giovedì 3 dicembre 2009

Punti di vista

Verdi, rossi e neri: chi sono i nemici dell'Occidente e perché ci odiano così di Alexandre Del Valle

L’Occidente giudaico-cristiano, indistintamente associato all’imperialismo americano, al sionismo, all’Europa coloniale o al capitalismo e al mercato economico, non è mai stato così tanto detestato e contestato da una simile pletora di individui che lavorano alla sua catartica distruzione. Tale odio, specchio capovolto dei valori liberali e individuali incarnati dall’Occidente considerato responsabile di tutti i mali della terra, riunisce nella contestazione che lo fomenta le tre famiglie totalitarie dell’«iperantioccidentalismo», i cui colori si sovrappongono come in un cocomero. Il verde della scorza è il colore dell’islamismo radicale, eroe ineguagliato dell’antiegemonismo che grazie alle «rappresaglie» di al-Qa’ida contro gli yankee, o la «resistenza» del jihad iracheno, di Hamas e degli Hezbollah, sfida il Golia israeliano. Il rosso della parte interna è il colore del comunismo rivoluzionario e della nuova sinistra terzomondista: dal crollo dell’Unione Sovietica la rivoluzione rossa non è mai stata così aggressiva. Non ha ancora pronunciato l’ultima parola ma lo farà, se è necessario, usando la lingua dell’Islam, in nome dell’Unione dei Revanscisti pronti a tutto pur di far cadere l’Impero occidentale, anche ad allearsi con quel Diavolo in cui i suoi seguaci non credono. Il colore nero del centro, o piuttosto dei suoi semi, è quello delle camicie nere della barbarie nazifascista – un contributo che gli alleati «progressisti» degli islamico-rivoluzionari non vantano, professionisti quali sono della «reductio ad hitlerum» e della strumentalizzazione del dolore ebraico con cui tentano di opprimere il popolo d’Israele e il sionismo. Il verde della copertura non è solo quello dell’islamismo, ma più in generale della lotta condotta contro i sionisti e gli americani. L’innocenza vittimistica e la condizione dei presunti «oppressi» rappresentano un alibi formidabile per giustificare la barbarie commessa contro i supposti «oppressori» sionisti americani e occidentali. Questa nuova configurazione totalitaria trasversale «rosso-nero-verde» riunisce, quindi, contro un unico nemico famiglie ideologiche che si basano su principi opposti, ma che sono accomunate da un obiettivo negativamente ben definito: la distruzione del sistema politico della democrazia liberale/pluralista, la demonizzazione d’Israele e del sionismo, e infine la denuncia dell’«imperialismo americano-sionista». Il principale, o centrale, polo magnetico d’attrazione di questa Triplice alleanza è senza dubbio l’islamismo rivoluzionario; il quale minaccia il mondo libero e i musulmani, sue principali vittime, perché è l’estremismo più combattivo, più efficacemente violento e totalizzante presente sul «mercato rivoluzionario» antiamericano, antiliberale, antidemocratico, antiebraico, antisionista e antioccidentale. Ma il «Nuovo Asse del Male» è più complesso di quello ricordato dall’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush, nel senso che esso costituisce una Coalizione di perdenti di vecchia data, una Convergenza ideologica di Totalitarismi e un Sindacato dell’Odio Universale. Il centro nevralgico di questa convergenza paradossale è prima di tutto l’odio totale nei confronti dell’Occidente liberal-capitalista «crociato», dominato dagli Stati Uniti e alleato d’Israele. Inoltre, rappresenta spesso una nuova forma di antisemitismo legittimato da cause più «progressiste», dopo il discredito subito dall’antisemitismo più sfacciato del periodo prebellico, travolto insieme al nazismo ma non ancora estirpato. Una conseguenza logica di queste fascinazioni e adesioni parallele è Carlos, il terrorista marxista che ha abbracciato un «islamismo rivoluzionario chiamato a ripulire il mondo». Nello stesso tempo il rivoluzionario neonazista e ideologo di Aryan Nation, David Myatt, invita i nostalgici dell’Asse e tutti i nemici dei sionisti ad adottare come lui la religione del jihad, la «vera religione marziale», quella che lotta nel modo più efficace contro gli ebrei e gli americani. I discorsi dei terroristi marxisti o di alcuni neonazisti si islamizzano, invece la retorica di bin Laden e in generale degli islamisti, compresa quella del concorrente sciita di Osama, Ahmadinejad, è sempre più «marxista» e terzomondista, ispirata alla vulgata antisemita di estrema destra. A un altro livello geopolitico, il rivoluzionario «bolivarista» e discepolo di Fidel Castro, Hugo Chávez, il principale alleato del presidente iraniano Ahmadinejad, tenta a colpi di petroldollari iraniano-venezuelani di coinvolgere l’America Latina e il Terzo Mondo nella rivoluzione rosso-verde antigringos e anticapitalistica. I loro rancorosi seguaci sono già numerosi nel continente: da Rafael Correa in Ecuador a Evo Morales in Bolivia, passando per la rivoluzione «zapatista» degli indios ribelli del Chiapas, in Messico, fino ai terroristi colombiani neocastristi delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), che finanziano la loro «rivoluzione» a colpi di sequestri e di narcotraffici. In un primo momento ci si chiede cosa possa legare movimenti che ideologicamente sono così opposti: materialisti atei di estrema sinistra, teocratici islamisti del Terzo Mondo e neofascisti occidentali fautori della lotta razziale, della superiorità dell’uomo bianco e violentemente anticomunisti. In realtà, essi si sono avvicinati gradualmente: un’alleanza tattica nero-verde stretta nel 1941 tra il Gran Muftì di Gerusalemme e il Terzo Reich; e una successiva alleanza rosso-verde nell’ambito di unioni «islamico-progressiste» contro il mondo libero. In un secondo tempo, poi, si sono formate convergenze ideologiche sulle tre grandi questioni trasversali: la causa palestinese – e di conseguenza l’antisionismo e la giudeofobia; l’antiamericanismo e l’antioccidentalismo, e infine il negazionismo. Infatti, simili alleanze imparziali o convergenze tra questi tre gruppi ideologici non sono recenti. È innegabile che gli avvenimenti dell’inizio di questo secolo e della fine del secolo precedente abbiano concorso a una loro coalizione: l’inizio della Seconda Intifada al-Aqsa nel settembre del 2000; gli avvenimenti dell’11 Settembre 2001 che hanno segnato la fine dell’inviolabilità del santuario strategico americano; l’invasione dell’Afghanistan nel 2001 e la seconda guerra in Iraq nel marzo del 2003. Essi si saldano all’abbattimento del regime di Saddam Hussein e alla rivolta jihadista-islamista; al ritorno dei talebani e alla contaminazione del jihad iracheno in Afghanistan; a un’ondata di antiamericanismo e a una ripresa delle forze di estrema sinistra (governative o terroristiche) in America Latina; a un’eccessiva importanza attribuita alle caricature di Maometto sia nei paesi musulmani che presso l’ONU; alla crescita della forza degli Hezbollah e di Hamas in Medio Oriente e del loro padrino iraniano, ben presto detentore dell’arma atomica; quindi al bombardamento programmato dell’Iran «ribelle».

