Non bisogna oscurare gli immigrati. La contessina Beatrice Borromeo, ex pasionaria di Santoro e oggi giornalista d’assalto nella repubblica travagliesca del “Fatto”, fa bene ad indignarsi a cinque colonne con vibrante articolo pubblicato sotto la maxi dicitura «inchiesta scomoda». Scomodissima, perbacco. E infatti finalmente abbiamo capito che cosa ci faceva quest’estate con il principe Pierre Casiraghi scomodamente a bordo del Pacha III, il 36 metri della famiglia reale di Monaco, uno dei più lussuosi yacht del mondo: scrutava l’orizzonte per avvistare i barconi dei clandestini. Ostriche, champagne e cannocchiale: non voleva lasciarsene scappare nemmeno una di quelle maledette carrette del mare. E per evitare che fossero oscurate cercava di illuminarle con il riflesso del suo collier. Brillanti e migranti, con gli occhi bagnati di lacrime e le labbra bagnate dal dom Perignon. I paparazzi, sciocchini, si sono affannati a seguirla da Montecarlo alle Isole Eolie, dal mar di Sicilia a Ponza, pensando di riuscire a immortalare la favola dell’estate, la contessa e il principe, un apostrofo di smeraldi fra le parole “t’amo”. Invece lei, no: lei era lì, sul Pacha III, solo per solidarietà con gli immigrati. E stava scomoda, scomodissima, come la sua inchiesta: sembrava felice mentre si faceva palpeggiare dal principe Pierre, sembrava rilassata mentre prendeva il sole in colorati bikini, ma in realtà stava male, perché si preoccupava dei clandestini. Era lì per loro. Non smetteva di pensarci un attimo, fra una tartina e una scomodissima flute. Per questo ieri ci ha dato dentro con l’indignazione. Ne aveva ben diritto, con tutto quello che ha sofferto quest’estate sul Pacha. Come si permette il governo Berlusconi di applicare la severa politica dei respingimenti degli irregolari? Perché non fa come il Principato dell’amato Pierre dove gli irregolari sono notoriamente accolti tutti a braccia aperte? E come si permette Mediaset di rinviare un servizio delle Iene che indagava su dieci immigrati dispersi? Insomma come si fa, come recita il titolo, ad «oscurare i migranti morti»? Per fortuna a vigilare c’è lei, la contessina democratica, figlia di Carlo Ferdinando Borromeo, discendente di San Carlo Borromeo, nipotina della contessa Marzotto, sorella di Lavinia, sposata con John Elkann e fidanzata con il principe Pierre Casiraghi; lei, passata da Chanel all’impegno sociale, dai diritti d’immagine ai diritti umani, dall’Elite Model Look ai problemi dei clandestini, finalmente in grado di capire che le carrette del mare non sono una sottomarca di Blumarine. Per fortuna c’è lei, appunto con sua protesta che si leva forte dal “Fatto” e fa vibrare l’aria, quasi come quando sullo yacht salta il tappo del Krug. Del resto, è evidente, la ragazza si deve impegnare assai. Deve dimostrare che trova così facilmente lavoro, dalla Rai al “Fatto”, per le sue capacità, mica per il casato. Si capisce. Se corre voce che il figlio di Bossi (“la trota”) prende un contrattino di consulenza al Parlamento europeo, tutti s’indignano; se il figlio di Mastella collabora col padre si aprono le lagne sul solito familismo amorale. Ma se la contessa Borromeo scavalca fior di precari, viene assunta prima come volto Tv e poi come redattrice in un quotidiano, è solo perché è molto brava. Ha fatto sicuramente tanta gavetta. E, soprattutto ha molto a cuore i clandestini: dicono che quando ne parli si scaldi e diventi focosa. Quasi focosa come nelle celebri foto con il fidanzato reale al Montecarlo Beach Club. «Ribelle, atea, di sinistra», la definiscono le biografie ufficiali. Qualche tempo fa al “Corriere della Sera” confidò di voler sposare un metalmeccanico. Purtroppo le è andata male: ha incontrato un principe. Per consolarsi scrive libri con Travaglio e riesce persino a passare come martire per un’intervista dalla Bignardi. Non è meraviglioso? Rocco, Barocco e Tarocco, la sua carriera di giornalista è assicurata. Se non sarà mai una redattrice modello, può sempre dire di essere una modella redattrice. Con lei come protettrice nessun immigrato avrà più nulla da temere: un tozzo di pane e un bicchiere di Veuve Clicquot non si negano a nessuno. Clandestini sì, ma trattati scomodamente da Pacha.
