martedì 19 maggio 2009

Integrazione, ghettizzazione

In Italia Arrivano gli scout musulmani di Nino Materi

Al momento non è dato sapere se le «coccinelle» musulmane il foulard potranno portarlo al collo e dovranno metterselo - a mo’ di velo - sul capo. Benvenuti al «campo-base» del primo gruppo made in Italy di scout islamici. Occhio quindi alla location: tende e cucine dei «lupetti» di Maometto non sono state montate infatti tra le dune arroventate che guardano alla Mecca, ma al fresco dei platani di Villa Buri. A Verona. Nel fine settimana scorso il parco scaligero ha ospitato i primi 50 giovani musulmani che si ispirano agli insegnamenti di Robert Baden Powell, l’ufficiale inglese «papà storico» del glorioso corpo degli scout. Se l’aspetto del maghrebino Salah Ouaouinat - fondatore della prima sezione nazionale dell’Asmi (Associazione scout musulmani italiani) - sembra avere ben poco in comune con lord Powell, gli annunci ne mutuano però una certa solennità british: «Lo scoutismo non contrasta con i principi della Sharia». È con questa convinzione Salah ha dato vita alla sua «creatura». «Avevamo pensato alla necessità di fondare un’associazione del genere per i nostri ragazzi musulmani già da parecchi anni - spiega all’agenzia Adnkronos International - ma il progetto è nato circa un anno fa. Il campeggio che abbiamo appena concluso è servito per raggiungere la prima tappa del nostro percorso che è stato dedicato alla preparazione di quelli che saranno i futuri capi scout e formatori».«Essendo questa un’esperienza nuova per noi musulmani, abbiamo dovuto iniziare da zero, tenendo prima di tutto corsi di formazione - prosegue il signor Ouaouinat -. Attualmente sono una cinquantina i ragazzi che prendono parte alle nostre iniziative, ma solo perché abbiamo deciso di accettare un numero limitato di domande. In realtà abbiamo forti richieste, ma ci mancano ancora ragazzi preparati che possano guidare un gruppo scout». Per quanto riguarda i rapporti tra lo scoutismo e l’Islam, Salah non ha dubbi: «Non ci sono contraddizioni. Noi seguiamo senza remore i principi dettati dal fondatore dello scoutismo, Baden Powell. Non abbiamo alcuna finalità religiosa, ma solo associativa. Questo vuol dire che il nostro obiettivo è quello di insegnare ai ragazzi la disciplina attraverso il gioco». Il leader degli scout musulmani assicura quindi di avere come punti di riferimento solo le associazioni gemelle, come l’Agesci e la Cagei, e di non avere legami né con l’Ucoii né con le altre associazioni islamiche. «Durante i nostri campeggi non facciamo lezioni di religione né di Sharia - spiega -. Certo, come l’Agesci, anche noi abbiamo dei momenti di preghiera, ma chi non vuole pregare è libero, così come non imponiamo alle bambine di indossare il velo. Noi seguiamo quel versetto del Corano che recita: “non c’è costrizione nella religione”». Il sito dell’Asmi, in fatto di «liberismo», appare come una finestra aperta sul mondo. Con tanto di giuramento: «Nel nome di Dio il Clemente, il Misericordioso prometto di fare il mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso la società; per aiutare gli altri in ogni circostanza; per osservare la legge scout». Ma perché dei genitori che possono contare sulla protezione di Allah, dovrebbero mettere i propri figli sotto l’ala protettiva dei capi scout? Per la risposta basta cliccare alla voce «Il metodo scout e l’Islam»: «Nello scoutismo si possono ritrovare tutti i valori essenziali dell’Islam». Tanto da rappresentare una valida alternativa a madrassa e Corano? Be’, non esageriamo. La strada per trasformare il «Manuale delle Giovani Marmotte» in una nuova pietra filosofale è ancora lunga.

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