sabato 23 maggio 2009

Medici

Tutte le associazioni di categoria chiedono una norma precisa. "Non è allarmismo, nè una posizione corporativa: e c'è un rischio sanitario". "Immigrati, il ddl sicurezza obbliga i medici a fare la spia" di Anna Rita Cillis

ROMA - La questione non è risolta. Per le principali sigle sindacali dei camici bianchi ospedalieri non basta che la Camera abbia eliminato l'emendamento che abrogava il divieto di segnalazione degli immigrati clandestini contenuto nella legge Bossi-Fini. Non basta perché, dicono all'unisono, il nuovo reato di clandestinità così come è contenuto nel Ddl Sicurezza ora atteso al Senato, obbligherà, una volta approvato, tutti i pubblici ufficiali a segnalare alle autorità competenti immigrati senza permesso di soggiorno, medici e operatori della sanità pubblica compresi. Anaao Assomed, Cimo Asmd, Aaroi, Cgil medici, Fvm, Federazione Cisl medici, Fassid, Fesmed, Federazione medici Uil Fpl, tornano sulla questione dopo aver ascoltato, nuovamente, il parare di alcuni giuristi. Cosi, ora, i sindacati chiedono al Parlamento e al governo che venga "messo nero su bianco o senza alcuna ombra di dubbio che i medici, e tutti gli operatori sanitari che lavorano nelle strutture pubbliche, non siano obbligati a denunciare i clandestini", spiega Massimo Cozza, segretario della Cgil Medici. I camici bianchi che lavorano nelle corsie ospedaliere e nei pronto soccorso italiani tornano, quindi, all'attacco: "Se il ddl sicurezza entra in vigore così com'è i medici in realtà saranno obbligati a denunciare gli immigrati irregolari. E' vero che la maggioranza ha cambiato il testo affinché questo non avvenga ma la modifica non basta" aggiunge Carlo Lusenti segretario dell'Anaao - Assmed. La richiesta delle sigle di categoria è quindi quella di "correggere ancora il testo introducendo esplicitamente il divieto di denuncia per i medici, ma se questo non fosse possibile - aggiunge Lusenti - visto l'avanzato stato dei lavori, chiediamo che venga approvato un apposito decreto ministeriale, una norma, qualcosa di ufficiale e univoco che affianchi il ddl sicurezza". Il rischio è anche di tipo sanitario. "Siamo preoccupati - spiega Cozza della Cgil Medici - perché la situazione è sottovalutata, il solo timore di norme che obbligano i medici a denunciare i clandestini ha comportato negli ultimi tre mesi un calo del 10-20% degli immigrati nelle strutture sanitarie pubbliche. I rischi per la salute sono, ad esempio che non si possa prevenire adeguatamente la diffusione di malattie come la Tbc, o di patologie infettive. In Italia di Tbc sono circa 4000 l'anno e negli ultimi tre mesi solo a Roma quelli accertati sono stati 145, un numero in netta crescita". Per Giuseppe Lavra della Cimo "non si tratta di un generico allarmismo né di una questione corporativa; se lo facciamo è nell'interesse della collettività". Se non dovessero arrivare segnali concreti da parte del Parlamento né del governo , spiegano i sindacalisti "siamo pronti a dare ogni forma di sostegno ai medici che fossero denunciati e a garantire supporto sino alla Corte Costituzionale. Non possiamo chiedere che vadano contro una legge - conclude Lusenti - ma che si regolino in base alla Costituzione e al codice deontologico". "La richiesta che fanno i medici di una norma espressa che li esenti dal dover denunciare gli immigrati clandestini è apodittica e razzista" afferma Matteo Brigandì, capogruppo della Lega Nord in commissione Giustizia alla Camera. "Apodittica, in quanto non si capisce perchè solo i medici dovrebbero essere esentati dal fare denunce rispetto a tutti gli altri pubblici ufficiali - dice Brigandì - e razzista in quanto non è chiaro perchè debbano essere esentati nei confronti dei clandestini e non di altre persone che commettono reati". Orlando (Idv) si schiera con le associazioni professionali: "La questione dei medici-spia è ancora aperta: serve una norma precisa".

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