venerdì 25 settembre 2009
Ragazze
La contessina Borromeo piange i clandestini dallo yacht di Mario Giordano
Non bisogna oscurare gli immigrati. La contessina Beatrice Borromeo, ex pasionaria di Santoro e oggi giornalista d’assalto nella repubblica travagliesca del “Fatto”, fa bene ad indignarsi a cinque colonne con vibrante articolo pubblicato sotto la maxi dicitura «inchiesta scomoda». Scomodissima, perbacco. E infatti finalmente abbiamo capito che cosa ci faceva quest’estate con il principe Pierre Casiraghi scomodamente a bordo del Pacha III, il 36 metri della famiglia reale di Monaco, uno dei più lussuosi yacht del mondo: scrutava l’orizzonte per avvistare i barconi dei clandestini. Ostriche, champagne e cannocchiale: non voleva lasciarsene scappare nemmeno una di quelle maledette carrette del mare. E per evitare che fossero oscurate cercava di illuminarle con il riflesso del suo collier. Brillanti e migranti, con gli occhi bagnati di lacrime e le labbra bagnate dal dom Perignon. I paparazzi, sciocchini, si sono affannati a seguirla da Montecarlo alle Isole Eolie, dal mar di Sicilia a Ponza, pensando di riuscire a immortalare la favola dell’estate, la contessa e il principe, un apostrofo di smeraldi fra le parole “t’amo”. Invece lei, no: lei era lì, sul Pacha III, solo per solidarietà con gli immigrati. E stava scomoda, scomodissima, come la sua inchiesta: sembrava felice mentre si faceva palpeggiare dal principe Pierre, sembrava rilassata mentre prendeva il sole in colorati bikini, ma in realtà stava male, perché si preoccupava dei clandestini. Era lì per loro. Non smetteva di pensarci un attimo, fra una tartina e una scomodissima flute. Per questo ieri ci ha dato dentro con l’indignazione. Ne aveva ben diritto, con tutto quello che ha sofferto quest’estate sul Pacha. Come si permette il governo Berlusconi di applicare la severa politica dei respingimenti degli irregolari? Perché non fa come il Principato dell’amato Pierre dove gli irregolari sono notoriamente accolti tutti a braccia aperte? E come si permette Mediaset di rinviare un servizio delle Iene che indagava su dieci immigrati dispersi? Insomma come si fa, come recita il titolo, ad «oscurare i migranti morti»? Per fortuna a vigilare c’è lei, la contessina democratica, figlia di Carlo Ferdinando Borromeo, discendente di San Carlo Borromeo, nipotina della contessa Marzotto, sorella di Lavinia, sposata con John Elkann e fidanzata con il principe Pierre Casiraghi; lei, passata da Chanel all’impegno sociale, dai diritti d’immagine ai diritti umani, dall’Elite Model Look ai problemi dei clandestini, finalmente in grado di capire che le carrette del mare non sono una sottomarca di Blumarine. Per fortuna c’è lei, appunto con sua protesta che si leva forte dal “Fatto” e fa vibrare l’aria, quasi come quando sullo yacht salta il tappo del Krug. Del resto, è evidente, la ragazza si deve impegnare assai. Deve dimostrare che trova così facilmente lavoro, dalla Rai al “Fatto”, per le sue capacità, mica per il casato. Si capisce. Se corre voce che il figlio di Bossi (“la trota”) prende un contrattino di consulenza al Parlamento europeo, tutti s’indignano; se il figlio di Mastella collabora col padre si aprono le lagne sul solito familismo amorale. Ma se la contessa Borromeo scavalca fior di precari, viene assunta prima come volto Tv e poi come redattrice in un quotidiano, è solo perché è molto brava. Ha fatto sicuramente tanta gavetta. E, soprattutto ha molto a cuore i clandestini: dicono che quando ne parli si scaldi e diventi focosa. Quasi focosa come nelle celebri foto con il fidanzato reale al Montecarlo Beach Club. «Ribelle, atea, di sinistra», la definiscono le biografie ufficiali. Qualche tempo fa al “Corriere della Sera” confidò di voler sposare un metalmeccanico. Purtroppo le è andata male: ha incontrato un principe. Per consolarsi scrive libri con Travaglio e riesce persino a passare come martire per un’intervista dalla Bignardi. Non è meraviglioso? Rocco, Barocco e Tarocco, la sua carriera di giornalista è assicurata. Se non sarà mai una redattrice modello, può sempre dire di essere una modella redattrice. Con lei come protettrice nessun immigrato avrà più nulla da temere: un tozzo di pane e un bicchiere di Veuve Clicquot non si negano a nessuno. Clandestini sì, ma trattati scomodamente da Pacha.
