giovedì 28 maggio 2009

Terapia del dolore

Terapia del dolore, per gli oppiacei non servirà più un documento speciale. Morfina in farmacia con la ricetta. Un decreto del viceministro Fazio liberalizza la vendita delle medicine che alleviano le sofferenze dei malati.

ROMA — Basterà una ricetta comune, di quelle usate per un anticoncezionale o una pomata, per avere la morfina in farmacia. Cade dunque una delle barriere burocratiche che ostacolavano la prescrizione di antidolorifici, settore dove l'Italia è relegata agli ultimi posti della classifica europea. Un decreto ministeriale alla firma del viceministro al Welfare Ferruccio Fazio prevede infatti che gli oppiacei possano essere consegnati a chi li richiede non più dietro presentazione di una ricetta speciale, a triplo ricalco, che oltretutto il medico aveva difficoltà a procurarsi, ma come qualsiasi altro medicinale. La regola vale per cerotti e pasticche, e per ogni dosaggio, rendendo meno penosa la ricerca da parte delle famiglie con malati terminali. Restano soggette ai limiti attuali le formulazioni iniettabili e i detossificanti (metadone). Fazio si è molto battuto per arrivare a questo risultato e lo ha annunciato ieri nel presentare la Settima giornata nazionale del Sollievo (31 maggio) promossa dalla Fondazione Gigi Ghiotti che si batte per diffondere la cultura delle cure palliative e il modello di ospedali senza sofferenza. «È pronta una norma che consentirà di ricevere più facilmente in farmacia gli oppiacei» ha detto il viceministro. C'è ancora molta strada da percorrere nel nostro Paese per assicurare ad ogni malato una morte libera da sofferenza fisica e psicologica. I fondi stanziati nel '99 per la realizzazione di hospice sono stati spesi solo in parte perché le Regioni non ne hanno fatto richiesta. Quando esistono queste strutture sono in genere sganciate dalla rete sanitaria. Il governo ha impegnato altri 100 milioni proprio per agevolare la creazione di un sistema integrato. È in ritardo però la legge sulle cure palliative che dovrebbe contenere tra l'altro dei meccanismi per indurre le Regioni a utilizzare i fondi. Il provvedimento doveva andare in aula alla Camera la scorsa settimana. Forse sarà in calendario a giugno, spera Giuseppe Palumbo, presidente della commissione Affari sociali. L'opposizione ha duramente attaccato la maggioranza per l'ulteriore ritardo. «La liberalizzazione della morfina è una svolta epocale, un atto di grande coraggio» ne gioisce Guido Fanelli, esperto di cure palliative, rappresentante del ministero al Consiglio superiore di sanità che il 24 aprile ha espresso il parere favorevole per la ricetta più semplice. Gli oppiacei sotto forma di pasticche o cerotti e a qualsiasi dose sono stati tolti dalla tabella che li catalogava come sostanze psicotrope dal punto di vista della prescrivibilità. «Abbiamo dimostrato che col nuovo sistema non c'è rischio di abuso e di spaccio — spiega Fanelli —. In base alla letteratura internazionale le possibilità che la morfina destinata ai malati di tumore imbocchi altre strade sono pari allo 0,3%». La Fondazione Gigi Ghirotti è intitolata al giornalista colpito da tumore che per primo denunciò all'opinione pubblica sulle pagine della Stampa lo scandalo del sollievo negato. Tra le ultime iniziative un numero verde 800 301510 «per affrontare insieme la malattia oncologica e il dolore». Il premio Gerbera d'oro alla struttura sanitaria più efficace sul fronte della lotta al dolore inutile è stato assegnato quest'anno al servizio di terapia del dolore e cure palliative del Santobono Pausilipon di Napoli, per un progetto dedicato all'oncologia pediatrica.

Margherita De Bac

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Il Presidente Napolitano invita gli Italiani a restare disoccupati e senza aiuti da parte dello Stato per permettere agli immigrati di continuare a essere mantenuti dal nostro welfare.

La crisi economica e finanziaria non deve avere come conseguenza la negazione dei valori "della solidarietà e accoglienza" soprattutti nei confronti di che viene da lontano e scappa da una realtà di povertà. È il monito che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lancia durante l’incontro al Quirinale con i rappresentanti dell’Unione africana per la Giornata dell’Africa.link