mercoledì 20 maggio 2009

Fini e i suoi

Il team a geometria variabile. Fini ha una sua cucina politica alla Camera. Ecco i nomi e i progetti. Perina, Bongiorno, Malgeri, Granata. Presentano mozioni, emendamenti, ddl, ispirati alle parole del presidente di Salvatore Merlo

A Montecitorio c’è un gruppo di deputati ad assetto variabile, ma animato da un solido nucleo di ex missini, che segue il presidente della Camera Gianfranco Fini solidificando i suoi scarti in avanti, la sua propensione laica e le sue prese di distanza, attraverso concreti disegni di legge ed emendamenti persino conflittuali con l’impianto ideale del Pdl berlusconiano. Flavia Perina, Marcello De Angelis, Fabio Granata, Giulia Bongiorno, Silvano Moffa, Paola Frassinetti, Gennaro Malgeri, Enzo Raisi, Antonino Lo Presti, Amedeo Laboccetta – per citare i missini – ma anche Santo Versace e l’ex radicale Benedetto Della Vedova costituiscono, ognuno con la propria personalissima storia e con i propri e diversi convincimenti, il manipolo pretoriano del presidente. “E’ la sinistra del Pdl”, dice Granata, che di An è stato l’ultimo responsabile delle politiche culturali. “E’ un’officina politica di cui Fini è il punto di riferimento”, dice De Angelis, direttore del mensile Area. Il presidente della Camera talvolta li riceve al mattino nel proprio studio per chiacchierare e prendere un caffè: ci vanno in gruppo, da soli o alla spicciolata. Sono loro a cercarlo. C’è, sì, un confronto continuo ma il presidente non regola, non governa: piuttosto asseconda e indirizza in un clima – raccontano – di “sintonia e condivisione totale”. Difatti non è una corrente. Anzi. Fini, che si è liberato di An e dei colonnelli, non ne vuole neanche sentire parlare di correnti: piuttosto è un gruppo di lavoro. Lui ascolta e dà consigli su quelle che poi restano ufficialmente delle iniziative personali e anche per questo imbarazzanti per quanti abituati alla scuderia irreggimentata di Forza Italia. “Opponiamo geometrie variabili – dice De Angelis – al pensiero unico del Pdl”. In libertà. Difatti capita pure che Fini li rimbrotti bonariamente, quando esagerano. Lo sa Paola Frassinetti, deputata lombarda, che aveva tuonato con l’Ansa contro i bombardamenti israeliani su Gaza. “Ma che mi combini?”, le fece capire Fini sventolandole davanti il foglio con le dichiarazioni anti israeliane. I capigruppo non sempre gradiscono Il capogruppo Fabrizio Cicchitto e il vice Italo Bocchino (specie il secondo), benché considerino “normale che tra 270 onorevoli ci sia chi fa di testa propria”, spesso si sono arrabbiati per le iniziative dei pretoriani. In particolar modo quando si sono estese, come è stato per la famosa lettera dei 101 deputati contro la norma sui così detti “medici spia”. Iniziative autonome, nonostante “la ‘regola della casa’ – dicono i capigruppo – sia che ogni idea si discute insieme e solo dopo si mette in pratica”. Non sempre. Un fenomeno replicato nelle commissioni: con gli emendamenti alla riforma Gelmini, al fine vita e la battaglia ingaggiata sulle intercettazioni dall’onorevole-avvocato Bongiorno. A breve è prevista un’altra pioggia di interventi tra cui un progetto di Granata, che coinvolge il Pd, per concedere la cittadinanza agli immigrati dopo cinque anni, e un testo di Della Vedova sulle coppie di fatto. Non solo. Tra una settimana il dl intercettazioni arriva in Aula. I berlusconiani temono forse l’ostruzionismo del Pd? No. Si tratta solo di tenere a bada i finiani, magari con la fiducia.

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