Londra - Povero Gordon Brown, perfino il Sun lo abbandona. Gli echi della sua polemica televisiva con il giornalista della Bbc Andrew Marr a proposito di una domanda inopportuna sulla sua salute non si sono ancora spenti che il premier è costretto ad affrontare un'altra grana mediatica. Sebbene sia apparso in buona forma al congresso annuale di Brighton, il suo intervento di martedì non ha convinto un grande supporter dei laburisti come il tabloid popolare The Sun che dopo 12 anni di fedele sostegno ha deciso di ripassare dalla parte dei conservatori. E in un dossier in formato poster gigante ieri il quotidiano elencava una dopo l'altra le ragioni che l'hanno costretto a una decisione sicuramente non indolore. «Dodici anni fa il paese aveva bisogno di cambiare un governo diviso ed esausto - spiega l'editoriale del giornale - e oggi ci risiamo. Il Labour ha perso la sua strada, adesso ha perso anche il nostro appoggio». È una critica feroce quella del Sun, appassionata quanto lo fu l'innamoramento per il Tony Blair dei primi tempi di governo. Colui che aveva promesso che le cose potevano andare solo meglio e che alla fine non ha tenuto fede a gran parte degli impegni presi. «La storia laburista di questi ultimi anni è una lunga serie di fallimenti - afferma il Sun - accompagnata da interferenze sempre più vaste da parte del governo nella vita dei singoli. Nessuno dubita dell'impegno di Brown o dell'amore e della fedeltà di sua moglie Sarah (che a Brighton l'aveva chiamato con passione "il mio eroe"), ma gli errori sono qui davanti a tutti». Secondo il grande quotidiano popolare il governo ha fallito un po' in tutto: nella lotta alla criminalità, nella battaglia contro l'immigrazione clandestina, nel servizio pubblico, nell'istruzione. Non è un caso - secondo il giornale - che dopo dodici anni di laburismo la Gran Bretagna sia ufficialmente il Paese peggiore dove un bambino possa crescere. Senza contare l'imperdonabile errore di una guerra non voluta che ha portato troppe vittime e l'insostenibile protagonismo di due amici-nemici, Blair e Brown, che con le loro baruffe chiozzotte hanno spesso paralizzato l'azione di un governo già in forte difficoltà. «Sono convinto che dai giornali la gente si aspetti soprattutto delle notizie - è stato il commento seccato di Brown all'offensiva del Sun - è la gente a decidere le elezioni e io non mi sveglio ogni mattina chiedendomi che cosa i giornali scriveranno di me». Una furiosa difesa d'ufficio che però non riesce a nascondere del tutto il disappunto per le critiche rivolte dai media a questo governo. Nel giorno del suo intervento il premier ce l'aveva messa tutta per convincere gli elettori che il partito poteva ancora compiere la sua «missione impossibile», vincere il suo quarto mandato, con un programma a volte fortemente sbilanciato a sinistra e incentrato sul rafforzamento del servizio pubblico, sull'aumento del salario minimo e il sostegno alle famiglie in difficoltà. E a suo fianco era sceso in campo perfino il leader degli U2 Bono dichiarando che il leader laburista «è un grande attivista contro la povertà». I delegati gli avevano riservato un'incoraggiante ovazione, ma il giudizio dei giornali si è rivelato ancora una volta senz'appello. «Brown è un morto che cammina» aveva titolato il quotidiano londinese Evening Standard nel riportare i risultati dell'ultimo sondaggio che davano il Labour come terzo partito. «Non ci lasceremo maltrattare, anzi questo è il momento di controbattere e reagire - ha replicato il viceleader laburista Harriet Harman commentando la defezione del Sun - se c'è una cosa di cui questo giornale non sa assolutamente nulla è proprio della materia di cui mi occupo: le pari opportunità e l'eguaglianza. Se si occupa dei diritti delle donne lo fa nelle brevi», ha concluso sarcastica. E mentre Brown sottolinea di essere certo che i lettori del Sun baderanno più alla sostanza del suo programma che alle prese di posizione ufficiali del giornale, il leader dell'opposizione Cameron gongola per l'inversione di tendenza del quotidiano, sebbene l'appoggio al suo partito non sia stato ancora formalizzato. «I Tories devono fare di più per guadagnarsi la nostra fiducia» dichiarano al Sun e non c'è dubbio che gli uomini di Cameron si stiano già dando da fare.