Tratto da Alexandre Del Valle, Verdi, Rossi, Neri. Le convergenze degli estremismi antioccidentali: islamismo, comunismo, neonazismo, Lindau 2009

Traduzione dal francese di Sabrina Favaro
© 2009 Alexandre Del Valle
© 2009 Lindau s.r.l.

4 commenti:

CarloMartello ha detto...

Purtroppo ciò che sostiene Del Valle è in buona parte vero, lo dice uno che la DR la osserva da tempo.

L'anti-sionismo dei "neri" molto spesso è kefya e bandiera di Hamas, e da lì a finire con i beduini che strillano "Allah akbar" nelle piazze d'Europa manca meno di quello che si vorrebbe far pensare.
Non si tratta di una visione organica anti-cosmopolita che confligge con quella parte progressista e fautrice del mondialismo all'interno del popopolo ebraico, ma ormai di semplice antimperialismo di sinistra e filo-arabismo/islamismo, di apologia del vecchio mito del "buon selvaggio".
Comunque il filo-islamismo, antagonistoide e complottista, tra Blondet e simili ha contaminato la forma mentis di molti "destri". Poi chiaro che il filoislamismo colto degli "eurasiatisti" non è quello di molti militonti dei partiti della cosiddetta estrema destra, che in genere è un filoislamismo implicito nel loro modo di ragionare complottista e disattento incentrato sugli ebrei e l'antiamericanismo da colonizzato sconfinante nel terzomondismo alla Fanon, un modo di pensare fortemente influenzato dai vari Blondet & c. che hanno profusamente difeso l'islam in questi anni con migliaia di articoli. Così l'opposizione all'islamizzazione per una certa destra è diventata "roba da fallaciani" (considerati molti scritti della Fallaci, c'è da prenderlo per un complimento). Insomma questi qui hanno perso il treno per la partita forse più importante del XXI secolo: la critica e la lotta organica e radicale all'incalzante islamizzazione favorita dell'esplosione biologica degli allogeni del Terzo mondo, la lotta organica e radicale alla "dhimmitudine", cioè ad una correttezza politica, ad una palestinolatria e ad un multiculturalismo filo-esotico che insieme ci stanno distruggendo, perché la correttezza politica e il multicultiralismo adottati dall'Europa non sono in grado di difenderci dall'aggressione islamica.

Una partita in cui devono rientrare in gioco i "nazionalisti" perché i "liberali" falliscono. Fra i "neri" forse ci sono autentici patrioti sani salvabili, ma purtroppo i vari filoislam Blondet, Cardini, Buttafuoco, Mutti, hanno fatto molti danni...


