mercoledì 30 settembre 2009

Mezzaluna24ore

Il Sole tramonta a sinistra.

La mutazione genetica del Sole 24 Ore prosegue inarrestabile. Trattasi di rivoluzione culturale, poiché tutto ha inizio dal prestigioso inserto domenicale del quotidiano di Confindustria. Il quale, inesorabilmente e neppure troppo lentamente, sta cambiando testata. Ecco nascere sotto gli occhi dei lettori - che si suppongono essere affermati professionisti, finanzieri, imprenditori - La Mezzaluna 24 Ore. La conferma è un bell’articolo a tutta pagina comparso due giorni fa, che strizzava più di un occhio all’islam. Ma andiamo con ordine. Il numero zero del “nuovo giornale” l’avevamo letto il 30 agosto scorso, quando le pagine culturali del foglio diretto da Gianni Riotta (che agli albori della carriera frequentò la redazione del Manifesto) titolarono in prima pagina «invidia del Ramadan», spiegando che il digiuno rituale dei musulmani è «una prova di forza e coerenza che sconcerta i cattolici». I quali cattolici non possono fare altro che sciogliersi nell’incondizionata ammirazione. Peccato che poi l’articolo sottostante di Pascal Bruckner - come scrisse Andrea Morigi su queste pagine - sostenesse tutt’altra tesi: non a caso si tratta del filosofo che da anni bacchetta la mania - tutta occidentale - di autocompiangersi e virare sul terzomondismo per eliminare il senso di colpa verso i “dannati della Terra”. Insomma, l’invidia per il Ramadan la sentivano solo al Sole, pardon, alla Mezzaluna. A corredo di quel pezzo c’era pure un’intervista al Gran Muftì di Bosnia, Mustafà Ceric, il quale tutto soddisfatto affermava: «La storia dimostra che l’islam ha contribuito in maniera determinante alla nascita dell’Umanesimo e del Rinascimento europei. Basti pensare alle opere dei filosofi musulmani del XII secolo, per esempio ad Averroè e al suo razionalismo». Già, peccato che quando uno studioso francese, Sylvain Gouguenheim, ha provato ad avanzare qualche dubbio sull’effettivo apporto dell’islam al risveglio della cultura europea sia stato accusato di “islamofobia” e zittito. Persino il titolo del suo libro, in edizione italiana Rizzoli, è stato stravolto, rigirato in senso pro-musulmano. Veniamo a domenica scorsa. Nicla Vassallo firma un articolone intitolato: «Se il velo ritorna di moda», nel quale si spiega che il nuovo trend in voga fra le giovani musulmane è quello di coprirsi il capo. Nel testo si smontano alcuni «pregiudizi». Ovvero: «La donna ineluttabilmente schiava della propria cieca fede “maschilista”, la donna simbolo di una religione misogina che si esprime innanzitutto nel Corano (ma è davvero così?), la donna per cui la sessualità si elegge senza eccezione a tabù, la donna che occorre affrancare da leggi ultrapatriarcali». L’autrice ammette che «è vero, quando il velo è burka, si nasconde il volto delle donne attraverso una sorta di maschera, il che significa negare loro un volto umano». Ma neppure questa è una discriminazione. Infatti «non è solo il volto a conferire umanità alle donne, bensì qualcosa di assai più complesso». Provate adesso voi a convincere vostra moglie a girare con un passamontagna, dopo averle spiegato: cara, anche se ti oscuri completamente il viso sei femminile lo stesso, lo dice l’inserto culturale più importante d’Italia. Quanto alla cultura patriarcale, basta scorrere le pagine dei quotidiani e fermarsi su quelle dedicate alla giovane Sanaa, massacrata dal padre perché si comportava da occidentale. La madre della ragazza (che non occorre «affrancare da leggi ultrapatriarcali», perché son tutti pregiudizi) ha pure difeso l’assassino. Ma l’approdo a posizioni da sinistra radicale sulla questione islamica non è l’unica caratteristica delle pagine rosa dirette da Gianni Riotta. Il giornale confindustriale, alla faccia dei padroni, tede un po’ anche al rosso. In questo caso la testata viene sostituita: via La Mezzaluna 24 Ore, spazio al Il Sole dell’avvenire (no, Dino Boffo non c’entra). C’è posto anche per le requisitorie dei precari, rappresentate (sempre domenica 30 agosto) dal cantante della rockband alternativa e radical chic Baustelle. Francesco Bianconi, questo il nome del musicista, ha invitato «gli intellettuali che possono permetterselo, cioè quelli affermati» a lasciare l’Italia, tetro feudo berlusconiano.L’idea è stata fatta propria dal sito scrittoriprecari.wordpress.com e rilanciata sul Sole da Marco Filoni, secondo il quale «bisogna ascoltare questi giovani» e accodarsi al consueto piagnisteo intellettuale sull’andarsene o meno dal Paese. Il fatto è che poi nessuno parte, tutti preferiscono rimanere e indignarsi. Come si spiegano queste prese di posizione del quotidiano di Confindustria? Forse hanno ascoltato la canzone di successo dei Baustelle intitolata Il liberismo ha i giorni contati. E si preparano alla nuova era.

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