martedì 22 settembre 2009

Integrazione

Immigrazione. Forza che ci stiamo integrando di Nicolò Vergata

Per la fine del Ramadan migliaia e migliaia di musulmani (islamici, marocchini, senegalesi, siriani, Bangladesh, albanesi, bosniaci, ecc.) immigrati e residenti a Mestre, domenica scorsa sono usciti di casa vestiti a festa e sono andati a pregare, armati di tappetino regolamentare, nel grande centro islamico di via Ponzani o nelle altre innumerevoli sedi loro riservate. Le rare donne islamiche presenti ai festeggiamenti, vigendo il divieto coranico di pregare assieme agli uomini, si sono dovute accontentare di una piccola sala riservata a loro. Così in tutto il Veneto: strade bloccate alle auto per l’immenso sciame di immigrati musulmani che festeggiavano la fine del Ramadan: paesini a soqquadro perché gli immigrati sono il triplo degli autoctoni residenti; piazze gremite di corpi genuflessi, cantilene di Imam;… Ma a Jesolo (famosa città balneare dell’alto Adriatico, a due passi da Venezia), abbiamo fatto ancora di meglio: a circa cinquecento di loro, residenti nella città turistica (milioni di turisti d’estate, deserta d’inverno e perciò piena di posti letto e di immigrati) abbiamo fatto trovare un bel locale, di adeguate dimensioni, dove festeggiare la fine del Ramadan. Promotori: un consigliere comunale di “Sinistra e libertà” (Salvatore Esposito, dalle chiare origini non venete), un consigliere comunale del Pd (Roberto Rugolotto) e con la partecipazione straordinaria, su gentile invito, del sindaco (Calzavara) del Pdl. Grande mangiata con piatti tipici dei vari paesi di origine e alle ore 12 in punto, la festa “Eid Mubarak”. Non si sa chi ha pagato vitto e alloggio, ma si può ben immaginare. Altro che Pasqua cattolica con il solito agnello o con l’insipido tacchino. Qui il peperoncino correva a fiumi. La fine del Ramadan è molto più saporita. I nostri concittadini rappresentanti politici locali non si sono potuti stendere sul tappeto in preghiera di Allah, solo perché Jesolo ha un clima molto umido e tutti hanno mal di schiena e reumatismi. Evviva, ci stiamo integrando bene. Loro con noi? Ma stai scherzando? Noi con loro. L’italiano non è quello che quando va in giro nel mondo cerca con patetici gesti o miserevoli tentativi verbali di farsi capire… nella lingua del posto? (ricordate il “noio vulevon” di Toto?). Vuoi mettere un inglese, un tedesco, un francese? Quando vengono da noi o li capisci nella loro lingua o se non capisci peggio per te. Al massimo sanno dire “pizza” o “spaghetti. Solo noi italiani abbiamo questa disponibilità di venir loro incontro. Ed ora questa disponibilità congenita la usiamo per integrarci noi nei loro costumi e, temo, prima o poi anche nel loro credo religioso. Ah, questa sinistra nostrana: pur di reclutare bandiere rosse da far prima sfilare nelle piazze, poi dargli cittadinanza e poi il voto (a sinistra), tale da riempire il crollo politico, sono disposti anche a farsi crescere la barba, vestirsi col pigiama , chiudere moglie e figlie in casa (quest’ultima cosa in fondo sarebbe il male minore…), non bere vino e non mangiare più salame (questa è molto più dura!). Mentre noi festeggiavamo la fine del Ramadan, la povera Santanchè si prendeva a Roma un sacco di botte dai musulmani, solo perché voleva convincere le donne col burka a toglierselo come segno di emancipazione dal maschio dominante. Insomma, mettiamoci il cuore in pace. Saremo noi ad integrarci, non loro. E quando saremo bene integrati potremo finalmente sgozzare nostra moglie (e perché no? Mentre ci siamo anche la suocera) perché si è messa i pantaloni o nostra figlia, perché non veste il Burka o perché vuole sposarsi con un concittadino italiano. Questo sì che è progresso, multiculturalismo, ricchezza civile che assimiliamo dai popoli più evoluti di noi e che da ignoranti e selvaggi quali siamo li respingiamo a mare.

0 commenti: