giovedì 1 ottobre 2009

Sotto esame...

Immigrazione. Il rapporto del governo e la replica dei sindacati confederali sul tavolo dell'Organizzazione internazionale del lavoro. Si valuta il rispetto della Convenzione 143. Respingimenti e discriminazioni il caso Italia sotto esame all'Onu

Dalla discriminazione degli immigrati sul lavoro ai nuovi accordi con la Libia. Con un rapporto di trenta pagine il governo ha risposto all'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), agenzia Onu che aveva espresso perplessità e chiesto chiarimenti sul trattamento degli immigrati in Italia. Al documento dell'esecutivo ieri è seguito il commento, altrettanto dettagliato, dei tre sindacati confederali che, con il governo e le imprese, rappresentano l'Italia all'interno dell'Ilo. "Tutte le osservazioni critiche in materia di discriminazione dei migranti già espresse dai rappresentanti dei lavoratori italiani davanti alla Commissione dell'Ilo sono, purtroppo, completamente confermate", scrivono dagli uffici internazionale e immigrazione di Cgil, Cisl e Uil.

Le domande dell'Ilo. I sindacati avevano già manifestato il proprio dissenso sulla politica dell'immigrazione a giugno, quando l'Ilo aveva chiamato il governo alla Conferenza internazionale del lavoro, a Ginevra, per rispondere della mancata applicazione della convenzione 143, che tutela gli immigrati da abusi e discriminazioni. L'Italia era tra i 25 paesi - nessun altro europeo - accusati di violare gli standard internazionali del lavoro, tanto che il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha disertato la conferenza ed ha protestato con l'Organizzazione per la convocazione. Al termine dell'audizione, l'agenzia Onu ha chiesto formalmente una serie di chiarimenti sulle situazioni di discriminazione denunciate dal sindacato, sull'introduzione del reato di clandestinità e sull'accordo con la Libia, dato che la convenzione 143 prevede anche la tutela per le vittime di abusi e di tratta, in evidente contrasto con la politica dei respingimenti indiscriminati.

Il reato di clandestinità e i respingimenti. A quelle obiezioni il governo ha risposto rivendicando l'istituzione del reato di clandestinità e negando i respingimenti. "Le norme internazionali in materia di protezione dei diritti umani - sostiene nel documento - non escludono espressamente il principio che allo straniero possano essere applicate anche sanzioni di carattere penale, fermo restando gli obblighi relativi alla protezione internazionale e al rispetto del principio di non refoulement". Secondo il sindacato, invece, nella pratica avviene proprio il contrario, con il "refoulement", il respingimento senza alcuna distinzione, che contravviene al diritto costituzionale e a quello internazionale.

L'intesa con la Libia. Anche sull'accordo con Gheddafi, Cgil, Cisl e Uil ribadiscono "la profonda preoccupazione per la nuova politica inaugurata lo scorso 7 maggio", mentre l'esecutivo ne fa un motivo di vanto: "La Libia sta collaborando in modo più efficace rispetto al passato - scrive il governo - , dal maggio scorso, 679 clandestini, partiti dalle coste libiche a bordo di più imbarcazioni e intercettati da unità italiane in acque internazionali a sud di Lampedusa, sono stati soccorsi e riconsegnati alle autorità libiche, su esplicita richiesta di queste ultime, ai cui controlli si erano sottratti".

Gli accordi di rimpatrio. Nel rapporto ci sono anche alcune anticipazioni, come il potenziamento dell'Ufficio dell'esperto immigrazione italiano a Tripoli con componenti investigative, per un raccordo diretto con la polizia libica. Inoltre, viene menzionato il Progetto per il potenziamento dei sistemi di controllo delle frontiere meridionali della Libia, cioè nel deserto, per respingere direttamente in Africa. La Commissione europea avrebbe incaricato il ministero dell'Interno italiano di elaborare e implementare questo progetto - ora fermo perché Tripoli non ha ancora aderito - stanziando fondi per 10 milioni di euro, a cui si aggiungono i 600 mila euro già assegnati dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza e della Polizia delle Frontiere. Con l'elenco numerico dei migranti rimpatriati nell'ultimo anno, sono citati anche altri accordi bilaterali in corso con Nigeria, Algeria, Egitto, Ghana, Niger, Senegal e Gambia, tutti mirati a rispedire a casa chi arriva irregolarmente in Italia, ma senza fare alcuna considerazione sul motivo della fuga da quei paesi.

