lunedì 2 marzo 2009

L'italia non è l'india

Cremona. La Lega contro il pugnale sacro dei sikh: «La legge non lo consente»

In nome della libertà religiosa gli indiani sikh possono girare con il coltello sacro. È la sentenza di un giudice di Cremona che ha scatenato le ire della Lega Nord. La Padania ieri dedicava l’apertura alla decisione del magistrato. Per l’indiano sikh girare per strada con il kirpan, piccolo pugnale, è un obbligo religioso. A scontrarsi sono il codice penale e la tutela della libertà di fede assicurata sia dalla Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo sia dalla Costituzione, come ha ricordato il giudice Massimo Vacchiano nelle sei pagine di motivazione della sentenza, con cui ha assolto «perché il fatto non sussiste» Lakhvir Singh dall’accusa di avere portato fuori dall’abitazione il coltellino «senza giustificato motivo». Il giudice Vacchiano ha citato un precedente in Canada dove, con sentenza del 2 marzo 2006, la Corte suprema ha ritenuto il porto del kirpan «di per sé non vietato all’interno di istituti scolastici, evidenziando come per poter restringere un diritto tutelato dalla carta occorra che la minaccia sia presente e reale e che i mezzi scelti per limitarlo siano proporzionati all’obiettivo perseguito». In altri Paesi la questione del kirpan ha aperto lo stesso tipo di dibattito e in alcuni casi il permesso di circolare con l’arma è garantito quando il filo del pugnale non è tagliente. La sentenza di Cremona risulta controversa per la Lega soprattutto dopo che lo stesso tribunale ha recentemente condannato a tre mesi un cremonese fermato dalla polizia in possesso di un coltellino. L’uomo ha spiegato che serviva a tagliare i nastri dei prosciutti della ditta per la quale lavora. Ma in questo caso il tribunale non ha visto «il giustificato motivo».

3 commenti:

demiurgo77 ha detto...

Se il pugnale non è affilato, non ci sarebbe stato nulla di male! Comunque, anche così, i magistrati potevano almeno motivare diversamente: invece di concludere per la non sussistenza (grandissima imperizia dei giudici), si poteva concludere allo stesso modo con altre motivazioni, giocando ad esempio sull'imputabilità della condotta! No: la giurisprudenza dei concetti, colta, sistematica è solo un sogno della dottrina! Appena ci si laurea, si dimentica tutto e si corre in partito per la raccomandazione e le direttive ideologiche!
In ogni caso gli indiani sono persone laboriose e tranquille (eccezioni a parte). La loro cultura è molto ma molto diversa da quella islamica o tribale.

Anonimo ha detto...

Si ma se ci vai in giro tu col pugnale non affilato ti creano problemi. E' comunque un corpo contundente. Quando vai a san marino e ti compri una spada medievale o un qualsiasi stiletto o pugnale, a parte che te lo incartano e te lo inscatolano di tutto punto ma ti danno anche un documento apposito per portarlo fino a casa. Quindi, diciamo che per un indiano andare in giro in italia col pugnale va bene perchè è la sua cultura, per un italiano no. Poi, la non sussistenza. Se non lo portava il pugnale il fatto non sussisteva. Eccheccazzo.

demiurgo77 ha detto...

Infatti, la non sussistenza è assolutamente sbagliata: il porto d'armi non autorizzato è reato di pericolo, anzi, reato di possesso! La potenzialità offensiva è valutata una volta per tutte dalla legge: al giudice non spetta dire se il pericolo c'è o no, l'ha già fatto il legislatore. Tutt'al più il giudice può valutare la consapevolezza (e, dunque, la colpevolezza) del portatore di aver commesso un reato (in Italia i reati "non naturali", come quello in esame, devono essere conosciuti dall'accusato).
Per quanto riguarda le spade, ho molti amici che fan scherma storica e girano con spade a una mano e mezza non affilate: ogni tanto gli viene chiesto di presentare l'arma per verificare il filo ma nessun problema eccessivo.
La cosa clamorosa, invece, è il tribunale che ha condannato il cremonese. E chi va in giro con una motosega in furgone per andare a potare le piante? Perchè non metterlo sotto sorveglianza in quanto possibile serial killer? In questo caso è palese che i giudici si erano appena fumati una canna!