martedì 19 maggio 2009

De intellighenzia

Scuola a Roma. La preside: 90% di stranieri, l’idea di dedicare l’istituto a un giapponese. No da Pdl e Lega. «Noi multietnici: Makiguchi al posto di Pisacane»

ROMA — Carlo Pisacane si fa da parte. L’eroe del Risorgimento al quale è intitolata una scuola materna ed elementare di Roma con circa il 90% di alunni stranieri, in omaggio a un mondo globalizzato e multietnico, dovrebbe far posto al pedagogo giapponese Tsunesaburo Makiguchi. Così, almeno, vorrebbe la preside Nunzia Marciano che, secondo il «Comitato mamme della Pisacane», da anni in lotta «per un’autentica integrazione che non impedisca ai nostri figli di imparare la lingua e la cultura italiana», avrebbe proposto il «cambio di nome» durante l’ultimo consiglio d’istituto. «Abbiamo visionato il verbale con cui il consiglio approvava all’unanimità — ha riferito la portavoce Flora Arcangeli — ma non hanno voluto darcene una copia». Sincero accoglimento di istanze multiculturali o semplice provocazione? Di certo l’iniziativa del dirigente scolastico romano, alla guida di un istituto con 270 bambini di 24 etnie con prevalenza di bengalesi, rumeni e cinesi, ha scatenato una valanga di polemiche. La preside Marciano non risponde al telefono e non si fa trovare. «Uno schiaffo alla cultura italiana e alla nostra grande tradizione pedagogica», l’ha definita la senatrice della Lega Irene Aderenti. «Intitolare una scuola italiana a un educatore giapponese — ha aggiunto — denota arroganza nei confronti della nostra cultura. Per pronunciare quel nome serve un corso di lingua». E per Marco Scurria, candidato al Parlamento europeo per il Pdl, la decisione è frutto del «furore ideologico della sinistra per cui quei bambini sono costretti a imparare poesie in arabo invece delle nostre tradizionali filastrocche». Una scuola finita al centro delle polemiche anche nei mesi scorsi quando, sempre il comitato delle mamme, aveva denunciato «un presepe con pastori in kefiah e donne in burqa» ma anche un inquietante episodio «antisionista», forse non «premeditato»: ai piccoli della materna erano stati fatti indossare dei cappellini di carta colorati sui quali, una volta tornati semplici pezzi di carta, si poteva leggere un appello al boicottaggio dei prodotti israeliani e un’immagine di Bush con la pistola alla tempia sullo sfondo della bandiera americana in fiamme. «Ora la provocazione di cancellare il nome dell’istituto — ha affermato il deputato del Pdl Fabio Rampelli — intestandolo all’educatore giapponese sconfina nel ridicolo. Immaginiamo la disinvoltura con la quale i bambini pronunceranno il nome della loro scuola...». Anche l’assessore alla Scuola del Comune di Roma Laura Marsilio ha ribadito che si opporrà a questa decisione: «Serve continuità tra presente e passato per un’imprescindibile identità comune». A sostenere la preside della Pisacane è stato invece Enrico Fontana, capogruppo della Sinistra al Consiglio regionale del Lazio: «Quel cambio di nome non è un atto anti-italiano se inserito in un quartiere popolare come Tor Pignattara dove si sperimentano concretamente le difficoltà di costruire una società multietnica». Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio Maria Maddalena Novelli ha infine dichiarato di non aver ricevuto «alcuna richiesta di cambio di nome dalla scuola Pisacane». Recentemente anche il sindaco Gianni Alemanno aveva incontrato le rappresentanti del Comitato «ma le promesse delle istituzioni non hanno risolto la drammatica condizione della nostra scuola — conclude Arcangeli —e così per il prossimo anno abbiamo deciso di non riscrivere i nostri figli. Dopo otto anni di battaglie, siamo stanche, tutti i progetti di vera integrazione sono falliti. Ora restino solo gli immigrati e le classi monoetniche. La prima elementare rischia di vedere un solo alunno italiano. E per i nuovi ingressi alla materne, su 35 nuovi bambini iscritti, solo 8 sono italiani».

Flavia Fiorentino

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Perchè non chiamare la scuola Tamagoci ?

eudora