mercoledì 7 ottobre 2009

Contro il burqa

"Non c'è niente di anti-islamico nel vietare il burqa per legge" di Cristiana Vivenzio

Integrazione double face. Da una parte i diritti di chi viene in Italia, la tutela della dignità della persona, il riconoscimento della libertà di espressione del proprio pensiero e del proprio credo religioso. Dall’altra le regole della convivenza civile, i doveri di chi è cittadino e di chi non lo è, il rispetto della legalità. In mezzo, coloro che fanno degli stranieri, dell’accoglienza, della solidarietà un uso politico. Che cedono alle lusinghe di un malinteso multiculturalismo, che rischia di danneggiare tutti. Per primi proprio quegli immigrati che si dice di voler tutelare. Non si può dire che Daniela Santanchè faccia parte della schiera dei politicamente corretti. L’ex parlamentare, leader del Movimento dell’Italia, chiede da anni il rispetto della legge 152 del 1975 che vieta di nascondere la testa, ha presentato proposte di legge in parlamento, manifesta continuamente per restituire alle donne musulmane quella dignità per cui hanno combattuto e vinto le donne occidentali, è stata persino aggredita, insultata minacciata neanche un mese fa a Milano, mentre si stava svolgendo una festa islamica per la fine del Ramadan, e pubblicamente accusata di "turbativa di funzione religiosa autorizzata".
Insomma, lei, che non è certo una che si risparmia quando si tratta di far valere i diritti delle donne musulmane, oggi non può non essere soddisfatta per la battaglia portata avanti dalla Lega contro il burqa (e il niqab). “Contentissima, già si è perso troppo tempo. Questa legge poteva essere stata approvata già due anni fa. Anche se oggi il clima politico è pronto”.
In sintesi, la Lega chiede misure dure contro chi viola la legge e gira con il volto completamente coperto, tanto da non rendere “difficoltoso e impossibile il riconoscimento”: arresto in flagranza, reclusione fino a 2 anni e multa di 2000 euro. In effetti, in Italia è reato girare con un passamontagna sulla testa. Lo stesso principio dovrebbe valere per le donne che vestono il burqa o il Niqab. Eppure c’è chi adduce motivazioni di natura religiosa e fa addirittura appello alla Bibbia laica per attaccare la Lega... “Lo ha detto anche Mohammed Said Tantawi, grande imam dell'università al Azhar del Cairo nei giorni scorsi: burqa e niqab non sono simboli religiosi. Il velo integrale va abolito nelle classi anche in Egitto. È un'abitudine che non ha nulla a che fare con la religione. E la sinistra, che oggi grida alla violazione della libertà religiosa, evidentemente non conosce il Corano, non l’ha mai letto né approfondito. Nel Corano non c’è versetto in cui si correli il principio religioso a quel tipo di vestizione della donna. È una pratica tribale, quasi al pari dell’infibulazione”.
Nello stesso momento in cui si comincia a parlare di cittadinanza, diritti degli immigrati e integrazione la Lega propone una legge anti-burqa. È una provocazione? E soprattutto, lei pensa che questa maggioranza voterà compatta questa volta? “Mi auguro che nessuno per fare il politicamente corretto con gli stranieri faccia il politicamente scorretto con gli italiani”.
E quindi? “Sono certa che qualcuno che voterà contro ci sarà. Ma a quel punto dovrà assumersene le responsabilità”.
E della cosiddetta cittadinanza breve, lei cosa pensa? “La trovo una follia. Sono fortemente contraria. Non è il momento. Prima si assicurino la sicurezza degli italiani, il rispetto di regole certe, la tutela della nostra cultura e della nostra lingua, poi si può iniziare a parlare di sveltire le pratiche per concedere agli stranieri di diventare cittadini italiani”. "Via il velo!", dunque, soprattutto quello dell'ipocrisia.

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