Ecco fatto. Altro che lodo Alfano. Non è necessario un pm per il golpe giudiziario: basta una richiesta come quella fatta ieri mattina dalla sezione civile. Un risarcimento a danno della Fininvest di 750 milioni, senza ovviamente considerare i danni morali. La sentenza depositata ieri mattina al tribunale di Milano contro la Fininvest potrebbe rappresentare la morte civile, abbiamo scritto bene, la morte civile delle aziende fondate da Berlusconi. Non sarà così. Silvio Berlusconi è abituato a combattere. E così Marina Berlusconi, sua figlia, e presidente della Fininvest che subito ha detto: si tratta di «un verdetto incredibile e sconcertante. In un momento politico molto particolare» dando ragione ad un gruppo editoriale la cui linea è «quella di durissimo attacco al presidente del Consiglio alla cui famiglia Fininvest fa capo». Luca Fazzo spiega bene come è nato il verdetto, i ricorsi di De Benedetti, la storia del Lodo Mondadori e le strade aperte dei possibili ricorsi da parte del Biscione. Subito arriverà l’opposizione al verdetto nel merito, ma anche un’opposizione alla sua immediata esecutività. Lo capisce anche un bambino cosa vorrebbe dire per Fininvest, nonostante le sue larghe spalle, rimediare nelle prossime 48 ore la bellezza di 750 milioni di euro. Ma la strada non sarà facile. Il punto ovviamente non è tecnico. Ma politico. Mentre i giornalisti, una parte di loro, manifestano per le piazze reclamando una liberta di stampa che hanno in buona scorta, un magistrato potenzialmente uccide un’impresa editoriale, per una questione che si trascina da venti anni. Qualcuno potrà ovviamente obiettare: se si sbaglia, si paga. Perfetto, ma qualcuno si rende anche conto che ci sono altri due gradi di giudizio? Possono ribaltare la sentenza di ieri. Ma il danno rischia di essere comunque fatto: un risarcimento da 750 milioni è una bomba atomica. Poi ce ne vorrà per pulire le macerie se si dovesse decidere che è stata sganciata nel luogo sbagliato. Berlusconi Berlusconi e Berlusconi. È un’ossessione di una minoranza di questo Paese. Il problema è che questa minoranza ha delle leve importanti da manovrare. Fininvest, Mondadori, Mediaset hanno ricevuto più ispezioni, controlli, visite della polizia giudiziaria della peggiore cupola mafiosa. Il gioco è ormai scoperto. Si punta alto, altissimo. 750 milioni. E poi eventualmente si tratta. Un saggio liberale scriveva della libertà: ai cittadini si può riconoscere il diritto di espatrio, il diritto di varcare i confini nazionali, il diritto certificato di un passaporto. Ma se al medesimo cittadino gli si impedisce di comprare valuta straniera, gli si impedisce nella sostanza l’esercizio del suo diritto. Il golpe è più subdolo, è strisciante. Non ti nego un diritto, ma faccio sì che tu non possa mai esercitarlo. Non si nega a Berlusconi e alle sue aziende un generale diritto di esistere, ma ogni giorno si cerca di comprometterne il respiro. Sia chiaro: la vicenda riguarda Berlusconi e Fininvest, e dunque anche indirettamente il nostro Giornale, ma la storia è ben più ampia. L’incredibile sciatteria burocratica che spesso la magistratura ha dimostrato nei confronti delle nostre imprese è un fatto comune. Contro Berlusconi c’è una certa passione, diciamo così. Ma non si tratta di un caso unico. Per questo gli italiani continuano a identificarsi in questo uomo politico. Ps. L’idea che Carlo De Benedetti possa in un colpo solo abbattere un gruppo editoriale per via giudiziaria è la sublimazione di una parte, la peggiore, di questo Paese. Quella che quando non riesce a vincere nel mercato, prova a farlo grazie alla burocrazia.
