sabato 3 ottobre 2009

Barack Hussein Obama

Obama, dilettante lavora a favore dell'atomica di Teheran da Carlo Panella

L’Iran continua a prendere in giro la comunità internazionale, continua a sviluppare la sua bomba atomica, continua a sperimentare missili intercontinentali che hanno senso solo se dotati di bomba atomica e che possono colpire non solo Israele, ma anche l’Europa e per di più di prende il gusto di prendere in giro la diplomazia mondiale con la trattativa, iniziata ieri a Ginevra. Trattativa che si rivelerà una perdita di tempo, come tutte quelle intavolate dal 2005 a oggi e lo si scoprirà quando sarà troppo tardi, perché già avrà la bomba atomica. Una spirale di arrendevolezza e dilettantismo, che ha un solo responsabile: Barack Obama. L’Iran con cui si continua a trattare, a cui si concedono tempi sempre più lunghi per arrivare al dunque (Obama aveva indicato fine settembre, ma ora si parla già di fine ottobre, poi si andrà oltre), è il paese che ha messo in funzione per anni una centrale atomica segreta vicino a Qom, prendendo in giro l’Onu, l’Aiea e il mondo intero. L’Iran di Khamenei e Ahmadinejad, non è un paese sprovveduto, la sua diplomazia, oggi con Mottaki – ministro degli Esteri e Jalil – plenipotenziario sul nucleare - è intelligente e raffinata. A Ginevra, ad esempio, ha tenuto banco con maestria degna di un esperto baro di poker. E’ arrivata al primo incontro bilaterale con un esponente Usa, il sottosegretario William Burns, dichiarando che mai avrebbe accettato anche solo di parlare di nucleare. Durante l’incontro, però, ha accettato subito di parlarne con una proposta spiazzante: dicendosi cioè disponibile a fare arricchire l’uranio per le sue centrali elettriche all’estero, anche negli Usa. Proposta che aveva sprezzantemente rifiutato un anno fa, quando l’avanzò l’Onu. Proposta che non cambia di una virgola il problema, perché il punto non è questo, ma l’accettazione di ispezioni a tappeto da parte dell’Aiea su tutti i siti iraniani (inclusi quelli segreti) per verificare che intanto le centrifughe iraniane non continuino a raffinare l’uranio arricchito che serve per la bomba atomica. Un gioco delle tre carte che però ha successo perché il suo interlocutore ha sbagliato in pieno l’analisi della crisi. Obama fa lo stesso errore di tanti suoi predecessori democratici, incluso F. D. Roosvelt che seguì la stessa trafila di trattative di pace con il Giappone di Hiro Hito, che solo servirono per dare a Tokio il tempo per sferrare il colpo a tradimento di Pearl Harbour. Obama crede che l’Iran di Khamenei punti solo a rafforzare la sua posizione di potenza regionale e che basti fargli concessioni su questo, per trovare una mediazione. Ma Khamenei non ha solo questo obbiettivo, la sua missione storica è esportare la rivoluzione islamica di Khomeini in Libano, in Palestina, nel Golfo, in tutto il mondo musulmano. Credere che Teheran possa accontentarsi di un riconoscimento del suo ruolo di potenza regionale, come crede Obama, significa fare lo stesso errore del laburista N. Chamberlain, che credette nel 1938 che sarebbe bastato riconoscere il ruolo di potenza alla Germania di Hitler – regalandogli la Cecoslovacchia - per salvare la pace. Ma Ahmadinejad e Khamenei - oltre all’odio per gli ebrei - in questo assomigliano a Hitler: sono degli apocalittici, vogliono imporre “l’Uomo Nuovo”, fuori dai loro confini, esattamente come lo fanno nelle loro città, massacrando l’opposizione dell’Onda Verde. Obama, insomma, si è messo sulla scia dei suoi predecessori: sino al 1990 tutte le guerre degli Usa, furono tutte lanciate da presidenti democratici, spesso come risposta tardiva dopo estenuanti trattative con l’avversario. Solo che Obama non mostra di avere la caratura di Roosevelt o di Kennedy, ma semmai quella del Carter indeciso a tutto (che subì ogni oltraggio da Khomeini, salvo poi lanciarsi in una demenziale avventura militare nel 1980, per liberare i diplomatici dell’ambasciata di Teheran). Non ci sarà da stupirsi quindi se – resosi conto di essere stato preso in giro - un giorno darà lui – e non Israele - l’ordine di lanciare i missili sulle centrali atomiche iraniane.

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