Discriminazioni sul lavoro. Riguardo alla discriminazione degli immigrati sul lavoro, in forme dirette e indirette, l'esecutivo ha ripetuto le iniziative dell'Ufficio per la promozione della parità di trattamento (Unar), come corsi di formazione, la creazione di siti web e di un numero verde. "È evidente - scrivono i confederali - che si tratta di un'elencazione di buoni propositi di attività promozionale e propagandistica, di piccoli progetti sperimentali che non hanno inciso minimamente sul fenomeno né offerto tutela reale a casi specifici e concreti". Anche perché, spiegano i sindacati, la funzione principale dell'Unar è ostacolata dall'assoluta mancanza di autonomia rispetto all'esecutivo. Cgil, Cisl e Uil citano nuove e varie forme di discriminazione diretta che rendono sempre più difficile ai lavoratori migranti l'accesso a un'occupazione regolare, a condizioni eque, a benefici previdenziali e servizi sociali. Una situazione ulteriormente aggravata dalla crisi economica. Ad esempio, il limite di sei mesi nel permesso di soggiorno per ricerca di occupazione di fatto discrimina il lavoratore straniero rispetto all'indennità di disoccupazione o alla mobilità, mentre i lavoratori italiani possono goderne fino a dodici o ventiquattro mesi.

Rapporto sotto esame. La lista delle obiezioni del sindacato è lunga, insomma, e tocca tutta la problematica dell'immigrazione, dalle pensioni alle regolarizzazioni delle badanti. A questo punto, il documento sarà valutato dalla Commissione di esperti Ilo, che terrà conto anche dei commenti delle organizzazioni sindacali e deciderà se le informazioni e le iniziative dell'esecutivo sono sufficienti a garantire il rispetto della convenzione 143 oppure se le violazioni persistono.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

I kommissari dell' ONU dovrebbero togliersi l' enorme trave che hanno nei loro occhi prima di additare la pagliuzza in quelli degli altri..

personaacaso

Eleonora ha detto...

Concordo. Perchè prima di venire a rompere i coglioni in italia, dovrebbero farsi un giro altrove. E i sindacati non sono da meno. Visto che ormai gli operai italiani hanno capito chi sono davvero e hanno strappato le tessere... cercano di prendersi gli immigrati, altrimenti chi mantiene la loro casta?

Scusami ma quanno ce vò ce vò.

Anonimo ha detto...

"Visto che ormai gli operai italiani hanno capito chi sono davvero e hanno strappato le tessere... cercano di prendersi gli immigrati, altrimenti chi mantiene la loro casta?"

In effetti è noto che la maggior parte dei tesserati della CGIL sono tutti immigrati e pensionati, che strano eh? :)

personaacaso

Eleonora ha detto...

Guarda, io posso dirti che l'azienda dove lavoravo è andata in pezzi per investimenti sbagliati. Sono arrivati i sindacalisti di CGIL e CISL (che la UGL qui non c'è) e la prima cosa che hanno detto sai cos'è stata? "Voi lavoratori dovreste chiedere anche la quattordicesima e poi vediamo cosa possiamo fare per non farla chiudere, noi ci mettiamo del nostro e blabla ma dovete fare la tessera altrimenti non possiamo aiutarvi e blabla". E infatti l'azienda è andata in fallimento. Ma chissenefrega della quattordicesima, qui l'azienda chiude e raccontate 'ste stronzate. -_- Poi, come fa uno a fidarsi di imbecilli del genere?