giovedì 1 ottobre 2009
Labour abbandonati
Laburisti, 12 anni di disastri perfino il «Sun» li abbandona di Erica Orsini
Londra - Povero Gordon Brown, perfino il Sun lo abbandona. Gli echi della sua polemica televisiva con il giornalista della Bbc Andrew Marr a proposito di una domanda inopportuna sulla sua salute non si sono ancora spenti che il premier è costretto ad affrontare un'altra grana mediatica. Sebbene sia apparso in buona forma al congresso annuale di Brighton, il suo intervento di martedì non ha convinto un grande supporter dei laburisti come il tabloid popolare The Sun che dopo 12 anni di fedele sostegno ha deciso di ripassare dalla parte dei conservatori. E in un dossier in formato poster gigante ieri il quotidiano elencava una dopo l'altra le ragioni che l'hanno costretto a una decisione sicuramente non indolore. «Dodici anni fa il paese aveva bisogno di cambiare un governo diviso ed esausto - spiega l'editoriale del giornale - e oggi ci risiamo. Il Labour ha perso la sua strada, adesso ha perso anche il nostro appoggio». È una critica feroce quella del Sun, appassionata quanto lo fu l'innamoramento per il Tony Blair dei primi tempi di governo. Colui che aveva promesso che le cose potevano andare solo meglio e che alla fine non ha tenuto fede a gran parte degli impegni presi. «La storia laburista di questi ultimi anni è una lunga serie di fallimenti - afferma il Sun - accompagnata da interferenze sempre più vaste da parte del governo nella vita dei singoli. Nessuno dubita dell'impegno di Brown o dell'amore e della fedeltà di sua moglie Sarah (che a Brighton l'aveva chiamato con passione "il mio eroe"), ma gli errori sono qui davanti a tutti». Secondo il grande quotidiano popolare il governo ha fallito un po' in tutto: nella lotta alla criminalità, nella battaglia contro l'immigrazione clandestina, nel servizio pubblico, nell'istruzione. Non è un caso - secondo il giornale - che dopo dodici anni di laburismo la Gran Bretagna sia ufficialmente il Paese peggiore dove un bambino possa crescere. Senza contare l'imperdonabile errore di una guerra non voluta che ha portato troppe vittime e l'insostenibile protagonismo di due amici-nemici, Blair e Brown, che con le loro baruffe chiozzotte hanno spesso paralizzato l'azione di un governo già in forte difficoltà. «Sono convinto che dai giornali la gente si aspetti soprattutto delle notizie - è stato il commento seccato di Brown all'offensiva del Sun - è la gente a decidere le elezioni e io non mi sveglio ogni mattina chiedendomi che cosa i giornali scriveranno di me». Una furiosa difesa d'ufficio che però non riesce a nascondere del tutto il disappunto per le critiche rivolte dai media a questo governo. Nel giorno del suo intervento il premier ce l'aveva messa tutta per convincere gli elettori che il partito poteva ancora compiere la sua «missione impossibile», vincere il suo quarto mandato, con un programma a volte fortemente sbilanciato a sinistra e incentrato sul rafforzamento del servizio pubblico, sull'aumento del salario minimo e il sostegno alle famiglie in difficoltà. E a suo fianco era sceso in campo perfino il leader degli U2 Bono dichiarando che il leader laburista «è un grande attivista contro la povertà». I delegati gli avevano riservato un'incoraggiante ovazione, ma il giudizio dei giornali si è rivelato ancora una volta senz'appello. «Brown è un morto che cammina» aveva titolato il quotidiano londinese Evening Standard nel riportare i risultati dell'ultimo sondaggio che davano il Labour come terzo partito. «Non ci lasceremo maltrattare, anzi questo è il momento di controbattere e reagire - ha replicato il viceleader laburista Harriet Harman commentando la defezione del Sun - se c'è una cosa di cui questo giornale non sa assolutamente nulla è proprio della materia di cui mi occupo: le pari opportunità e l'eguaglianza. Se si occupa dei diritti delle donne lo fa nelle brevi», ha concluso sarcastica. E mentre Brown sottolinea di essere certo che i lettori del Sun baderanno più alla sostanza del suo programma che alle prese di posizione ufficiali del giornale, il leader dell'opposizione Cameron gongola per l'inversione di tendenza del quotidiano, sebbene l'appoggio al suo partito non sia stato ancora formalizzato. «I Tories devono fare di più per guadagnarsi la nostra fiducia» dichiarano al Sun e non c'è dubbio che gli uomini di Cameron si stiano già dando da fare.
