MILANO - I primi risultati del voto referendario in Irlanda sul Trattato di Lisbona mostrano una vittoria dei sì: lo ha annunciato il ministro degli Esteri di Dublino, Micheal Martin, citato dal canale Rte. Questa volta gli europeisti sono di più, ha aggiunto il ministro, che ha definito i primi risultati «buoni per l'Irlanda». Netta la vittoria del sì nelle prime due delle 43 circoscrizioni irlandesi in cui sono state ultimate le operazioni di spoglio dei voti: gli elettori di Tipperary Sud - che l’hanno scorso avevano bocciato il Trattato - hanno approvato il referendum con il 68,42% delle preferenze, mentre a Kildare Nord i favorevoli sono arrivati al 76,19%; inoltre i primi risultati parziali nelle circoscrizioni di Dublino Centrale e Dublino Nordest - che lo scorso anno avevano respinto il Trattato - danno il sì al 56%. I risultati definitivi a livello nazionale si avranno nelle prossime ore. Nella consultazione del 12 giugno del 2008 gli irlandesi (tre milioni di aventi diritto al voto, l’1% degli elettori dell’Ue) avevano respinto il Trattato con il 53% di voti contrari, paralizzandone di fatto l’applicazione: stando alle ultime rilevazioni il sì potrebbe oggi contare sul 60% delle preferenze.
SODDISFAZIONE IN EUROPA - Il sì degli irlandesi al Trattato di Lisbona è una «buona notizia per l'Europa» e dimostra il loro «vero» impegno per il progetto europeo, ha affermato il presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek, commentando i dati che arrivano da Dublino sul referendum. Buzek, che si è detto molto contento degli esiti elettorali ha sottolineato che gli irlandesi hanno così confermato «il loro desiderio di essere al cuore dell'Europa». Soddisfatta anche il cancelliere tedesco Angela Merkel: «Mi voglio congratulare con il popolo irlandese per l'esito del referendum e anche con il mio collega Brian Cowen. Si tratta di un passo importante sulla strada del Trattato di Lisbona e posso dire che la Germania, nel giorno della Riunificazione, è molto lieta del risultato». Dall'Italia, il responsabile del Pd per la politica estera Piero Fassino ha parlato di «un voto che restituisce speranza e fiducia nell'Europa, che soltanto se saprà parlare con una voce sola e agire unita potrà far fronte alle sfide della globalizzazione e corrispondere alle attese dei cittadini».
I DUE PARTITI CONCORDI - Tre milioni di elettori ieri hanno votato per decidere la sorte della «mini costituzione» europea. I seggi hanno chiuso alle 22, dopo 15 ore di voto. L’affluenza alle urne avrebbe superato il 50%, almeno nella capitale Dublino. Entrambi i grandi partiti irlandesi erano favorevoli al sì. Consiglieri del primo ministro irlandese Brian Cowen e del suo partito, il Fianna Fail, hanno affermato che il sì dovrebbe vincere, anche se con non ampio margine: il 53 per cento. Il primo partito d’opposizione, il Fine Gael, ha effettuato un exit poll su mille elettori di 33 seggi elettorali e parla di una vittoria del sì con il 60 per cento (il 70% nella zona di Dublino), con un margine d’errore del 3 per cento. Fra i primi a recarsi alle urne per sostenere il sì la presidente dell’Irlanda Mary McAleese, e il primo ministro («Taoiseach») Brian Cowen, con la moglie Mary; poi i leader del Fine Gael, Enda Kenny, e del Labour, Eamon Gilmore. Il no riuniva i nazionalisti dello Sinn Fein e alcuni gruppetti cattolici conservatori o di estrema destar. Oltre al miliardario Declan Ganley, che l’anno scorso organizzò la campagna del no ma che quest’anno è stato indebolito dalla bruciante sconfitta alle elezioni europee, quando ha tentato di lanciarsi in politica.
IL VOTO DEL 2008 - Dopo il primo «no» irlandese del 2008 che paralizzò l’Europa Unita (già traumatizzata dalla bocciatura del Trattato Costituzionale) si riparte un’altra volta da Dublino. Con qualche speranza in più. Il testo di Lisbona dovrà essere adottato da tutti i 27 Paesi, ma l’Irlanda è l’unica tenuta per costituzione a pronunciarsi per referendum. Finora sono 24 i Paesi membri che hanno completato il processo di ratifica. Il presidente polacco Lech Kaczynski ha promesso la firma subito dopo il sì irlandese. In Repubblica Ceca invece la firma resta appesa a un ricorso in giustizia e alla buona volontà del presidente euroscettico Vaclav Klaus.
3 commenti:
Purtroppo sembra proprio che stavolta abbia vinto il si... poveri loro.
Restano poche speranze. Gli eurokommissar il consenso se non lo ottengono, lo comprano.
Hanno vinto i si col 67%. Quel voto in effetti la Ue lo ha comprato. Qualche giorno fa infatti è successo questo: http://eleonoraemme.blogspot.com/2009/09/do-ut-des.html e fino ad allora la vittoria del si era ancora molto molto incerta. Ora mancano i referendum di polonia e repubblica ceca...
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