ROMA — La prima relazione parla di «risultati non univoci» e così per lo stupro della Caffarella saranno necessari altri riscontri. Nuove comparazioni sul test del Dna effettuato nei confronti dei due romeni accusati di aver violentato una ragazzina di 15 anni il giorno di San Valentino e aver picchiato il suo fidanzato prima di portarsi via soldi e telefonini. I dubbi della Scientifica riguardano in modo particolare la posizione di Karol Racz, 36 anni, quello «con la faccia da pugile». Ma anche le analisi che riguardano Alexandru Isztoika Loyos, 20 anni, hanno lasciato un margine di incertezza. Questa mattina Racz comparirà davanti al giudice per rispondere di un'altra violenza sessuale avvenuta il 21 gennaio a Torrevecchia. Una donna di 41 anni fu bloccata mentre aspettava l'autobus e violentata. «L'aggressore — ricordò sconvolta — aveva il naso schiacciato». Le stesse parole usate dalla ragazzina trascinata nel parco per descrivere l'uomo che aveva distrutto la sua vita. Dichiarazioni univoche, precise. Per arrivare all'identificazione sicura dei colpevoli sono però necessari altri elementi, in particolare quelli ricavati dalle tracce biologiche. I test comparativi effettuati subito dopo l'arresto dei due stranieri non avrebbero però fornito la completa identità del profilo e dunque si è deciso di procedere a nuovi accertamenti. Il primo ad essere arrestato fu Isztoika Loyos. A lui i poliziotti erano arrivati mostrando alla giovane vittima decine e decine di foto di stranieri scattate nei campi rom. «Ha confessato — fu spiegato durante un'affollata conferenza stampa in questura —, ha detto che era insieme ad un connazionale. Lo hanno fatto per dispetto perché la loro intenzione era quella di rapinare i due ragazzi, ma poi hanno notato che lei era bella e si sono accaniti». L'altro romeno fu bloccato il giorno dopo in un campo nomadi di Livorno. «Non c'entro niente, non sono io. Ho un alibi, tanti testimoni possono testimoniare che il pomeriggio ero nell'accampamento». Tre giorni dopo ritratta anche Isztoika Loyos. Davanti al giudice dice che «le dichiarazioni mi sono state estorte con violenze e pressioni psicologiche». Continua a negare anche Racz e il suo avvocato Lorenzo La Marca afferma: «La ragazza ha riconosciuto solo uno dei due rumeni, appunto Alexandru». In realtà, il provvedimento che ha tenuto entrambi in carcere evidenzia molte altre circostanze e soprattutto le incongruenze delle versioni rese, «incompatibili circa gli orari in cui sarebbero stati presenti insieme al campo di Torrevecchia dove dimorano, proprio con riferimento alla fascia di orario 16-19 interessata dai fatti (Isztoika sostenendo di avere cenato intorno al fuoco con Racz ed altri del campo, Racz sostenendo di avere visto Isztoika andare via dal campo intorno alle 19, e poi non più)». Non solo. Secondo il giudice «appare statisticamente improbabile che due persone (i fidanzatini, ndr) possano entrambe riconoscerne per errore altre due, che si conoscono fra loro, e bene». E poi «Racz non solo non ha saputo minimamente indicare le ragioni per le quali Isztoika lo avrebbe dovuto calunniosamente accusare, ma, sostenendo la sussistenza di rapporti quasi familiari e escludendo ogni screzio, rende ancora meno incomprensibile l'ipotesi di una chiamata in correità». Nel provvedimento si sottolinea poi come Isztoika «durante la violenza parlava al complice mostrandosi orgoglioso e fiero una volta appreso da lei come fosse solo quindicenne» e «i due stupratori tenevano stretto il ragazzo dicendogli che doveva guardare». Alla fine «i due minacciavano i ragazzi di non seguirli, dicendo che erano abituati ad ammazzare le persone». Un quadro indiziario che però deve trovare riscontro nelle verifiche scientifiche che al momento non consentono di affermare con certezza che siano i due rumeni gli autori di quella violenza brutale e questo ha convinto gli esperti ad effettuare nuove comparazioni, altre analisi che possano trasformare gli indizi in prove e così smontare l'alibi che adesso entrambi giurano di avere.
Fiorenza Sarzanini
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