Tutti cittadini! Gheddafi ha appena detto che i Paesi ex-colonialisti dovrebbero prendere esempio dall’Italia e indennizzare in qualche modo le ex-colonie, che Sarkozy ha subito dato fondo a tutti sensi di colpa occidentali manco ai tempi di Frantz Fanon e dei Dannati della Terra, offrendo come risarcimento il passaporto francese agli algerini nati prima del 1962: data in cui gli Accordi di Evian concessero l’indipendenza a quello che all’epoca era territorio metropolitano francese. Per lo meno, così ha scritto il quotidiano algerino el-Khabar, citando fonti diplomatiche.
Stando a queste indiscrezioni, infatti, il presidente francese starebbe solo aspettando di sondare un po’ di esponenti dell’élite algerina, per capire come la legge potrebbe essere accolta. Già negli anni ’90, del resto, un progetto analogo fu rinviato sine die quando si sparse la voce che l’ambasciata francese ad Algeri stava già raccogliendo i dossier dei potenziali aventi diritto e l’edificio fu praticamente preso d’assalto. La legge algerina del febbraio 2005 ha ammesso la doppia cittadinanza, ma una ventina di mesi dopo il presidente Abdel Aziz Bouteflika lanciò un durissimo attacco ai possessori di doppio passaporto. «Non sappiamo più riconoscere l’algerino dal non algerino».
Leggi oscillanti. Secondo il punto di vista anticolonialista, la conquista dell’Algeria fu iniziata nel 1830 per non restituire un prestito che il dey di Algeri aveva fatto alla Francia repubblicana nel 1794; secondo il punto di vista filo-colonialista, per porre fine alle incursioni dei pirati barbareschi. Raggiunta la “pacificazione” nel 1871, il successo militare fu compromesso dalla mancanza di un progetto politico chiaro che risulta proprio dal continuo oscillare delle leggi sulla cittadinanza. Nel 1865, ad esempio, con gesto da imperatore romano Napoleone III diede la cittadinanza francese a tutti i musulmani che lo richiedessero. La Terza Repubblica tolse la possibilità, dando però nel 1870 la cittadinanza ai 37.000 ebrei. Nel 1887 il nuovo Codice dell’Indigenato distinse tra cittadini e sudditi: questi ultimi soggetti alla legge coranica invece che a quella civile. Nel 1889 la cittadinanza fu concessa agli stranieri residenti, in gran parte spagnoli o italiani, che erano di numero quasi pari ai francesi. Il Nobel per la Letteratura Albert Camus era nato, a esempio, da padre francese e madre spagnola, nella cittadina algerina che allora si chiamava Mondovi e ora ha il nome arabo di Dréan. Si trova a 25 chilometri da quell’altra città che, quando ai tempi dell’Impero Romano ci nacque Sant’Agostino, si chiamava Ippona; quando poi ci nacque da padre maltese e madre siciliana l’attrice Edvige Fenech, aveva il nome di Bône, Bona in italiano; e adesso è invece Annaba.
Gli accordi di Evian. Accanto a indigeni, europei e ebrei c’erano poi gli Évolué, musulmani che avevano ottenuto la cittadinanza col rinunciare solennemente alla sharia: tra 1865 e 1930, non più di 3.600. Nel 1940 il regime di Vichy toglie la cittadinanza agli ebrei. Nel 1946 la legge Lamine Guèye la dà a tutti i sudditi dell’impero coloniale. Infine nel 1947 l’Algeria diventa territorio metropolitano. Per questo gli algerini residenti in Francia dopo il 1962 poterono mantenere la cittadinanza francese, che fu offerta anche agli harki: i 180.000 algerini che durante la guerra d’indipendenza avevano combattuto per Parigi. Gli accordi di Evian, però, stabilirono che chi restava in Algeria doveva scegliere tra una delle due cittadinanze, e se fosse restato con quella francese sarebbe stato considerato residente straniero. A ciò si aggiunse lo slogan gridato dalle folle islamiche a cristiani e ebrei («La valigia o la bara!»), per cui i non islamici emigrarono in blocco: 900.000 persone, tra cui 130.000 ebrei.
0 commenti:
Posta un commento