Covo in centro, tanti soldi e abiti firmati Ancona Troppo candido per nascondere l’alone del sangue smacchiato. Troppo nuovo e costoso per finire nel cassonetto della spazzatura. Un giubbino bianco ancora fresco di boutique e lavato alla meglio dopo l’irruzione al night adesso è tra le prove che inchiodano tre giovani albanesi, fermati sabato per tentato omicidio, e un loro complice ancora ricercato. Sono loro, secondo gli investigatori, i quattro componenti del commando che nella notte tra giovedì e venerdì ha quasi sventrato un addetto alla sicurezza del J’Adore, trafitto con 18 coltellate per aver osato non farli entrare nel locale, pieni com’erano di alcol e cattive intenzioni. Due di loro - Lik Betaj, 24 anni, e Xhjualian Omeri, 28 - sono clandestini e si nascondevano in un appartamento di via Magenta, dietro il mercato delle Erbe, dove i poliziotti hanno trovato abiti griffati (c’era uno scontrino da 650 euro di un noto negozio di corso Garibaldi) scarpe di marca, documenti falsi, un coltello a serramanico, lavato ma compatibile con le lesioni al buttafuori, e ventimila euro in contanti. Il terzo fermato è il proprietario dell’alloggio-covo, a metà strada fra il palazzo di giustizia e la Corte d’appello, un albanese di 32 anni residente a Chiaravalle, Robert Toro, di professione corriere. Le sue tre auto sono sotto sequestro.I poliziotti della Squadra Mobile e delle Volanti li hanno stanati dopo un giorno e mezzo di indagini serrate, che avevano imboccato la pista esatta già poche ore dopo il ferimento di Massimo Cola, il quarantenne di Porto Recanati finito in prognosi riservata. Un testimone che era nel night aveva visto scappare gli aggressori dal locale e poi salire su una Bmw. L’identikit e altre descrizioni utili avevano portato gli investigatori sulle tracce di Toro. I poliziotti non l’hanno mai perso di vista e appena il buttafuori è stato in grado di rispondere alle domande gli sono state mostrate le foto segnaletiche di alcuni sospettati, tra le quali ha riconosciuto l’albanese residente a Chiaravalle come uno dei due che l’avevano preso a coltellate, mentre altri due del commando spargevano benzina sul portone del locale per far capire dove potevano arrivare con le rappresaglie. Ubriachi già al Nu54A quel punto è tornata molto utile l’annotazione di servizio di una chiamata al 113 fatta poco prima delle due di quella stessa notte. I titolari del Nu54 di piazza del Papa avevano chiesto l’intervento di una Volante perché c’erano quattro albanesi ubriachi che davano noie. La polizia era arrivata in pochi minuti, ma intanto quelli se ne erano già andati. Gli investigatori, intuendo che poteva essere lo stesso gruppo di balordi, hanno acquisito subito le registrazioni della videosorveglianza, scoprendo che uno dei quattro era proprio Toro. “E’ stata di fondamentale importanza l’opera di controllo capillare del territorio, in particolare del centro cittadino, su cui insiste molto il nostro questore Giorgio Iacobone”, dava atto ieri il capo della Mobile Luigi Di Clemente, illustrando l’operazione insieme alla dirigente delle Volanti Cinzia Nicolini e al responsabile della Polizia Scientifica Silio Bozzi. Ce n’era abbastanza, tra indizi e riscontri, perché il pm Andrea Belli firmasse un provvedimento di fermo di polizia giudiziaria per tentato omicidio. Il blitz è scattato verso le tre di sabato pomeriggio. Robert Toro, seguito passo passo ormai da 24 ore, è stato prelevato a Chiaravalle, mentre il suo appartamento di via Magenta è stato circondato, con agenti appostati anche sui tetti. Betaj e Omeri, che in passato avevano collezionato provvedimenti d’espulsione delle prefetture di Imperia e Bari, avevano già i bagagli pronti per imbarcarsi su un traghetto in partenza per l’Albania. S’erano barricati e i poliziotti hanno dovuto sfondare il portoncino d’ingresso. Nell’appartamento c’erano indumenti di Betaj con tracce di sostanza ematica. Il giubbino smacchiato alla meglio e un paio di scarpe da 200 euro con una suola, la destra, strisciata in una chiazza di sangue. Ci teneva troppo, a quei capi d’abbigliamento, per buttarli via.
Lorenzo Sconocchini
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