mercoledì 13 maggio 2009

Unione europea

Politiche fallite. Davanti all'immigrazione clandestina l'Europa non c'è (e se c'è dorme) di Pietro Maria Paolucci

I temi della mutata identità europea, dei diversi modelli di democrazia, dell’organizzazione dei sistemi economici, delle relazioni fra l’Europa e altre aree del mondo, tra cui l’Asia orientale e la Cina, sembrano diventare, ancorché sollecitati da altri temi quali quello dei fenomeni migratori sia attivi che passivi, di fondamentale importanza. E mentre su questi argomenti si polemizza, tentando di salvaguardare quel po’ di “sicurezza” che ci rimane, in molti danno consigli e patenti di operatività ad un Europa ormai sonnecchiante. La stessa Europa che, mentre si è ormai da anni letteralmente “invasi” da valanghe di persone mascherate sotto la falsa identità di “rifugiato politico”, trova la soluzione in un sito lanciato di recente: www.integration.eu. A cosa servirà tutto questo? Ma semplice: promuovere le politiche e le prassi in materia di integrazione dei migranti permettendo la condivisione delle “strategie riuscite” e sostenendo la cooperazione fra le parti interessate e le organizzazioni della società civile dell'Ue. Sarà aperto a tutti e consente ai visitatori di mettere in comune le buone prassi, di scoprire possibilità di finanziamenti e di cercare partner per i progetti, di essere costantemente aggiornati sugli sviluppi più recenti a livello Ue, nazionale e locale e di essere in contatto con i membri della comunità Ue che si occupa di integrazione. Ponte fra gli specialisti dell'integrazione e i responsabili politici, il sito web europeo sull'integrazione dovrebbe diventare presto "L'integrazione a portata di mano" e fornire contenuti di “alto livello” da tutta Europa promuovendo la comunità degli specialisti dell'integrazione di chi arriverà nella Ue da altri paesi. Ecco la soluzione! Altri però gli argomenti che in molti dimenticano. Siamo costretti a fare un po’ d’ordine. Nel 1999, a Tampere, in Finlandia, il Consiglio dell’Unione europea indicò le quattro “pietre miliari” che, di lì al 2004 (scadenza del termine quinquennale che il Trattato di Amsterdam fissò per l’attuazione delle previsioni di cui al Titolo IV del Trattato che istituisce la Comunità europea - TCE - relativo a “Visti, asilo, immigrazione e altre politiche relative alla libera circolazione delle persone”) avrebbero dovuto sorreggere il quadro giuridico comunitario in materia di politiche di gestione dell’asilo e dell’immigrazione:
1) Partnership con i Paesi di provenienza di migranti e richiedenti asilo. Le politiche su asilo e immigrazione debbono essere coerenti con la politica estera comune (quale le azioni di politica esterna che integreranno le strategie comunitarie di gestione dell’immigrazione?) in particolare occorre tenere conto delle problematiche legate allo sviluppo economico ed al rispetto dei diritti umani nei Paesi di origine.
2) Sistema comune di tutela dei richiedenti asilo
3) Equo trattamento dei cittadini di Paesi terzi (TCN) che risiedono legalmente nel territorio dell’Unione. A tal proposito, ai par. 18 e 21 si fanno affermazioni decisamente impegnative ed innovative: “una più forte politica di integrazione dovrebbe mirare a garantire a costoro diritti ed obblighi assimilabili a quelli dei cittadini europei”, e “la condizione giuridica del TCN dovrebbe essere ravvicinata a quella dei cittadini degli Stati membri. La persona che abbia dimorato legalmente in un Stato membro per un periodo di tempo, che deve essere determinato, e che possiede un permesso di soggiorno di lunga durata, dovrebbe godere nello Stato di diritti quanto più ravvicinati possibile a quelli di un cittadino UE (…). Il Consiglio europeo infine fa proprio l’obiettivo che ai TCN residenti di lungo termine sia offerta l’opportunità di divenire cittadini dello Stato in cui risiedono”.
Viene, altresì, sottolineata la necessità di armonizzare le differenti legislazioni nazionali relative alle condizioni di ingresso degli stranieri nel territorio nazionale (materia, come è noto, che unitamente a quella della cittadinanza nazionale resta di stretta pertinenza della sovranità dello Stato!!), in maniera da tenere conto delle comuni esigenze economiche e demografiche dell’Unione, ma anche delle capacità recettive di ciascuno Stato e dei collegamenti storici e culturali con i diversi Paesi terzi di origine dei migranti.
4) Gestione efficiente e coordinata dei flussi migratori cioé assistenza tecnica e cooperazione nella lotta all’immigrazione illegale e ai reati ad essa collegati, quali il traffico e la tratta degli esseri umani; effettiva e competente applicazione dell’acquis di Schengen nel controllo delle frontiere esterne.
Sarebbe necessario far capire ai molti critici che si dovrebbe finalmente passare in rassegna e con completezza le azioni, i programmi e le linee di finanziamento che l’UE sta mettendo a disposizione per la lotta contro l’immigrazione clandestina e l’integrazione degli immigrati legali. Quanto agli obiettivi di politica estera che l’Unione si prefigge - approccio equilibrato che consenta di affrontare le cause di fondo dei flussi migratori, partenariato con i Paesi di provenienza relativamente alla lotta contro l’immigrazione clandestina e alla definizione di canali per l’immigrazione legale, attuazione di iniziative concrete e specifiche per aiutare i Paesi terzi a potenziare le loro capacità di gestione delle migrazioni – oltre ad un programma di aiuto finanziario e di assistenza tecnica ai Paesi terzi nei settori dell’immigrazione e dell’asilo ed al nuovo sito sunnominato, più niente.

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