mercoledì 16 settembre 2009

Clandestinità

Sicurezza: applicate le nuove norme in vigore dall'agosto scorso. Prime 4 condanne per clandestinità. Un difensore invoca l'articolo 3. Espulsi due algerini, respinta eccezione di costituzionalità sollevata da un legale. De Corato: non è abbastanza

MILANO
- Prime quattro condanne, a Milano, per il reato di clandestinità introdotto dal nuovo pacchetto sicurezza. Nei primi otto processi celebrati nel capoluogo lombardo da quando, l'8 agosto, è entrato in vigore il reato di clandestinità, il giudice di pace Antonio Mazzella ha condannato due algerini alla pena pecuniaria di 5 mila euro, sostituita dall'espulsione dall'Italia per almeno 5 anni. Altre due condanne a pene pecuniarie per due nordafricani; respinta un'eccezione di costituzionalità presentata dal difensore di un immigrato ucraino.

ESPULSIONI E AMMENDE - Il primo clandestino processato, Omar Rouis, si trovava già in carcere in seguito a una condanna a un anno e 4 mesi per spaccio. Per lui il pm aveva chiesto la condanna a 5 mila euro; il giudice ha sostituito l’ammenda con l’espulsione dall’Italia. Alla decisione di è opposto Gabriele Sartirana, difensore di Omar Rouis: «Non può essere espulso - ha spiegato il legale - in quanto è ancora pendente un procedimento per il quale Rouis è stato condannato, in agosto, per spaccio di droga. Ha riportato una condanna nel processo per direttissima, ma a questo punto bisogna celebrare ancora il processo in appello. Pertanto non può essere espulso». Il giudice Antonio Mazzella, su richiesta del pm Isabella Arena, ha poi inflitto una seconda condanna per il reato di immigrazione clandestina, in un processo in cui era imputato un altro algerino, il quale ha anche in corso un procedimento per ricettazione. Anche in questo caso la condanna è stata una ammenda di 5 mila euro, sostituita dall'espulsione. Il giudice ha inoltre condannato due nordafricani ad un'ammenda di 7.500 euro, ridotta a 5 mila nel caso in cui sia pagata in 60 giorni. L'ammenda non è stata sostituita con l'espulsione, come nei precedenti due casi.

L'ARTICOLO 3 DELLA COSTITUZIONE - In un altro processo per clandestinità, nei riguardi di un ucraino, il difensore ha sostenuto l'incostituzionalità della nuova norma - che punisce il reato di immigrazione clandestina - in relazione all'articolo 3 della Costituzione, secondo il quale tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Il giudice ha respinto l'eccezione di costituzionalità della norma, limitandosi a spiegare che l'introduzione di questo tipo di reato rientra nella sfera delle scelte demandate al legislatore. Il processo nei confronti dell'ucraino è stato aggiornato al 23 settembre.

NON SI E' PRESENTATO - È stato infine rinviato il processo per clandestinità a un egiziano, in quanto l'imputato non si è presentato e, pertanto, il suo avvocato ha sostenuto che il suo assistito non era a conoscenza dell'imputazione. È il solo immigrato, tra gli otto processati oggi a Milano, al quale è contestato il solo reato di clandestinità e non invece altro. «Il problema - ha spiegato il suo legale, Alessandro Freddi - è che non sappiamo dove si trovi: non sappiamo quindi se si trova a piede libero o invece trattenuto in un centro di identificazione ed espulsione. Il dato di fatto è che la citazione in giudizio deve essere notificata nelle sue mani e, nel caso di notifica al difensore, è necessario che l'imputato ne sia informato, cosa che non è stata possibile fare in questo caso». Da qui il rinvio.

DE CORATO: BENE LE CONDANNE - «Che ci siano le prime condanne per i clandestini da parte dei giudici di pace è un bene», commenta il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. «Anche perché due dei sette casi riguardavano operazioni effettuate dalla Polizia Locale che era oggi presente in udienza. La procedura mi sembra un po' bizantina. E l'esiguità del numero dei procedimenti penali fissati, a distanza di più di un mese dall'entrata in vigore della nuova legge che ha introdotto il reato di clandestinità, fa presagire il rischio contumacia». A parere di De Corato, sarebbe stato molto più semplice, visto che si tratta di soggetti che già devono scontare pene detentive in carcere, contestare l'aggravante clandestinità, come prevede il decreto legge del 23 maggio 2008 (pene aumentate di un terzo).

«TROPPE FALLE NEL SISTEMA» - «La verità è che mentre chiudiamo qualche finestra lasciamo spalancati porte e portoni», ha commentato il vicesindaco, ricordando per esempio che, di 13 clandestini fermati ieri sui bus dal Nucleo Tutela Trasporto Pubblico, 2 sono stati arrestati e 11 denunciati. «I primi sono già in libertà visto che il tribunale monocratico ha fissato oggi i processi al 4 dicembre. Stessa sorte per gli altri 11 che dovranno finire davanti al giudice di pace. E per i quali ci sono forti dubbi che si presenteranno», ha predetto De Corato. «A riprova che il sistema ha parecchie falle - sottolinea De Corato - il tribunale monocratico, sempre oggi, ha già liberato un altro clandestino arrestato ieri dalla Polizia Locale in via Stradivari, angolo piazza Argentina, trovato senza biglietto e senza documenti sulla linea 90/91 e risultato inottemperante a un decreto di espulsione emesso dalla Questura di Varese». Il giudice, nonostante i precedenti dell'uolo, ha rinviato il processo, a piede libero, al 26 settembre: «E presto, dunque, ce lo ritroveremo per strada a commettere altri guai», predice De Corato. «Dall'8 agosto, solo la Polizia locale ha denunciato o arrestato 74 clandestini. Ma processi ed espulsioni col contagocce non possono contenere un fenomeno che ha numeri troppo elevati, 38 mila a Milano», conclude il vicesindaco.

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