Non bisogna oscurare gli immigrati. La contessina Beatrice Borromeo, ex pasionaria di Santoro e oggi giornalista d’assalto nella repubblica travagliesca del “Fatto”, fa bene ad indignarsi a cinque colonne con vibrante articolo pubblicato sotto la maxi dicitura «inchiesta scomoda». Scomodissima, perbacco. E infatti finalmente abbiamo capito che cosa ci faceva quest’estate con il principe Pierre Casiraghi scomodamente a bordo del Pacha III, il 36 metri della famiglia reale di Monaco, uno dei più lussuosi yacht del mondo: scrutava l’orizzonte per avvistare i barconi dei clandestini. Ostriche, champagne e cannocchiale: non voleva lasciarsene scappare nemmeno una di quelle maledette carrette del mare. E per evitare che fossero oscurate cercava di illuminarle con il riflesso del suo collier. Brillanti e migranti, con gli occhi bagnati di lacrime e le labbra bagnate dal dom Perignon. I paparazzi, sciocchini, si sono affannati a seguirla da Montecarlo alle Isole Eolie, dal mar di Sicilia a Ponza, pensando di riuscire a immortalare la favola dell’estate, la contessa e il principe, un apostrofo di smeraldi fra le parole “t’amo”. Invece lei, no: lei era lì, sul Pacha III, solo per solidarietà con gli immigrati. E stava scomoda, scomodissima, come la sua inchiesta: sembrava felice mentre si faceva palpeggiare dal principe Pierre, sembrava rilassata mentre prendeva il sole in colorati bikini, ma in realtà stava male, perché si preoccupava dei clandestini. Era lì per loro. Non smetteva di pensarci un attimo, fra una tartina e una scomodissima flute. Per questo ieri ci ha dato dentro con l’indignazione. Ne aveva ben diritto, con tutto quello che ha sofferto quest’estate sul Pacha. Come si permette il governo Berlusconi di applicare la severa politica dei respingimenti degli irregolari? Perché non fa come il Principato dell’amato Pierre dove gli irregolari sono notoriamente accolti tutti a braccia aperte? E come si permette Mediaset di rinviare un servizio delle Iene che indagava su dieci immigrati dispersi? Insomma come si fa, come recita il titolo, ad «oscurare i migranti morti»? Per fortuna a vigilare c’è lei, la contessina democratica, figlia di Carlo Ferdinando Borromeo, discendente di San Carlo Borromeo, nipotina della contessa Marzotto, sorella di Lavinia, sposata con John Elkann e fidanzata con il principe Pierre Casiraghi; lei, passata da Chanel all’impegno sociale, dai diritti d’immagine ai diritti umani, dall’Elite Model Look ai problemi dei clandestini, finalmente in grado di capire che le carrette del mare non sono una sottomarca di Blumarine. Per fortuna c’è lei, appunto con sua protesta che si leva forte dal “Fatto” e fa vibrare l’aria, quasi come quando sullo yacht salta il tappo del Krug. Del resto, è evidente, la ragazza si deve impegnare assai. Deve dimostrare che trova così facilmente lavoro, dalla Rai al “Fatto”, per le sue capacità, mica per il casato. Si capisce. Se corre voce che il figlio di Bossi (“la trota”) prende un contrattino di consulenza al Parlamento europeo, tutti s’indignano; se il figlio di Mastella collabora col padre si aprono le lagne sul solito familismo amorale. Ma se la contessa Borromeo scavalca fior di precari, viene assunta prima come volto Tv e poi come redattrice in un quotidiano, è solo perché è molto brava. Ha fatto sicuramente tanta gavetta. E, soprattutto ha molto a cuore i clandestini: dicono che quando ne parli si scaldi e diventi focosa. Quasi focosa come nelle celebri foto con il fidanzato reale al Montecarlo Beach Club. «Ribelle, atea, di sinistra», la definiscono le biografie ufficiali. Qualche tempo fa al “Corriere della Sera” confidò di voler sposare un metalmeccanico. Purtroppo le è andata male: ha incontrato un principe. Per consolarsi scrive libri con Travaglio e riesce persino a passare come martire per un’intervista dalla Bignardi. Non è meraviglioso? Rocco, Barocco e Tarocco, la sua carriera di giornalista è assicurata. Se non sarà mai una redattrice modello, può sempre dire di essere una modella redattrice. Con lei come protettrice nessun immigrato avrà più nulla da temere: un tozzo di pane e un bicchiere di Veuve Clicquot non si negano a nessuno. Clandestini sì, ma trattati scomodamente da Pacha.
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2 commenti:
Ma che testa di c****..., si merita solo questo epiteto la stronzetta.
Eh, se non è ipocrisia questa...
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