Londra - Povero Gordon Brown, perfino il Sun lo abbandona. Gli echi della sua polemica televisiva con il giornalista della Bbc Andrew Marr a proposito di una domanda inopportuna sulla sua salute non si sono ancora spenti che il premier è costretto ad affrontare un'altra grana mediatica. Sebbene sia apparso in buona forma al congresso annuale di Brighton, il suo intervento di martedì non ha convinto un grande supporter dei laburisti come il tabloid popolare The Sun che dopo 12 anni di fedele sostegno ha deciso di ripassare dalla parte dei conservatori. E in un dossier in formato poster gigante ieri il quotidiano elencava una dopo l'altra le ragioni che l'hanno costretto a una decisione sicuramente non indolore. «Dodici anni fa il paese aveva bisogno di cambiare un governo diviso ed esausto - spiega l'editoriale del giornale - e oggi ci risiamo. Il Labour ha perso la sua strada, adesso ha perso anche il nostro appoggio». È una critica feroce quella del Sun, appassionata quanto lo fu l'innamoramento per il Tony Blair dei primi tempi di governo. Colui che aveva promesso che le cose potevano andare solo meglio e che alla fine non ha tenuto fede a gran parte degli impegni presi. «La storia laburista di questi ultimi anni è una lunga serie di fallimenti - afferma il Sun - accompagnata da interferenze sempre più vaste da parte del governo nella vita dei singoli. Nessuno dubita dell'impegno di Brown o dell'amore e della fedeltà di sua moglie Sarah (che a Brighton l'aveva chiamato con passione "il mio eroe"), ma gli errori sono qui davanti a tutti». Secondo il grande quotidiano popolare il governo ha fallito un po' in tutto: nella lotta alla criminalità, nella battaglia contro l'immigrazione clandestina, nel servizio pubblico, nell'istruzione. Non è un caso - secondo il giornale - che dopo dodici anni di laburismo la Gran Bretagna sia ufficialmente il Paese peggiore dove un bambino possa crescere. Senza contare l'imperdonabile errore di una guerra non voluta che ha portato troppe vittime e l'insostenibile protagonismo di due amici-nemici, Blair e Brown, che con le loro baruffe chiozzotte hanno spesso paralizzato l'azione di un governo già in forte difficoltà. «Sono convinto che dai giornali la gente si aspetti soprattutto delle notizie - è stato il commento seccato di Brown all'offensiva del Sun - è la gente a decidere le elezioni e io non mi sveglio ogni mattina chiedendomi che cosa i giornali scriveranno di me». Una furiosa difesa d'ufficio che però non riesce a nascondere del tutto il disappunto per le critiche rivolte dai media a questo governo. Nel giorno del suo intervento il premier ce l'aveva messa tutta per convincere gli elettori che il partito poteva ancora compiere la sua «missione impossibile», vincere il suo quarto mandato, con un programma a volte fortemente sbilanciato a sinistra e incentrato sul rafforzamento del servizio pubblico, sull'aumento del salario minimo e il sostegno alle famiglie in difficoltà. E a suo fianco era sceso in campo perfino il leader degli U2 Bono dichiarando che il leader laburista «è un grande attivista contro la povertà». I delegati gli avevano riservato un'incoraggiante ovazione, ma il giudizio dei giornali si è rivelato ancora una volta senz'appello. «Brown è un morto che cammina» aveva titolato il quotidiano londinese Evening Standard nel riportare i risultati dell'ultimo sondaggio che davano il Labour come terzo partito. «Non ci lasceremo maltrattare, anzi questo è il momento di controbattere e reagire - ha replicato il viceleader laburista Harriet Harman commentando la defezione del Sun - se c'è una cosa di cui questo giornale non sa assolutamente nulla è proprio della materia di cui mi occupo: le pari opportunità e l'eguaglianza. Se si occupa dei diritti delle donne lo fa nelle brevi», ha concluso sarcastica. E mentre Brown sottolinea di essere certo che i lettori del Sun baderanno più alla sostanza del suo programma che alle prese di posizione ufficiali del giornale, il leader dell'opposizione Cameron gongola per l'inversione di tendenza del quotidiano, sebbene l'appoggio al suo partito non sia stato ancora formalizzato. «I Tories devono fare di più per guadagnarsi la nostra fiducia» dichiarano al Sun e non c'è dubbio che gli uomini di Cameron si stiano già dando da fare.
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