Di aiuti ai disoccupati vale la pena parlare. Anzi, credo sia il terreno giusto per porre, alla sinistra ed ai sindacati, problemi ineludibili. Franceschini non ne ha il copyright, qui ne parliamo da tempo, sostenendo che gli aiuti pubblici devono difendere i lavoratori non i posti di lavoro, chi vuol produrre non chi se n’è dimostrato incapace. Abbiamo argomentato che la durezza della crisi è l’occasione per impostare questa rivoluzione sociale e culturale, perché gli ammortizzatori sociali, così come sono, risolvono poco e coprono le inefficienze, prolungando le difficoltà. Dire che si vogliono dare soldi ai disoccupati, però, è e resta una scemenza, una frase da comizio, se non s’imposta una politica coerente. Primo, perché non possiamo permetterci di spendere in deficit, dato che abbiamo già un debito mostruoso. Secondo, perché chi governa deve scegliere, non lanciare quattrini a casaccio. Un dato aiuta a capire molto: la gestione Inps relativa ai lavoratori a tempo determinato, come ricorda Giuliano Cazzola, è in attivo per sei miliardi l’anno. I soldi avanzano, ma li si prende per metterli nelle tasche dei pensionati. Togliamo ai non garantiti per dare ai garantiti. Tanto è vero che Enrico Letta si sente in dovere di dire: siamo disponibili ad una riforma del sistema pensionistico. Bene, ma sono proprio loro ad averlo voluto così, ingiusto. Il centro destra fece troppo poco, varando la riforma Maroni, ma il centro sinistra cancellò pure quella, mangiando i soldi dei precari. Il sindacato applaudì, tanto i lavoratori non li conosce, e protestammo solo noi. Se si vuole, finalmente, dare una mano ai non tutelati, si deve alzare l’età pensionabile e far cadere qualche privilegio. Se non si vuole che il sussidio diventi una pensione anticipata, si deve mettere mano alla riforma del lavoro. Se si vuole discutere con sindacati seri, che difendano i lavoratori e non se stessi, si deve dare applicazione all’articolo 39 della Costituzione. La sinistra è disposta a discutere di queste cose, relegando nel museo degli orrori le cose che ha detto e fatto fino a ieri mattina? Benissimo, sarà diventata di sinistra. Ma se Franceschini vuole un decreto, per foraggiare i presenti a spese dei posteri, allora sono quelli di sempre: democristiani fuori e comunisti dentro.
martedì 3 marzo 2009
Disoccupati e sussidi
di Davide Giacalone
Di aiuti ai disoccupati vale la pena parlare. Anzi, credo sia il terreno giusto per porre, alla sinistra ed ai sindacati, problemi ineludibili. Franceschini non ne ha il copyright, qui ne parliamo da tempo, sostenendo che gli aiuti pubblici devono difendere i lavoratori non i posti di lavoro, chi vuol produrre non chi se n’è dimostrato incapace. Abbiamo argomentato che la durezza della crisi è l’occasione per impostare questa rivoluzione sociale e culturale, perché gli ammortizzatori sociali, così come sono, risolvono poco e coprono le inefficienze, prolungando le difficoltà. Dire che si vogliono dare soldi ai disoccupati, però, è e resta una scemenza, una frase da comizio, se non s’imposta una politica coerente. Primo, perché non possiamo permetterci di spendere in deficit, dato che abbiamo già un debito mostruoso. Secondo, perché chi governa deve scegliere, non lanciare quattrini a casaccio. Un dato aiuta a capire molto: la gestione Inps relativa ai lavoratori a tempo determinato, come ricorda Giuliano Cazzola, è in attivo per sei miliardi l’anno. I soldi avanzano, ma li si prende per metterli nelle tasche dei pensionati. Togliamo ai non garantiti per dare ai garantiti. Tanto è vero che Enrico Letta si sente in dovere di dire: siamo disponibili ad una riforma del sistema pensionistico. Bene, ma sono proprio loro ad averlo voluto così, ingiusto. Il centro destra fece troppo poco, varando la riforma Maroni, ma il centro sinistra cancellò pure quella, mangiando i soldi dei precari. Il sindacato applaudì, tanto i lavoratori non li conosce, e protestammo solo noi. Se si vuole, finalmente, dare una mano ai non tutelati, si deve alzare l’età pensionabile e far cadere qualche privilegio. Se non si vuole che il sussidio diventi una pensione anticipata, si deve mettere mano alla riforma del lavoro. Se si vuole discutere con sindacati seri, che difendano i lavoratori e non se stessi, si deve dare applicazione all’articolo 39 della Costituzione. La sinistra è disposta a discutere di queste cose, relegando nel museo degli orrori le cose che ha detto e fatto fino a ieri mattina? Benissimo, sarà diventata di sinistra. Ma se Franceschini vuole un decreto, per foraggiare i presenti a spese dei posteri, allora sono quelli di sempre: democristiani fuori e comunisti dentro.
Di aiuti ai disoccupati vale la pena parlare. Anzi, credo sia il terreno giusto per porre, alla sinistra ed ai sindacati, problemi ineludibili. Franceschini non ne ha il copyright, qui ne parliamo da tempo, sostenendo che gli aiuti pubblici devono difendere i lavoratori non i posti di lavoro, chi vuol produrre non chi se n’è dimostrato incapace. Abbiamo argomentato che la durezza della crisi è l’occasione per impostare questa rivoluzione sociale e culturale, perché gli ammortizzatori sociali, così come sono, risolvono poco e coprono le inefficienze, prolungando le difficoltà. Dire che si vogliono dare soldi ai disoccupati, però, è e resta una scemenza, una frase da comizio, se non s’imposta una politica coerente. Primo, perché non possiamo permetterci di spendere in deficit, dato che abbiamo già un debito mostruoso. Secondo, perché chi governa deve scegliere, non lanciare quattrini a casaccio. Un dato aiuta a capire molto: la gestione Inps relativa ai lavoratori a tempo determinato, come ricorda Giuliano Cazzola, è in attivo per sei miliardi l’anno. I soldi avanzano, ma li si prende per metterli nelle tasche dei pensionati. Togliamo ai non garantiti per dare ai garantiti. Tanto è vero che Enrico Letta si sente in dovere di dire: siamo disponibili ad una riforma del sistema pensionistico. Bene, ma sono proprio loro ad averlo voluto così, ingiusto. Il centro destra fece troppo poco, varando la riforma Maroni, ma il centro sinistra cancellò pure quella, mangiando i soldi dei precari. Il sindacato applaudì, tanto i lavoratori non li conosce, e protestammo solo noi. Se si vuole, finalmente, dare una mano ai non tutelati, si deve alzare l’età pensionabile e far cadere qualche privilegio. Se non si vuole che il sussidio diventi una pensione anticipata, si deve mettere mano alla riforma del lavoro. Se si vuole discutere con sindacati seri, che difendano i lavoratori e non se stessi, si deve dare applicazione all’articolo 39 della Costituzione. La sinistra è disposta a discutere di queste cose, relegando nel museo degli orrori le cose che ha detto e fatto fino a ieri mattina? Benissimo, sarà diventata di sinistra. Ma se Franceschini vuole un decreto, per foraggiare i presenti a spese dei posteri, allora sono quelli di sempre: democristiani fuori e comunisti dentro.
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