martedì 6 ottobre 2009

Cattolici

Carceri: marocchino convertito, minacciato di morte. Attualmente in isolamento a Aosta dopo violenze compagni cella

(ANSA) - AOSTA, 5 OTT
- Minacciato di morte dai parenti, seviziato quotidianamente da altri detenuti, terrorizzato dall'idea di essere perseguitato anche fuori dal carcere. E' la situazione che denuncia un ventinovenne marocchino, Mohamed Echamali, attualmente detenuto nella casa circondariale di Brissogne, che ha raccontato la sua vicenda in una lettera. Il giovane si trova ora nel reparto 'transito', isolato dal resto dei detenuti. ''Sono nato in Marocco, in una citta' piccola che si chiama Khouribga - racconta nella lettera - e quando sono arrivato in Italia nel 2000 ero di fede islamica; dopo qualche anno ho conosciuto la mia ex ragazza e a seguito di questa relazione sono diventato cattolico. I primi tempi andava tutto bene, ma quando la mia famiglia ha saputo del mio passaggio alla chiesa cattolica mi hanno minacciato di morte. In poche parole la mia morte fisica e' la via giusta per avere perdono di Allah 'Dio'; loro devono farlo perche' sono stati loro a crescere un figlio infedele come me, traditore dell'Islam''. ''Adesso mi trovo ristretto nel carcere di Aosta - prosegue - ma fra pochi giorni saro' trasferito perche' non posso piu' stare qui: i detenuti mi hanno picchiato con rabbia soltanto perche' vado in chiesa e non ho fatto il Ramadan come loro. Nel Corano la legge di 'Achariaa' condanna a morte le persone che fanno questo passaggio dall'Islam al Cattolicesimo 'Cristianesimo' e per questo motivo io ho chiesto la protezione umanitaria qui in Italia; quando usciro' dal carcere andro' davanti alla commissione per vedere se mi verra' concessa''. ''Ora - conclude - vivo nel terrore di essere ucciso o accoltellato. Tutti i giorni vivo nella paura; anche quando saro' libero ho paura di incontrare qualche fanatico religioso pronto a farmi del male''. Nella sua stessa situazione, sempre nel carcere di Aosta, si trova un altro detenuto che per ora ha deciso di non pubblicizzare la propria vicenda.

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