lunedì 9 marzo 2009

Una donna

Dichiarando infallibile il nostro Profeta e non permettendoci di mettere in discussione in alcun modo il suo insegnamento che si riperquote in ogni piega del nostro vivere, noi musulmani avevamo instaurato una tirannia immobile. Aderendo alle sue regole, che stabiliscono ciò che è permesso e ciò che non lo è, ci eravamo privati della libertà di pensare con la nostra testa e di agire in base alle nostre scelte. Intrappolavamo la morale di miliardi di persone nella stassa mentalità esistente nel deserto arabo del settimo secolo. Non eravamo solo servi di Allah, ne eravamo schiavi….. Mi ritrovai a pensare che il corano non fosse un libro sacro. Che fosse un documento storico, scritto da uomini centocinquantanni dopo la morte di Maometto. Una versione degli eventi molto tribale, molto araba. Che diffonde una cultura brutale, bigotta, ossessionata dal controllo delle donne, e feroce in guerra.

Nei giornali non si faceva che dire: "Sì, ma...". Studiosi sfornavano teorie sulla povertà che spingeva gli uomini al terrorismo; sul colonialismo e sul consumismo, sulla pop culture e sulla decadenza occidentale che, divorando la cultura del popolo, aveva causato la strage. Da parte mia sapevo bene che l'Africa è il continente più povero, e che la miseria non provoca il terrorismo; le persone veramente povere non sanno guardare più in là del loro pasto successivo, mentre i pochi intellettuali del Terzo Mondo, di solito, se la prendono con i loro stessi governi e, senza elaborare alcuna soluzione, fuggono in massa in Occidente. Lessi discorsi farneticanti di organizzazioni anti-razziste secondo cui in Olanda si era scatenata una terribile ondata di islamofobia, e si stava assistendo al riemergere dell'intimo atteggiamento razzista dell'olandese. Niente di questi pseudo-ragionamenti aveva minimamente a che fare con la realtà. Altri articoli davano la colpa all'appoggio "cieco" fornito a Israele dagli americani e ritenevano che ci sarebbero stati altri 11 settembre fino a che non fosse stato risolto il conflitto israelo-palestinese. Non credevo molto neanche a questa tesi. Io stessa, da adolescente, avrei esultato davanti all'attacco al World Trade Center, e la questione palestinese era lontanissima da me, a Nairobi. Se i dirottatori fossero stati diciannove palestinesi, forse avrei dato più peso all'argomento, ma le cose stavano diversamente. Nessuno di quegli uomini era povero. Nessuno di loro aveva lasciato una lettera dicendo che ci sarebbero stati altri attacchi finchè la Palestina non fosse stata libera. Io sapevo che c'era di mezzo la fede. Niente frustrazione, niente povertà, niente colonialismo, niente Israele: si tratta di fede religiosa, un biglietto di sola andata per il Paradiso.

Trovavo stupefacente constatare quanti autorevoli saggi musulmani avessero filosofato sulla precisa quantità di pelle femminile che si poteva scoprire senza turbare l'occhio maschile. Naturalmente quasi tutti si trovavano daccordo sul fatto che, una volta raggiunta la pubertà, tutte le parti del corpo della donna eccetto il volto e le mani dovessero essere coperte in presenza di qualunque uomo non appartenente alla più ristretta cerchia famigliare. Questo perchè la pelle nuda avrebbe involontariamente suscitato negli uomini una frenesia di eccitazione sessuale. Ma non tutti gli autori concordavano su quali parti del volto e delle mani della donna erano così ammalianti da dover essere celate. Alcuni sostenevano che gli occhi erano la fonte più forte di provocazione sessuale: quando il Corano diceva che le donne dovevano abbassare lo sguardo, intendeva in realtà che dovevano nascondere gli occhi. Un'altra scuola di pensiero sosteneva che la semplice vista delle labbra di una donna, specie se piene, giovani e sode, poteva gettare l'uomo in uno stato di eccitazione in grado di farlo peccare. Altri, invece, scrivevano pagine e pagine sulla curva sensuale del mento, su un naso grazioso o lunghe dita affusolate e sulla tendenza di certe donne a muovere le mani in modo eccessivamente seducente. Per giustificare ogni limitazione, si citava il Profeta. Ma quand'anche tutte le donne fossero state coperte dalla testa ai piedi, questo non bastava ancora: esisteva un'altra serie di divieti. I tacchi alti picchiettavano sul pavimento e potevano evocare nell'uomo l'immagine delle gambe femminili. Per evitare il peccato, le donne erano tenute a calzare scarpe piatte che non facessero rumore. Poi veniva il profumo: l'uso di qualunque tipo di fragranza gradevole, persino sapone o shampoo profumati, avrebbe distratto la mente degli uomini dall'adorazione di Allah provocando in loro fantasie peccaminose. Il modo più sicuro per non indurre i maschi in tentazione sembrava essere evitare ogni contatto con loro e restarsene a casa. I pensieri erotici peccaminosi degli uomini erano sempre imputabili alle donne che li avevano provocati.

[Brani tratti dal libro di Ayaan Hirsi Ali, Infedele]


Islam, Fitna, Wilders e l'ex terrorista islamico. Qui.

2 commenti:

sinedie ha detto...

Se mai c'è stato un post che si commenta da solo è questo. ed io non finirò mai di domandarmi perchè tu, Elly, posti così ed altre donne invece no.

Anonimo ha detto...

Dovrei copiarlo per intero il libro della Ali ma è così doloroso persino leggerlo. Non lo so perchè sono così io. Per educazione? I miei mi hanno dato libertà di scelta di pensiero e comportamento. E io ho scelto questa via che leggi scritta qui. Non so se sia giusta o sbagliata ma almeno ragiono con la mia testa. Io sono una che continua a pensare che l'uomo e la donna sono complementari e stanno insieme senza alcuna restrizione. Tutto qui.