mercoledì 30 settembre 2009

Cittadinanza

Cittadinanza. Quella proposta? Una mina per il Pdl

La proposta di legge presentata a Montecitorio in tema di acquisto della cittadinanza da Andrea Sarubbi, del Partito democratico, e da Benedetto Granata, del Popolo della libertà, ex Alleanza nazionale, ha tutte le caratteristiche - spiace dirlo - per essere considerata dall'opinione pubblica e dalla classe politica la classica iniziativa legislativa della discordia. È stata presentata il 30 luglio scorso e il presidente della Commissione affari costituzionali della Camera, Donato Bruno, nella seduta del 16 settembre non ha fatto altro che accorparla alle tante altre. È bene sapere infatti che la proposta di legge in questione non ha il pregio dell'originalità. Un po' perché si aggiunge buona ultima alle altre concernenti il medesimo argomento. E un po' perché a grandi linee ricalca la proposta di legge Bressa e altri. Tutti, quando si dice il caso, rigorosamente appartenenti al Partito democratico.Presentata solo di recente, la creatura legislativa scritta a quattro mani da Sarubbi e Granata, per la serie «attenti a quei due», è stata discussa prima ancora che fosse stampata. E i rilievi mossi dal centrodestra, o per meglio dire dalla sua parte maggioritaria, sono di forma e di sostanza. Sotto il primo riguardo Ernesto Galli della Loggia sul Corriere di ieri ha osservato - a costo di apparire fin troppo ingenuo, secondo le sue stesse parole - che gli piace credere che, «poiché circa il modo come si diventa cittadini della Repubblica è bene che siano d'accordo il maggior numero d'italiani, una volta tanto esponenti della destra e sinistra lo abbiano capito, e una volta tanto abbiano agito di conseguenza». Fatto sta che l'autore dell'articolo prende un granchio grosso così. Sia chiaro, la dialettica parlamentare è sempre auspicabile. È bene che dalla tesi degli uni e dall'antitesi degli altri scaturisca una sintesi. Opera di una maggioranza più ampia di quella ministeriale. Ma una cosa è il traguardo e altra cosa disporsi ai nastri di partenza. In quest'ultimo caso, salvo che si tratti di cosucce dozzinali o di iniziative assolutamente personali che lasciano il tempo che trovano, ogni gruppo parlamentare si presenta in campo con le proprie bandiere. Belle o brutte che siano. Qui invece andrebbe scimmiottata la frase usata dal tenentino Alberto Sordi nel colloquio telefonico con il suo superiore all'indomani del tragico 8 settembre. La sensazione, magari sbagliata finché si vuole, è che un americano e un tedesco, cioè Sarubbi e Granata, si siano messi d'accordo per forzare la mano, se non addirittura per inguaiare di brutto un centrodestra che è assai più tiepido del centrosinistra nel concedere con una certa larghezza la cittadinanza agli immigrati extracomunitari. Questa iniziativa legislativa, intendiamoci, a leggerla con la dovuta attenzione è meno scandalosa di quanto possa apparire. Da una parte persegue l'obiettivo dell'integrazione e dall'altra non fa propria la logica del todos caballeros. Un cavalierato che, come un sigaro, non si nega a nessuno.E pur tuttavia solo chi è di una ingenuità disarmante, o peggio vagheggia nuovi scenari a tutt'oggi imprevedibili, con ogni probabilità un salto nel buio, può perorare oggi come oggi la causa di una simile iniziativa legislativa. Una mina che se non disinnescata a dovere e messa per il momento in un cassetto, può far saltare in aria la maggioranza e con essa il governo. Ai tonti e ai finti tonti in servizio permanente effettivo ci permettiamo di rivolgere una semplice domanda: a chi giova?

1 commenti:

Nessie ha detto...

E' evidente che su questo banco di prova si vuole far saltare il fgoverno, poiché la Lega non cederà mai. Giova ai soliti becchini che sono lì per far scempio di cadavere eccellente (cioè di Belrusconi). Ecco a chi giova. La mina può essere disinnescata
a) mettendo una pioggia di emendamenti.
b) non mettendo il disegno di legge nemmeno in agenda dato che il problema più importante per gli Italiani è l'occupazione.