sabato 1 agosto 2009

Campo nomadi

In via cusago a Milano. Il campo nomadi dei record: sgomberato ogni quattro giorni. I vigili: li mandiamo via, dopo un po’ sono di nuovo lì

MILANO
- Li sgomberano e loro tornano. A distanza di una settimana sono di nuovo lì. I vigili si ripresentano e li cacciano ancora. Tempo qualche giorno e le roulotte rispuntano un’altra volta. E così via, «cinquantadue volte dall’inizio di quest’anno, in pratica un blitz ogni quattro giorni», assicura il vicesindaco-sceriffo di Milano Riccardo De Corato. Una sequenza da record per la cinquantina di sinti, nomadi di origine italiana (siciliana, nel caso), che da anni vagano in un mezzo chilometro quadrato di Milano, stretto tra la tangenziale ovest e la periferia di Baggio. Lo sgombero-beffa ha la figura di un triangolo: via Cusago, via Riccardo Lombardi, poche centinaia di metri più in là, e poi, tragitto un po’ più lungo, via Cardinal Tosi, a due passi dall’ospedale San Carlo. Nomadi veri, loro malgrado. Allontanati, solo nell’ultimo mese, dieci volte. L’ultima, ieri mattina. I vigili arrivano presto, dopo l’ennesima segnalazione di cittadini infuriati. Chiedono i documenti, controllano che non ci siano macchine rubate e poi ordinano lo sgombero di roulotte e baracche. I sinti portano via i loro diciassette caravan senza quasi fiatare. Qualche volta capita che la «visita» sia così attesa che le valigie sono pronte già dalla sera prima. Per terra, dopo, rimangono i resti del «soggiorno». Con gli addetti dell’azienda rifiuti chiamati a ripulire il tutto. Per rendere l’idea: è stato calcolato che Amsa spenda ogni anno mezzo milione di euro per risistemare tutte le aree verdi abbandonate dopo gli sgomberi delle favelas abusive. L’intervento in via Cusago è diventato quasi un rito. «Almeno una volta alla settimana», raccontano i vigili. «Controlliamo i documenti e li allontaniamo dal campo. E loro ogni volta cambiano accampamento e ce li ritroviamo poche centinaia di metri più in là». Dopo ogni operazione, il tour ricomincia lungo il solito triangolo. Nella città che ha provato ad affrontare la questione siglando nel maxi-campo di via Triboniano un patto di legalità e solidarietà, diritti in cambio di doveri, e che ha nel prefetto Gian Valerio Lombardi un commissario straordinario incaricato di affrontare l’emergenza, gli insediamenti abusivi rimangono. L’ultimo censimento racconta di 1331 residenti nei campi ufficiali, oltre ai 2000-2500 che stanziano in quelli irregolari. Il picco, assicurano in Comune è stato nel biennio 2007-2008, dopo l’ingresso della Romania nella Ue, quando le presenze arrivarono a quota settemila. Il vicesindaco allarga le braccia: «Questi di via Cusago sono pure italiani. Noi che cosa possiamo fare? Andiamo lì, li sgomberiamo grazie all’ordinanza che firmò l’ex sindaco Pillitteri che vietava il campeggio in aree pubbliche, e poi la cosa finisce lì». Ha senso questa continua rincorsa, questo gioco dell’oca tra un campo (abusivo) e l’altro? «Ai cittadini che protestano dobbiamo comunque dare risposte e far vedere che ci siamo, che non ci rassegniamo», spiega il vicesindaco. «È la dimostrazione che la tolleranza zero da sola non risolve i problemi. Semmai li sposta da una via all’altra», attacca invece Andrea Fanzago, consigliere pd in Comune. Insiste De Corato: «Meglio in ogni caso che tornino magari dopo solo tre giorni piuttosto che non se ne vadano affatto». Tra una settimana — ne è convinto anche il vicesindaco— in programma la puntata numero cinquantatré.

Andrea Senesi

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