domenica 4 ottobre 2009
Senza armi
I giudici espropriano Berlusconi di Nicola Porro
Ecco fatto. Altro che lodo Alfano. Non è necessario un pm per il golpe giudiziario: basta una richiesta come quella fatta ieri mattina dalla sezione civile. Un risarcimento a danno della Fininvest di 750 milioni, senza ovviamente considerare i danni morali. La sentenza depositata ieri mattina al tribunale di Milano contro la Fininvest potrebbe rappresentare la morte civile, abbiamo scritto bene, la morte civile delle aziende fondate da Berlusconi. Non sarà così. Silvio Berlusconi è abituato a combattere. E così Marina Berlusconi, sua figlia, e presidente della Fininvest che subito ha detto: si tratta di «un verdetto incredibile e sconcertante. In un momento politico molto particolare» dando ragione ad un gruppo editoriale la cui linea è «quella di durissimo attacco al presidente del Consiglio alla cui famiglia Fininvest fa capo». Luca Fazzo spiega bene come è nato il verdetto, i ricorsi di De Benedetti, la storia del Lodo Mondadori e le strade aperte dei possibili ricorsi da parte del Biscione. Subito arriverà l’opposizione al verdetto nel merito, ma anche un’opposizione alla sua immediata esecutività. Lo capisce anche un bambino cosa vorrebbe dire per Fininvest, nonostante le sue larghe spalle, rimediare nelle prossime 48 ore la bellezza di 750 milioni di euro. Ma la strada non sarà facile. Il punto ovviamente non è tecnico. Ma politico. Mentre i giornalisti, una parte di loro, manifestano per le piazze reclamando una liberta di stampa che hanno in buona scorta, un magistrato potenzialmente uccide un’impresa editoriale, per una questione che si trascina da venti anni. Qualcuno potrà ovviamente obiettare: se si sbaglia, si paga. Perfetto, ma qualcuno si rende anche conto che ci sono altri due gradi di giudizio? Possono ribaltare la sentenza di ieri. Ma il danno rischia di essere comunque fatto: un risarcimento da 750 milioni è una bomba atomica. Poi ce ne vorrà per pulire le macerie se si dovesse decidere che è stata sganciata nel luogo sbagliato. Berlusconi Berlusconi e Berlusconi. È un’ossessione di una minoranza di questo Paese. Il problema è che questa minoranza ha delle leve importanti da manovrare. Fininvest, Mondadori, Mediaset hanno ricevuto più ispezioni, controlli, visite della polizia giudiziaria della peggiore cupola mafiosa. Il gioco è ormai scoperto. Si punta alto, altissimo. 750 milioni. E poi eventualmente si tratta. Un saggio liberale scriveva della libertà: ai cittadini si può riconoscere il diritto di espatrio, il diritto di varcare i confini nazionali, il diritto certificato di un passaporto. Ma se al medesimo cittadino gli si impedisce di comprare valuta straniera, gli si impedisce nella sostanza l’esercizio del suo diritto. Il golpe è più subdolo, è strisciante. Non ti nego un diritto, ma faccio sì che tu non possa mai esercitarlo. Non si nega a Berlusconi e alle sue aziende un generale diritto di esistere, ma ogni giorno si cerca di comprometterne il respiro. Sia chiaro: la vicenda riguarda Berlusconi e Fininvest, e dunque anche indirettamente il nostro Giornale, ma la storia è ben più ampia. L’incredibile sciatteria burocratica che spesso la magistratura ha dimostrato nei confronti delle nostre imprese è un fatto comune. Contro Berlusconi c’è una certa passione, diciamo così. Ma non si tratta di un caso unico. Per questo gli italiani continuano a identificarsi in questo uomo politico. Ps. L’idea che Carlo De Benedetti possa in un colpo solo abbattere un gruppo editoriale per via giudiziaria è la sublimazione di una parte, la peggiore, di questo Paese. Quella che quando non riesce a vincere nel mercato, prova a farlo grazie alla burocrazia.
