giovedì 28 maggio 2009

E magari fosse...

Il lavoro - Gli stranieri. Via dal Veneto quarantamila immigrati. Crisi e insicurezza, la Caritas svela i contorni del fenomeno: «Li aiutiamo a rimpatriare»

VENEZIA
- Li voleva «rimpa­triare» la Lega, ci pensa la crisi. La crisi economica che si fa sentire e che come prima con­seguenza sul mercato del lavo­ro porta l’«espulsione» degli immigrati, i primi a salutare le fabbriche. Secondo i dati della Caritas regionale il 10 per cen­to dei circa 450 mila stranieri regolari presenti in Veneto è pronto a tornare al Paese d'ori­gine a causa di difficoltà econo­miche e personali. Proprio per rispondere a queste «nuove esigenze», dalla Caritas di Vi­cenza è stata lanciata una nuo­va iniziativa di rimpatrio assi­stito che coinvolga anche gli enti locali. Non solo: in più cit­tà, con amministrazioni impe­gnate a stanziare fondi per di­soccupati e modificare bandi di assegnazione case e benefici in base a nuovi parametri di povertà, si è già aperto il dibat­tito sul fatto di includere an­che gli stranieri negli aiuti. Co­me nel caso scoppiato nella provincia di Treviso, dove il presidente Leonardo Muraro ha deciso di aiutare chi ha per­so il lavoro ma con «cittadinan­za italiana con residenza nella Marca da almeno cinque an­ni». Una restrizione giudicata discriminatoria dai sindacati e dal segretario regionale del Pd Paolo Giaretta. Ma se da una parte si litiga sugli aiuti, dall'altra si guarda con interesse al progetto idea­to dal direttore Caritas di Vi­cenza don Giovanni Sandonà che, con tenacia e convinzio­ne, ha dapprima seminato e poi coltivato attivamente una nuova strada di aiuto agli stra­nieri in difficoltà. Come? Pri­ma partendo da singoli casi ri­solti dal 2004 e poi elaborando delle linee guida in collabora­zione con gli enti locali per in­terventi anche economici di so­stegno nel rientro di stranieri. Un progetto che fino ad oggi ha aiutato 75 fra persone e fa­miglie di immigrati presenti a Vicenza e a cui ha aderito lo stesso capoluogo - guidato da una giunta di centrosinistra con lo stanziamento di 50mila euro per il rimpatrio assistito. «La Caritas ha un'esperien­za pluriennale nell'accompa­gnare persone che hanno auto­nomamente rivisto il proprio progetto migratorio - spiega lo stesso Sandonà - quest' esperienza viene ora messa a frutto dagli enti locali con un'azione prevista dal docu­mento del 26 gennaio scorso delle Caritas diocesane del Nord Est: dove i lavoratori stra­nieri maturino la scelta del ri­torno in patria è necessario aprire sinergie tra Comuni, prefetture e rappresentanze di­plomatiche per un progetto di rientro che attesti e valorizzi le professionalità acquisite». Non solo: «Circa il dieci per cento degli immigrati presenti nella nostra regione se ne tor­na a casa - spiega don Dino Pi­solato, direttore Caritas di Ve­nezia e responsabile del Trive­neto - e questo a prescindere dai nostri progetti di rimpatrio assistito. Pensiamo solo a quei ritorni silenziosi di clandestini che vanno e vengono. O pen­siamo a quelle fa­miglie che, ad un certo punto, fanno rientrare qualcu­no della propria famiglia nel Paese d'origine. Per quanto ri­guarda l'Est, ad esempio, si so­no verificati rimpatri soprattut­to in Romania, Ucraina e Mol­davia. C'è la crisi, ma ci sono anche le difficoltà effettive del­la quotidianità sociale e tante leggi che a volte complicano la vita, basti guardare il decreto sicurezza». E a proposito del progetto di rimpatrio assistito e finanziato c'è augurio che viaggia in doppio binario con un timore: «Progetti come que­sti rappresentano una risposta mirata ad esigenze di una par­te della nostra popolazione - conclude don Dino- : ma temo che ci sia una fase di stallo do­vuta alla mancanza di risorse con cui gli enti locali e le no­stre amministrazioni al mo­mento devono fare i conti».

Silvia Maria Dubois


La rossa Vicenza finanzia il rimpatrio degli immigrati.

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