Roma - L’Europa non può più stare ferma, non può stare zitta. Il problema dell’immigrazione è europeo. Gli immigrati in fuga verso le coste italiane vogliono raggiungere anche gli altri Stati dell’Unione. L’Italia è semplicemente la penisola del Mediterraneo, è la prima sponda, l’approdo più facile e più vicino. E finora la massima istituzione del continente «ha fatto meno del dovuto» per controllare questa emigrazione sempre più sfruttata. Roma chiede a ognuno le sue responsabilità: è questo il senso del discorso del ministro degli Esteri Franco Frattini, diplomatico per natura nei toni, protagonista di ottime relazioni con Bruxelles per essere stato fino a un anno fa commissario alla Sicurezza. È arrivato il momento in cui l’Europa faccia la sua parte, si espone adesso. La geografia ha assegnato all’Italia lo spazio più a Sud dei confini europei. Ma l’Italia non può sostenere da sola spese, critiche, respingimenti, rimpatri, richieste di asilo dell’intera Africa che insegue il sogno di una terra più civile e più ricca. Spese. Perché c’è un programma europeo, Frontex, che prevede pattugliamenti congiunti nelle acque del Mediterraneo per arginare gli arrivi dei clandestini. Ma se l’Italia è intervenuta significa che non era sufficiente: Frattini non lo dice, ma il progetto alla cui nascita ha contribuito da commissario arranca proprio perché molti Stati non contribuiscono come dovrebbero dal punto di vista economico. Eppure i clandestini che arrivano in Sicilia spesso risalgono lo Stivale verso gli altri Paesi: «L’Unione europea ha abolito le frontiere interne e l’80% dei migranti non rimane a Lampedusa, ma migra verso Nord - ha chiarito ieri il ministro alla trasmissione tv Panorama del giorno -. Sono le istituzioni europee che hanno fatto meno di quanto avrebbero dovuto». L’Italia sta lavorando anche per l’Europa: «I respingimenti avvengono nell’interesse dell’intera Unione europea». I pattugliamenti congiunti con la Libia sono un filtro per tutta la regione. È da parte europea che ora ci si aspetta di più: «Contiamo che nel prossimo futuro ci sia finalmente un’azione decisa». Il governo di Roma ha chiesto ieri formalmente che il tema dell’immigrazione clandestina sia discusso dal Consiglio europeo del 18 e 19 giugno. La proposta è stata presentata in accordo con Cipro, Malta e Grecia e con il commissario alla sicurezza Jacques Barrot. È sostenuta da Spagna e Belgio. E fonti della presidenza di turno ceca della Ue confermano che la richiesta italiana «sarà senza dubbio presa seriamente in considerazione». Il tema dell’immigrazione clandestina è contenuto anche in un documento firmato dai 27 commissari Ue a Bruxelles: occorre evitare «ogni deriva verso un’Europa fortezza», è scritto. Non appaiono critiche all’Italia ma la discussione sembra destinata a diventare più ampia nel mese di giugno. Il rappresentante per l’Italia dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, Laurens Jolles, ha incontrato al Viminale il ministro Roberto Maroni e gli ha rinnovato le critiche: «L’Italia è responsabile per le conseguenze del respingimento». Il governo italiano «è attento» alla questione, ha risposto Maroni, ma «i respingimenti andranno avanti», e il problema dell’asilo va affrontato «in sede europea». «Il diritto dei rifugiati non sarà in alcun modo messo in discussione», ha assicurato Frattini. Tutto avviene secondo regole «internazionali». Tra le ipotesi, ha spiegato, c’è quella di conferire al comandante delle navi che pattugliano la facoltà di valutare le richieste di asilo. «L’Italia non è isolata in Europa» nelle politiche dell’immigrazione. Ma non può provvedere per tutti.
sabato 16 maggio 2009
Italia, Ue e immigrazione
Emergenza immigrazione di Emanuela Fontana
Roma - L’Europa non può più stare ferma, non può stare zitta. Il problema dell’immigrazione è europeo. Gli immigrati in fuga verso le coste italiane vogliono raggiungere anche gli altri Stati dell’Unione. L’Italia è semplicemente la penisola del Mediterraneo, è la prima sponda, l’approdo più facile e più vicino. E finora la massima istituzione del continente «ha fatto meno del dovuto» per controllare questa emigrazione sempre più sfruttata. Roma chiede a ognuno le sue responsabilità: è questo il senso del discorso del ministro degli Esteri Franco Frattini, diplomatico per natura nei toni, protagonista di ottime relazioni con Bruxelles per essere stato fino a un anno fa commissario alla Sicurezza. È arrivato il momento in cui l’Europa faccia la sua parte, si espone adesso. La geografia ha assegnato all’Italia lo spazio più a Sud dei confini europei. Ma l’Italia non può sostenere da sola spese, critiche, respingimenti, rimpatri, richieste di asilo dell’intera Africa che insegue il sogno di una terra più civile e più ricca. Spese. Perché c’è un programma europeo, Frontex, che prevede pattugliamenti congiunti nelle acque del Mediterraneo per arginare gli arrivi dei clandestini. Ma se l’Italia è intervenuta significa che non era sufficiente: Frattini non lo dice, ma il progetto alla cui nascita ha contribuito da commissario arranca proprio perché molti Stati non contribuiscono come dovrebbero dal punto di vista economico. Eppure i clandestini che arrivano in Sicilia spesso risalgono lo Stivale verso gli altri Paesi: «L’Unione europea ha abolito le frontiere interne e l’80% dei migranti non rimane a Lampedusa, ma migra verso Nord - ha chiarito ieri il ministro alla trasmissione tv Panorama del giorno -. Sono le istituzioni europee che hanno fatto meno di quanto avrebbero