CarloMartello

Eleonora ha detto...

Grazie per le precisazioni. :) No, perchè non tutti sanno o immaginano.

demiurgo77 ha detto...

Ci sono alcuni punti da discutere.
In primo luogo l'accostamento, tra le vittime, di occidente, Israele e sionismo: il sionismo, come forma di imperialismo e di egemonia culturale, ha fornito in passato il substrato ideologico e storico proprio (e paradossalmente) all'attuale islamizzazione. La costante azione antitradizionale, umiliante e colpevolizzante mossa da certi pensatori ebraici contro la gioia di essere europei, contro ogni moto di orgoglio nazionale ha prodotto l'attuale propensione al multiculturalismo. In questo progetto, l'eterno ritorno all'olocausto è stato elemento cardine, ingenerando un senso di colpa genetico negli europei e impedendo, demonizzandone le premesse, ogni seria e ufficiale discussione sulle reali cause storiche del Nazismo. Il Nazismo, più che un fenomeno storico da analizzare, è stato trattato come un male da condannare e di cui pentirsi! Ma ciò fu un errore! Le cause del Nazismo e dei suoi sfoghi pangermanici furono, da una parte, il trattato di Versailles e, dall'altra, i primi vagiti del sionismo che portano all'esasperazione una storica diffidenza, dell'intera Europa, per un popolo che viveva tra gli europei ma che rifiutava ostinatamente di riconoscervisi. Prima del Nazismo, tre quarti degli Europei erano democraticamente antisemiti; dopo il Nazismo tutti gli Europei si battevano il petto supplicando il perdono degli ebrei. Ci si è persi qualcosa per strada: in definitiva, il Nazismo ha fatto alla causa sionista un gran favore. Al posto dei martiri kamikaze, dei martiri gassati, con lo sconto su tutte le angherie subite dagli europei per mano di un popolo dispettoso e irritato! Chiedo perdono alle sensibilità turbate per il cinismo: la storia procede con cinismo e non teme la verità! Per fortuna non abito in Germania, se no da domani sarei ricercato!
In secondo luogo, il filoislamismo di destra. Sebbene non possa condividere, alla luce degli eventi, una simile posizione, bisogna ammettere che si tratta di un fenomeno ben diverso dal terzomondismo mondialista. Mentre la sinistra mondialista interpreta l'islamismo come un fenomeno leggibile in termini di materialismo storico e materialismo dialettico, decontestualizzando le rivendicazioni dell'OLP, la destra sociale vedeva, romanticamente, nell'intifada una manifestazione del particolare storico-nazionale contro l'imperialismo borghese antitradizionale. Il mito del sangue contro l'oro.
Tradotto in termini pratici: mentre la sinistra vedeva nei palestinesi armati dei proletari che combattevano contro il capitalismo affamatore, soldati di una medesima causa, sia che combattessero tra il Sinai e il Giordano, sia che si unissero ai metalmeccanici nelle piazze di Torino e di Milano; la destra, viceversa, avrebbe immediatamente dismesso qualsiasi simpatia nel momento della contraddizione, cioè non appena coloro che combattevano per la propria patria fossero diventati un pericolo per la patria altrui. Se qualcuno, come Buttafuoco, si sbilancia verso l'Islam, non è per inneggiare al fondamentalismo ma per sottolineare una crisi di valori, a occidente, che ci rende più vulnerabili nella contrapposizione. Altro discorso è ovviamente da sviluppare per certi esaltati che sostengono che l'islam sia la vera religione guerriera cui il fascista deve guardare: se solo si rendessero conto, a tacer d'altro, della portata estremamente progressista dell'azione fascista, per l'epoca e il contesto in cui operò, e la contrapponessero all'ingabbiamento sociale in cui l'islam costringe i suoi adepti, capirebbero di essere un po' fuori strada e di dover fare almeno un po' di autocritica!

CarloMartello ha detto...

Sul fatto che gli ebrei abbiano colpevolizzato gli europei e soprattutto i tedeschi è vero, ma è pure vero che tanti ebrei di fronte alla minaccia islamica e ai danni gravissimi del multiculturalismo hanno fatto qualche passo indierto: pensiamo a Finkielkraut e Pierre-André Taguieff in Francia che hanno scritto opere pregevolissime contro il multietnicismo ideologico e una certa mitizzazione dell'olocausto, Ralph Giuliano e Broder in Germania che hanno difeso anche Sarrazin, Bat Ye'or col suo Eurabia, etc.

Detto ciò che i Soros e De Benedetti, l'alta finanza mondialista, siano nostri nemici, dovrebbe essere chiaro, ma certi destri non sanno neanche chi sono i succitati, e si perdono dietro ai cattivi nazionalisti israeliani come Netanyahu e ai poveri kamikaze islamici oppressi dalla barriera israeliana...

D'altronde pensiamo a Blondet e al suo continuo tirare in ballo Israele in fantomatici complotti...


CarloMartello