 4 figli, vive in una casa popolare senza servizi. «Bisogna spingerli a lasciare Kabul». L'attentatore della caserma Santa Barbara aveva commentato così l'attentato ai militari italiani

MILANO — «Se ne devono torna­re a casa, altrimenti queste cose suc­cederanno ancora». Barba sfatta, baffi folti, una strana rabbia negli occhi. Mohamed Game commenta­va l’attentato di Kabul in cui sono morti sei parà italiani. Quella sera, qualche giorno dopo il 17 settem­bre, davanti a due amici aveva alza­to la voce: «In Afghanistan non ci devono più stare. Qualcuno deve farglielo capire». I due avevano annuito, senza da­re troppo peso a quelle parole. Poi però s’erano chiesti: «Ma che gli sta succedendo?». Perché i segnali si fa­cevano sempre più frequenti: le giornate passate al computer, l’inte­resse ossessivo per le notizie dal­l’Afghanistan, la scoperta della reli­gione. E quegli inviti che ora suona­no inquietanti: «Dovremmo impe­gnarci, dovremmo fare la jihad». Era successo tutto negli ultimi sei-otto mesi. Ma nessuno s’era re­so conto di quanto fosse profondo il delirio islamista dell’ex imprendi­tore, ex ristoratore, padre di quat­tro figli. Neanche la moglie, Giovan­na, 39 anni, che agli investigatori ha ripetuto: «Non credevo che sa­rebbe arrivato a questo». Aspirazio­ne da terrorista cresciuta tra quat­tro mura, in un appartamento po­polare vicino allo stadio di San Si­ro. Quando ha deciso di diventarlo davvero, un kamikaze, Mohamed Game ha scelto l’obiettivo più vici­no, la caserma che dista 5 minuti da casa sua. Libico di Bengasi, ingegnere elet­tronico, compirà 35 anni sabato prossimo. Arriva in Italia all’inizio del 2000 e la sua, nei primi anni, è la storia di un immigrato «di suc­cesso». Nel 2004 apre un’impresa edile, riceve appalti, lavora in molti cantieri, nel 2005 entra in società anche per un ristorante, gira con una Mercedes 200. Beve e non fre­quenta la moschea, accetta una mo­glie divorziata con due figli. La reli­gione è l’ultimo dei suoi pensieri. L’anno scorso però inizia il tra­collo economico: «I costruttori non mi hanno pagato — racconta Game agli amici — non so come fare». Parla di un assegno scoperto da 100 mila euro, emesso da un’azien­da in fallimento, che taglia le gam­be alla sua azienda. Gli atti giudizia­ri dicono anche altro. Il mese pros­simo ci saranno le prime udienze per sette operai che lui ha impiega­to, senza pagare, tra ottobre e di­cembre 2008. Cinque erano clande­stini e si sono rivolti all’associazio­ne «Tribunale dell’immigrato». Gira voce che Mohamed Game fosse anche un «caporale» e, stando alle denunce, uno che sfruttava il lavoro in nero. Negli ultimi mesi è sul la­strico, vive in una casa al pia­no terra di via Civitali che la moglie ha occupato nel 2003 con due figli avuti dal suo primo marito (dalla coppia ne nasceranno altri due). Trenta metri quadrati per sei persone, senza bagno. Abusi­vi, iniziano a non pagare l’affitto. L’ultimo colpo è un’operazione chi­rurgica, per problemi di cuore, che aggrava anche il suo diabete. De­presso, sempre più preoccupato, è in questi ultimi sei mesi che inizia a pregare, frequenta ogni tanto la moschea di viale Jenner. Diventa so­lidario adepto della jihad in Inter­net e per la prima volta nella sua vi­ta rispetta i precetti del ramadan. Si avvicina a qualcuno con pensieri ra­dicali, qualcuno nota una stretta amicizia con un idraulico egiziano, suo vicino di casa. Come nasce un kamikaze? Forse, in questo caso, l’amico di Moha­med Game ha una risposta: «La sua vita ormai era rovinata, non ce la fa­ceva più. Magari pensava anche di uccidersi. Stretto in quella depres­sione, cercava una causa, qualcosa a cui attaccarsi». Ha trovato prima l’idea, l’islam radicale. E poi l’obiet­tivo, quella caserma milanese a un chilometro da casa sua.

Alberto Berticelli, Gianni Santucci

2 commenti:

kizzy ha detto...

Non mi sono chiare alcune cose: ieri ho letto che costui veniva da Napoli e che quindi viveva là, oggi si scopre che vive a Milano... Ingegnere, quindi con un certo stipendio: come ha fatto ad avere la casa popolare?? E quella scema che si è messa con lui e si è pure fatta riempire, non le bastavano i due figli che già aveva? E possibile che non sapesse nulla?? Si sarà anche convertita? E lui, poverino, era depresso dopo che tutto gli è andato male... ma razza di deficente, altro che poveraccio: adesso son saltati fuori pure i complici, quindi non ha fatto tutto da solo... cos'altro ci nascondono i media??

Eleonora ha detto...

Ci nascondono che dopo questo episodio, potrebbe scoppiare la caccia all'islamico. Sai com'è... la correttezza politica prima di tutto. Oppure, qualcuno è così assoggettato all'islam che preferisce raccontare cazzate.