dovuto». L’Italia sta lavorando anche per l’Europa: «I respingimenti avvengono nell’interesse dell’intera Unione europea». I pattugliamenti congiunti con la Libia sono un filtro per tutta la regione. È da parte europea che ora ci si aspetta di più: «Contiamo che nel prossimo futuro ci sia finalmente un’azione decisa». Il governo di Roma ha chiesto ieri formalmente che il tema dell’immigrazione clandestina sia discusso dal Consiglio europeo del 18 e 19 giugno. La proposta è stata presentata in accordo con Cipro, Malta e Grecia e con il commissario alla sicurezza Jacques Barrot. È sostenuta da Spagna e Belgio. E fonti della presidenza di turno ceca della Ue confermano che la richiesta italiana «sarà senza dubbio presa seriamente in considerazione». Il tema dell’immigrazione clandestina è contenuto anche in un documento firmato dai 27 commissari Ue a Bruxelles: occorre evitare «ogni deriva verso un’Europa fortezza», è scritto. Non appaiono critiche all’Italia ma la discussione sembra destinata a diventare più ampia nel mese di giugno. Il rappresentante per l’Italia dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, Laurens Jolles, ha incontrato al Viminale il ministro Roberto Maroni e gli ha rinnovato le critiche: «L’Italia è responsabile per le conseguenze del respingimento». Il governo italiano «è attento» alla questione, ha risposto Maroni, ma «i respingimenti andranno avanti», e il problema dell’asilo va affrontato «in sede europea». «Il diritto dei rifugiati non sarà in alcun modo messo in discussione», ha assicurato Frattini. Tutto avviene secondo regole «internazionali». Tra le ipotesi, ha spiegato, c’è quella di conferire al comandante delle navi che pattugliano la facoltà di valutare le richieste di asilo. «L’Italia non è isolata in Europa» nelle politiche dell’immigrazione. Ma non può provvedere per tutti.
Roma - L’Europa non può più stare ferma, non può stare zitta. Il problema dell’immigrazione è europeo. Gli immigrati in fuga verso le coste italiane vogliono raggiungere anche gli altri Stati dell’Unione. L’Italia è semplicemente la penisola del Mediterraneo, è la prima sponda, l’approdo più facile e più vicino. E finora la massima istituzione del continente «ha fatto meno del dovuto» per controllare questa emigrazione sempre più sfruttata. Roma chiede a ognuno le sue responsabilità: è questo il senso del discorso del ministro degli Esteri Franco Frattini, diplomatico per natura nei toni, protagonista di ottime relazioni con Bruxelles per essere stato fino a un anno fa commissario alla Sicurezza. È arrivato il momento in cui l’Europa faccia la sua parte, si espone adesso. La geografia ha assegnato all’Italia lo spazio più a Sud dei confini europei. Ma l’Italia non può sostenere da sola spese, critiche, respingimenti, rimpatri, richieste di asilo dell’intera Africa che insegue il sogno di una terra più civile e più ricca. Spese. Perché c’è un programma europeo, Frontex, che prevede pattugliamenti congiunti nelle acque del Mediterraneo per arginare gli arrivi dei clandestini. Ma se l’Italia è intervenuta significa che non era sufficiente: Frattini non lo dice, ma il progetto alla cui nascita ha contribuito da commissario arranca proprio perché molti Stati non contribuiscono come dovrebbero dal punto di vista economico. Eppure i clandestini che arrivano in Sicilia spesso risalgono lo Stivale verso gli altri Paesi: «L’Unione europea ha abolito le frontiere interne e l’80% dei migranti non rimane a Lampedusa, ma migra verso Nord - ha chiarito ieri il ministro alla trasmissione tv Panorama del giorno -. Sono le istituzioni europee che hanno fatto meno di quanto avrebbero dovuto». L’Italia sta lavorando anche per l’Europa: «I respingimenti avvengono nell’interesse dell’intera Unione europea». I pattugliamenti congiunti con la Libia sono un filtro per tutta la regione. È da parte europea che ora ci si aspetta di più: «Contiamo che nel prossimo futuro ci sia finalmente un’azione decisa». Il governo di Roma ha chiesto ieri formalmente che il tema dell’immigrazione clandestina sia discusso dal Consiglio europeo del 18 e 19 giugno. La proposta è stata presentata in accordo con Cipro, Malta e Grecia e con il commissario alla sicurezza Jacques Barrot. È sostenuta da Spagna e Belgio. E fonti della presidenza di turno ceca della Ue confermano che la richiesta italiana «sarà senza dubbio presa seriamente in considerazione». Il tema dell’immigrazione clandestina è contenuto anche in un documento firmato dai 27 commissari Ue a Bruxelles: occorre evitare «ogni deriva verso un’Europa fortezza», è scritto. Non appaiono critiche all’Italia ma la discussione sembra destinata a diventare più ampia nel mese di giugno. Il rappresentante per l’Italia dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, Laurens Jolles, ha incontrato al Viminale il ministro Roberto Maroni e gli ha rinnovato le critiche: «L’Italia è responsabile per le conseguenze del respingimento». Il governo italiano «è attento» alla questione, ha risposto Maroni, ma «i respingimenti andranno avanti», e il problema dell’asilo va affrontato «in sede europea». «Il diritto dei rifugiati non sarà in alcun modo messo in discussione», ha assicurato Frattini. Tutto avviene secondo regole «internazionali». Tra le ipotesi, ha spiegato, c’è quella di conferire al comandante delle navi che pattugliano la facoltà di valutare le richieste di asilo. «L’Italia non è isolata in Europa» nelle politiche dell’immigrazione. Ma non può provvedere per tutti.
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