giovedì 2 luglio 2009

Nichi Vendola

Vendola: "Destra e sinistra smettano di infangarsi a vicenda" di Roberto Scafuri

Governatore Nichi Vendola, qualcuno definirebbe la sua come «mossa del cavallo». «Anche. Mia nonna avrebbe parlato piuttosto di “spariglio”». Sparigliare le carte in modo da confondere l’avversario... Allora ha ragione il Pdl a parlare di diversivo per nascondere il fallimento. «Macché. Alludo piuttosto al fatto che la politica sia anche creazione, invenzione, non fatalità». Fatalità come lo scandalo Sanità, perdoni l’assonanza. Travolge anche la sua giunta, dicono. «Dietrologia che non mi piace, toni da basso impero che non apprezzo. Quelli del Pdl farebbero bene a chiedersi perché il loro capo pugliese taccia. Abbiano anch’essi la decenza di tacere. Abbozzino, e apprezzino lo stile». Il «dolce stil novo» vendoliano. Eppure il suo «vice» è già finito sui giornali... «...Solo indiscrezioni, mentre su qualcun altro ci sono circostanze e fatti provati da testimonianze... Una bella differenza, non crede? Di fronte a questo, mi chiedo perché la propaganda politica non si faccia soppiantare dalla riflessione sul perché la Puglia sia l’argine più solido alla cavalcata berlusconiana in Italia...». Ora non faccia propaganda lei, per favore. L’inchiesta, piuttosto... «Nella parte che attiene al penale non entro, non ho elementi, la magistratura faccia il suo corso...». Nell’altra, però, mi pare che ci sia un bel po’ di questione morale, tanto cara al suo Berlinguer... «Se ci sono state tante inchieste sulla sanità, durante il mio governo e durante quello dei miei predecessori, e in tante altre regioni, ci sarà pure un motivo». Appunto. «Il motivo è che esiste una sorta di trasversalismo degli affari in materia sanitaria: è il sistema di potere più impermeabile a trasparenza e legalità, permeabilissimo invece a lobby e malaffare. Ora se i processi stabiliranno le responsabilità personali, non vorrei fosse derubricato questo intreccio tra interessi leciti e illeciti, questo valzer di politica e affari che si consuma sul palcoscenico della sanità, un fatto grave, anzi due volte grave...». D’accordo. Ma lei non se n’era accorto? Un governatore non ha strumenti per accorgersene? «Prima mi consenta di risponderle con una domanda: perché non rivolge la stessa interrogazione a Formigoni, quando si parla dello scandalo più scandaloso in materia sanitaria, quello della padanissima clinica Santa Rita di Milano...». Intervisto lei, non Formigoni. «Cosa fa un presidente di Regione? Sceglie da un catalogo delle professionalità, sulla carta tutte eccellenti; investe su un patto di fiducia; conta su una moral suasion...». E poi? Non ha occhi per vedere, orecchie per sentire, mani per menare? «Ci arrivo. Io, non avendo lottizzato, non avendo fatto spoil-system, ho recuperato il più possibile le personalità del passato che mi sembravano le più competenti. Talora avrò riposto male la mia fiducia: difatti ho cambiato tanti direttori generali di Asl, tantissimi...». Non ha ridotto lo scandalo. «Lo spreco, il malaffare e il degrado si annidano nelle pieghe dell’intero sistema... Si spende in mille flussi, il sistema è organizzato per compartimenti stagni, così che non conosce se stesso. Mica puoi cambiare tutto in un attimo, per decreto! Non sono un giacobino, io... Di fronte a un Moloch del genere, o ci si rifugia nel cinismo del basso profilo, o nella sfida dell’alto profilo. Io ho scelto questa strada, questo è il significato del “tutti a casa”. Una lezione di stile, secondo un metro nostro, perché non possiamo mica abbassarci allo stesso codice morale degli avversari...». Ripartenza della giunta a parte, ora che si propone? «La cosa che più mi duole è che la politica non smette di esercitare i muscoli nel pugilato con gli avversari, invece di fermarsi a riflettere. Prendo in prestito l’idea manifestata tempo fa dal presidente Fini, per esempio, su un albo dei manager... Perché non ci confrontiamo sulle cose concrete? Solo se la smettiamo di inseguirci sul terreno del fango possiamo bloccare la relazione sconcia tra politica, affari e salute... L’operazione di smontaggio di questo insieme è complessa, necessita di un patto civico tra politica e cittadini, un’autocritica globale». Ha ricominciato da lei. «Il mio problema è quello di non arrendermi a una logica in sé corruttrice, di alzare il tiro, non certo quello di difendermi... La politica, da Mani pulite in poi, pare aver delegato questo compito alla magistratura, anche se non è a essa che appartiene. I nodi della politica e della sua autoriforma devono restare di pertinenza propria. Questione di coraggio e autorevolezza». Per ripartire ha teso la mano a Udc, Idv e la Poli Bortone: le hanno risposto picche. «La Poli Bortone la capisco, e trovo interessante questo processo di crisi nel ceto politico del centrodestra che si ribella a un certo stile di comando e all’egemonia nordista e leghista. Idv e Udc hanno risposto bene: non sono in attesa di una sedia o strapuntino. Il dialogo continuerà sui fatti, prima si parla delle cose da fare, poi con chi farle». Puglia laboratorio per il Pd? «La Puglia è già un centro di sperimentazione politica del tutto particolare, che andrebbe analizzato». C’è chi le propone di candidarsi alla guida del Pd e vedere l’effetto che fa. Non sarebbe divertente? «Nel Pd vedo in giro troppi elmetti, sono un pacifista radicale, io».

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