WASHINGTON - L'Italia potrebbe accogliere nel suo territorio due prigionieri di Guantanamo. Washington vorrebbe destinare al nostro Paese due tunisini, Riadh Nasri e Moez Fezzani, ma da Roma non è ancora arrivato il via libera. I due tunisini sono stati indagati nel 2007 dalla Procura di Milano perché ritenuti punti di riferimento all'estero di una cellula italiana legata a un gruppo salafita. I contatti fra la diplomazia americana e rappresentanti degli Affari esteri e dell'Interno italiani sono avvenuti nelle scorse settimane a Roma.
FRATTINI: VEDREMO - L'Italia esaminerà, caso per caso, sulla base delle regole comuni europee le eventuali richieste degli Stati Uniti per l'accoglimento dei prigionieri del carcere di Guantanamo. È la posizione espressa dalla Farnesina, mentre il ministro Frattini incontrerà, venerdì prossimo a Roma, l'attorney general americano (consulente giuridico del governo) per discutere la questione. «Credo che sia una richiesta da considerare innanzi tutto con spirito positivo, ovviamente valutando i singoli casi che non conosciamo sulla base di un quadro europeo, perché in Europa c'è un regime di libera circolazione Schengen e quindi non possiamo prendere una persona e imprigionarla - ha detto il ministro -. Ci deve essere una regola che permetta agli altri 26 Stati di condividere il principio».
«COLLABORAZIONE VITALE» - Dagli Stati Uniti non arriva alcun commento ufficiale sulla richiesta avanzata all'Italia ma un portavoce del ministero della Giustizia, Dean Boyd, definisce «vitale» la collaborazione della comunità internazionale per permettere di chiudere il carcere di Cuba. «Continuiamo a lavorare in stretto contatto con i nostri partner internazionali - ha aggiunto Boyd - per ottenere questo obiettivo».
IL NO DEL SENATO - Negli Usa la strada verso la chiusura del super carcere nella base navale cubana, uno dei cavallio di battaglia di Obama, non è priva di ostacoli. Il Senato ha approvato un progetto supplementare di bilancio per il 2009 di 91,3 miliardi di dollari per finanziare le guerre in Iraq e in Afghanistan, ma ha negato al presidente i fondi che chiedeva per la chiusura di Guantanamo. I senatori hanno approvato il bilancio con 86 voti a favore e 3 contrari, dopo diversi giorni di un dibattito centrato essenzialmente sulla sorte dei 240 detenuti del carcere situato sull’isola di Cuba.
APPELLO DI OBAMA - Poche ore prima, il leader Usa aveva dichiarato che la chiusura di Guantanamo è necessaria per rimediare «alla situazione disastrosa» ereditata da quella precedente: «Un esperimento fallito - ha affermato Obama - che ci ha lasciato una valanga di problemi legali».
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