mercoledì 23 settembre 2009

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La legge di tutti e quella islamica di Davide Giacalone

L’islamico sgozzatore, il marocchino che non riconosceva alla figlia il diritto di disporre di se stessa, l’uomo che si sentiva ferito nell’onore, merita un regolare processo, in tempi ragionevoli, al termine del quale, con ogni probabilità, dovendoglisi negare ogni attenuante e contestare tutte le possibili aggravanti, merita un ergastolo da scontare fino alla fine dei suoi giorni. Anche la di lui moglie merita una punizione, perché non è lecito condividere e giustificare un assassinio efferato, contro una persona inerme. Ma questo è il meno. A preoccuparmi non è che una simile bestialità sia stata possibile, bensì il clima d’indeterminazione culturale e morale, la mancanza di reazione immediata ed inequivoca, come se essere islamici possa non dico giustificare, ma anche solo spiegare quel che è accaduto. E non è la prima volta. E’ necessario, pertanto, spendere parole sgradevoli e chiarissime: voglio in galera non solo chi esegue uno sgozzamento, ma anche quanti credono che siano giustificabili le culture che ne sono la radice. Li voglio punire anche per salvaguardare quanti sono islamici senza essere né volere diventare assassini. Sgomberiamo subito il campo da un colossale equivoco: non è assolutamente vero che tutte le religioni sono ammesse, in virtù di un’ipocrita convivenza. L’articolo 8 della nostra Costituzione, al secondo comma, recita: “Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano”. L’articolo 3 è netto: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Se un individuo è convinto, per sua religione, che una femmina debba essere subordinata al maschio, che ne possa disporre stabilendo con chi, come e quando può accoppiarsi, quell’individuo deve andare in galera o a farsi benedire altrove, perché questo è un Paese civile e non c’è posto per barbari simili. Ciò contrasta con l’accoglienza degli stranieri? Niente affatto, perché si accoglie chi voglia integrarsi, non chi voglia creare, sul nostro territorio nazionale, sette separate ed antagoniste. Contrasta con la tolleranza? Nemmeno, perché non si tollerano gli intolleranti. I nostri principi cozzano con le convinzioni di alcuni? Vadano a professarle fra chi è disposto ad accogliere l’inciviltà, qui domina la legge e quelle convinzioni sono reati o prodromi di reati, pertanto vanno repressi. Repressi. E’ moralmente bacato un Paese che cita il femminismo per contrastare la realtà della prostituzione e se ne scorda quando si tratta di liberare delle ragazze dal dominio di esaltati e violenti padroni. La superiorità del nostro mondo non è nelle sue tradizioni religiose, ma nella creazione dello Stato laico, ovvero dell’organizzazione statuale che è casa di tutti, credenti e non credenti. A ciascuno è riconosciuta libertà, a ciascuno si deve rispetto, ma solo se mostra rispetto per le leggi e per la Carta costituzionale, altrimenti va isolato e combattuto. Il nostro mondo è superiore perché ha compreso il valore della libertà e responsabilità individuali, di ciascuno, nessuno escluso, il che non significa tollerare e favorire la convivenza di tante comunità chiuse, all’interno delle quali ciascuno può far valere la propria legge, pretendendola divina, ma, al contrario, fa valere la legge di tutti in tutti i gruppi, etnie e comunità. Il nostro mondo è superiore perché la legge di tutti vale anche dentro le famiglie, talché l’essere legati da matrimonio o da vincoli di sangue non rende estranei ai doveri ed ai diritti, ed un coniuge non può picchiare l’altro, magari per malinteso amore e desiderio d’assicurargli una vita coerente con i principi che per lui sono sacri e per me incivili, giacché, in quel caso, interviene la giustizia e (se funziona) lo manda al gabbio. Io ci credo nella società in cui vivono persone di diverse origini, lingue e religioni, ma funziona solo se tutti sono chiamati a rispettare la medesima legge. Chi non ci sta è fuori. Se è italiano è fuori, nel senso che è dentro un edificio che gli impedisce di nuocere. E se non è italiano è bene che se ne stia fuori, nel senso che se mette piede da queste parti con l’idea di amministrare una legge propria deve subito fare i conti con la forza e la severità della legge nostra.Vuoi essere islamico in casa nostra? Accomodati, orientati sulla Mecca e genuflettiti a piacimento. Ma se pensi di far valere qui quella che credi essere la legge islamica, se allunghi le mani sui nostri figli o sui tuoi, resta pure appecoronato, che risulta più comodo prenderti a calci.

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