Milano - "Criminali comuni", così il procuratore aggiunto di Milano ha definito gli agenti della Cia che sequestrarono a Milano l'imam estremista Abu Omar. Iniziando la sua requisitoria contro gli agenti segreti americani e italiani accusati di sequestro di persona aggravato, il magistrato ha sostenuto che la rendition organizzata nel febbraio 2003 danneggiò gravemente le stesse indagini che la Digos milanese stava conducendo a carico di Abu Omar, il predicatore radicale che nella mosche milanese di via Quaranta gestiva il flusso di mujaeddin e di aspiranti attentatori suicidi da inviare nei campi di addestramento. Sarà, ha detto Spataro, una lunga requisitoria che solo alla fine arriverà ad affrontare il nodo cruciale del processo: la posizione degli imputati italiani, ovvero l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, il suo braccio destro dell'epoca Marco Mancini e altri 007 accusati di avere fornito sostegno all'operazione della Cia, o quantomeno di avere dato ad essa il loro benestare. Su tutti questi temi, come è noto, la Corte Costituzionale ha confermato il segreto di stato apposto sia dai governi Prodi che Berlusconi, sostenendo che le esigenze di sicurezza nazionale (e quindi di tutela delle attività dell'intelligence) prevalgono su quelle dell'azione giudiziaria. Ma Spataro si appresterebbe comunque a chiedere la condanna degli uomini dell'ex Sismi: a sostenerlo è il primo numero del Fatto Quotidiano, che anticipa i contenuti della requisitoria. Secondo il giornale, la Procura riterrebbe che per chiedere la condanna degli agenti segreti italiani siano sufficiente gli elementi di prova sopravvissuti alla apposizione del segreto di Stato. Per conoscere esattamente i contenuti di questa parte della requisitoria, però, bisognerà attendere le prossime udienze, perchè ben difficilmente la giornata di oggi sarà sufficiente alla Procura per sviluppare una ricostruzione del "caso Abu Omar" che si annuncia assai meticolosa. E che nella prima parte ha permesso a Spataro di ricostruire la disinvoltura quasi surreale con cui la squadra della Cia incaricata del rapimento si lasciò alle spalle una lunga serie di tracce nei giorni dei preparativi: "Le stesse schede telefoniche che risultano presenti e utilizzate a Milano nelle zone dove si trovano alcuni noti alberghi, nei giorni del fine settimana risultano attive in altre città dove gli imputati si spostano. Un gruppo si reca a La Spezia, un altro a Venezia, due in una romantica località di montagna, Chiesa Valmalenco". Una disinvoltura che, secondo l'accusa, si spiega soltanto con l'impunità di cui gli agenti Cia si sentivano sicuri.
mercoledì 23 settembre 2009
Barzellette filoislamiche
Abu Omar, Spataro: "Gli agenti della Cia criminali comuni" di Luca Fazzo
Milano - "Criminali comuni", così il procuratore aggiunto di Milano ha definito gli agenti della Cia che sequestrarono a Milano l'imam estremista Abu Omar. Iniziando la sua requisitoria contro gli agenti segreti americani e italiani accusati di sequestro di persona aggravato, il magistrato ha sostenuto che la rendition organizzata nel febbraio 2003 danneggiò gravemente le stesse indagini che la Digos milanese stava conducendo a carico di Abu Omar, il predicatore radicale che nella mosche milanese di via Quaranta gestiva il flusso di mujaeddin e di aspiranti attentatori suicidi da inviare nei campi di addestramento. Sarà, ha detto Spataro, una lunga requisitoria che solo alla fine arriverà ad affrontare il nodo cruciale del processo: la posizione degli imputati italiani, ovvero l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, il suo braccio destro dell'epoca Marco Mancini e altri 007 accusati di avere fornito sostegno all'operazione della Cia, o quantomeno di avere dato ad essa il loro benestare. Su tutti questi temi, come è noto, la Corte Costituzionale ha confermato il segreto di stato apposto sia dai governi Prodi che Berlusconi, sostenendo che le esigenze di sicurezza nazionale (e quindi di tutela delle attività dell'intelligence) prevalgono su quelle