Ecco fatto. Altro che lodo Alfano. Non è necessario un pm per il golpe giudiziario: basta una richiesta come quella fatta ieri mattina dalla sezione civile. Un risarcimento a danno della Fininvest di 750 milioni, senza ovviamente considerare i danni morali. La sentenza depositata ieri mattina al tribunale di Milano contro la Fininvest potrebbe rappresentare la morte civile, abbiamo scritto bene, la morte civile delle aziende fondate da Berlusconi. Non sarà così. Silvio Berlusconi è abituato a combattere. E così Marina Berlusconi, sua figlia, e presidente della Fininvest che subito ha detto: si tratta di «un verdetto incredibile e sconcertante. In un momento politico molto particolare» dando ragione ad un gruppo editoriale la cui linea è «quella di durissimo attacco al presidente del Consiglio alla cui famiglia Fininvest fa capo». Luca Fazzo spiega bene come è nato il verdetto, i ricorsi di De Benedetti, la storia del Lodo Mondadori e le strade aperte dei possibili ricorsi da parte del Biscione. Subito arriverà l’opposizione al verdetto nel merito, ma anche un’opposizione alla sua immediata esecutività. Lo capisce anche un bambino cosa vorrebbe dire per Fininvest, nonostante le sue larghe spalle, rimediare nelle prossime 48 ore la bellezza di 750 milioni di euro. Ma la strada non sarà facile. Il punto ovviamente non è tecnico. Ma politico. Mentre i giornalisti, una parte di loro, manifestano per le piazze reclamando una liberta di stampa che hanno in buona scorta, un magistrato potenzialmente uccide un’impresa editoriale, per una questione che si trascina da venti anni. Qualcuno potrà ovviamente obiettare: se si sbaglia, si paga. Perfetto, ma qualcuno si rende anche conto che ci sono altri due gradi di giudizio? Possono ribaltare la sentenza di ieri. Ma il danno rischia di essere comunque fatto: un risarcimento da 750 milioni è una bomba atomica. Poi ce ne vorrà per pulire le macerie se si dovesse decidere che è stata sganciata nel luogo sbagliato. Berlusconi Berlusconi e Berlusconi. È un’ossessione di una minoranza di questo Paese. Il problema è che questa minoranza ha delle leve importanti da manovrare. Fininvest, Mondadori, Mediaset hanno ricevuto più ispezioni, controlli, visite della polizia giudiziaria della peggiore cupola mafiosa. Il gioco è ormai scoperto. Si punta alto, altissimo. 750 milioni. E poi eventualmente si tratta. Un saggio liberale scriveva della libertà: ai cittadini si può riconoscere il diritto di espatrio, il diritto di varcare i confini nazionali, il diritto certificato di un passaporto. Ma se al medesimo cittadino gli si impedisce di comprare valuta straniera, gli si impedisce nella sostanza l’esercizio del suo diritto. Il golpe è più subdolo, è strisciante. Non ti nego un diritto, ma faccio sì che tu non possa mai esercitarlo. Non si nega a Berlusconi e alle sue aziende un generale diritto di esistere, ma ogni giorno si cerca di comprometterne il respiro. Sia chiaro: la vicenda riguarda Berlusconi e Fininvest, e dunque anche indirettamente il nostro Giornale, ma la storia è ben più ampia. L’incredibile sciatteria burocratica che spesso la magistratura ha dimostrato nei confronti delle nostre imprese è un fatto comune. Contro Berlusconi c’è una certa passione, diciamo così. Ma non si tratta di un caso unico. Per questo gli italiani continuano a identificarsi in questo uomo politico. Ps. L’idea che Carlo De Benedetti possa in un colpo solo abbattere un gruppo editoriale per via giudiziaria è la sublimazione di una parte, la peggiore, di questo Paese. Quella che quando non riesce a vincere nel mercato, prova a farlo grazie alla burocrazia.
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