dell'azione giudiziaria. Ma Spataro si appresterebbe comunque a chiedere la condanna degli uomini dell'ex Sismi: a sostenerlo è il primo numero del Fatto Quotidiano, che anticipa i contenuti della requisitoria. Secondo il giornale, la Procura riterrebbe che per chiedere la condanna degli agenti segreti italiani siano sufficiente gli elementi di prova sopravvissuti alla apposizione del segreto di Stato. Per conoscere esattamente i contenuti di questa parte della requisitoria, però, bisognerà attendere le prossime udienze, perchè ben difficilmente la giornata di oggi sarà sufficiente alla Procura per sviluppare una ricostruzione del "caso Abu Omar" che si annuncia assai meticolosa. E che nella prima parte ha permesso a Spataro di ricostruire la disinvoltura quasi surreale con cui la squadra della Cia incaricata del rapimento si lasciò alle spalle una lunga serie di tracce nei giorni dei preparativi: "Le stesse schede telefoniche che risultano presenti e utilizzate a Milano nelle zone dove si trovano alcuni noti alberghi, nei giorni del fine settimana risultano attive in altre città dove gli imputati si spostano. Un gruppo si reca a La Spezia, un altro a Venezia, due in una romantica località di montagna, Chiesa Valmalenco". Una disinvoltura che, secondo l'accusa, si spiega soltanto con l'impunità di cui gli agenti Cia si sentivano sicuri.
Milano - "Criminali comuni", così il procuratore aggiunto di Milano ha definito gli agenti della Cia che sequestrarono a Milano l'imam estremista Abu Omar. Iniziando la sua requisitoria contro gli agenti segreti americani e italiani accusati di sequestro di persona aggravato, il magistrato ha sostenuto che la rendition organizzata nel febbraio 2003 danneggiò gravemente le stesse indagini che la Digos milanese stava conducendo a carico di Abu Omar, il predicatore radicale che nella mosche milanese di via Quaranta gestiva il flusso di mujaeddin e di aspiranti attentatori suicidi da inviare nei campi di addestramento. Sarà, ha detto Spataro, una lunga requisitoria che solo alla fine arriverà ad affrontare il nodo cruciale del processo: la posizione degli imputati italiani, ovvero l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, il suo braccio destro dell'epoca Marco Mancini e altri 007 accusati di avere fornito sostegno all'operazione della Cia, o quantomeno di avere dato ad essa il loro benestare. Su tutti questi temi, come è noto, la Corte Costituzionale ha confermato il segreto di stato apposto sia dai governi Prodi che Berlusconi, sostenendo che le esigenze di sicurezza nazionale (e quindi di tutela delle attività dell'intelligence) prevalgono su quelle dell'azione giudiziaria. Ma Spataro si appresterebbe comunque a chiedere la condanna degli uomini dell'ex Sismi: a sostenerlo è il primo numero del Fatto Quotidiano, che anticipa i contenuti della requisitoria. Secondo il giornale, la Procura riterrebbe che per chiedere la condanna degli agenti segreti italiani siano sufficiente gli elementi di prova sopravvissuti alla apposizione del segreto di Stato. Per conoscere esattamente i contenuti di questa parte della requisitoria, però, bisognerà attendere le prossime udienze, perchè ben difficilmente la giornata di oggi sarà sufficiente alla Procura per sviluppare una ricostruzione del "caso Abu Omar" che si annuncia assai meticolosa. E che nella prima parte ha permesso a Spataro di ricostruire la disinvoltura quasi surreale con cui la squadra della Cia incaricata del rapimento si lasciò alle spalle una lunga serie di tracce nei giorni dei preparativi: "Le stesse schede telefoniche che risultano presenti e utilizzate a Milano nelle zone dove si trovano alcuni noti alberghi, nei giorni del fine settimana risultano attive in altre città dove gli imputati si spostano. Un gruppo si reca a La Spezia, un altro a Venezia, due in una romantica località di montagna, Chiesa Valmalenco". Una disinvoltura che, secondo l'accusa, si spiega soltanto con l'impunità di cui gli agenti Cia si sentivano sicuri.
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