ROMA - Le liti nel Pd sulle nomine Rai? Cretinate. Le divisioni sui respingimenti di immigrati? Inesistenti. I delusi del Pd? Contribuiscano a cambiare il partito rimboccandosi le maniche. E mentre il premier - secondo Dario Franceschini - vuole trascinare l'Italia in una fiction, lui - il segretario del Pd - assicura che il suo è un mandato a termine: al congresso di ottobre la sua candidatura non ci sarà. Ospite di Repubblica Tv, Dario Franceschini - maglietta bianca a maniche corte - arriva trafelato dopo un giro in metropolitana a Roma e risponde senza reticenze a oltre 600 messaggi in diretta. Sul suo incarico è molto chiaro: "Ho già detto cosa farò e non cambio idea. Il mio lavoro finisce a ottobre. Se avrò aiutato a dimostrare che il progetto del Pd ha una prospettiva e avrò aiutato il paese a evitare che si svegli sotto il potere assoluto di Berlusconi, sentirei di aver fatto quello che dovevo fare". Ma se il partito gli chiedesse di ricandidarsi? "Non succederà - risponde - ci sarà un congresso importante, ci saranno dei candidati". Nomine Rai. "Cretinate". Franceschini nega che vi siano state liti interne al Partito democratico sulle nomine Rai per quanto riguarda il Tg3 e Rai3. "Queste questioni non le abbiamo mai affrontate né le affronteremo in sede di partito. Non ho mai fatto una telefonata né la farò. Bisogna smettere di predicare bene e razzolare male". Sulla scelta del presidente Paolo Garimberti di votare sì alle proposte di nomina, "non c'è una mia valutazione - dice Franceschini - il presidente, per lo stesso modo con cui è eletto, non deve dipendere né da una parte né dall'altra". Quanto alle nomine fatte, "ne penso molto male - sostiene - farle quindici giorni prima delle elezioni è una cosa mai vista. E che i nomi siano quelli, secondo i giornali, concordati a Palazzo Grazioli, è abbastanza avvilente". Berlusconi e il caso Mills. "Il premier solleva un grande polverone politico contro i giudici per impedire che all'opinione pubblica arrivino le parole di quella sentenza. E infatti, quelle parole, chi le ha pubblicate?". Franceschini non fa sconti a Berlusconi sul caso Mills, ma dice: "Noi non abbiamo l'obiettivo di sconfiggerlo per via giudiziaria. Anzi, aver spostato i riflettori sulle sue vicende giudiziarie avvantaggia lui. Si pone come vittima e chiama a raccolta il suo popolo". "Su questo, non ha senso andare a chiedere le dimissioni in Parlamento, dove il premier ha 100 deputati e 50 senatori in più. Una mozione di sfiducia - secondo Franceschini - avrebbe il risultato opposto: si trasformerebbe in un voto di fiducia". Anche se: "in ogni altro paese del mondo, di fronte alla pesantezza delle accuse, il premier non si sarebbe fatto una legge per evitare il giudizio ma si sarebbe dimesso. Dovrebbe rinunciare al lodo Alfano, accettando di sottoporsi al giudizio di tutti". Il premier, la fiction e la crisi. "Berlusconi - dice ancora Franceschini - vive la politica come una fiction. E' tutta rappresentazione, l'annuncio ha lo stesso effetto di una legge, l'importante è quanto sposta in indice di popolarità e nei sondaggi". Così il premier "si è imprigionato in una specie di mondo virtuale, e vorrebbe trascinare il Paese lì. Quello che è successo con la crisi è stato esattamente questo: negarla, spegnere i riflettori per accenderli altrove". Respingimenti. Sulla questione dei respingimenti in mare degli immigrati, secondo Franceschini, "nel Pd non ci sono state differenze". " Abbiamo detto tutti le stesse cose - sostiene il segretario - i respingimenti vanno fatti rispettando le leggi italiane e il diritto internazionale. Il centrosinistra ha fatto 96mila respingimenti senza sollevare proteste o violare norme. Da Fassino è arrivata un'ipotesi, Chiamparino ha parlato di punti di approdo ma tutti siamo d'accordo sul fatto che i respingimenti vanno fatti rispettando la legge". Referendum. "La preoccupazione di chi dice che se vince il sì al referendum Berlusconi trascina il paese al voto per vincere da solo è una panzana, una balla, una bugia". Così Franceschini risponde agli ascoltatori che protestano per la scelta del Pd. "Anche la legge attuale - spiega - assegna l'identico premio di maggioranza alla lista o alla coalizione che ottiene un voto in più". Poi, una controdomanda: "E' preferibile per il Pd una legge elettorale che unisce Pdl e Lega, o un'altra, come quella che esce dal referendum, che li divide?". Il segretario del Pd risponde anche, con un auspicio, a chi gli chiede se sia possibile una fusione con Sinistra e Libertà: "al suo interno ci sono persone che hanno fatte parte dell'esperienza dell'Ulivo, spero che i nostri percorsi si rincontrino presto". Il Pci. "Credo che sia giusto chiudere una stagione in cui il Pci è stato svilito, soprattutto dalle parole di Berlusconi e della destra". Così Franceschini riprende quanto detto ieri alla Camera durante una commemorazione di Enrico Berlinguer. "Il Partito comunista italiano - spiega il segretario - ha contribuito alla Resistenza, a scrivere la Costituzione, a fronteggiare il terrorismo. Poi ha condiviso, pur in una posizione di minoranza, il governo del paese attraverso la sua azione in Parlamento. Molte delle grandi riforme, dallo statuto dei lavoratori, all'introduzione del servizio sanitario nazionale, alla legge Basaglia, all'equo canone, sono nate grazie al Pci. Il Pci - anche se dopo il crollo del Muro si è trovato dalla parte sbagliata della storia - è una delle forze politiche che ha costruito la democrazia italiana, e questo va riconosciuto".
venerdì 22 maggio 2009
Sua pallidezza
Il segretario democratico risponde alle domande di Giannini e dei navigatori". I delusi? Si rimbocchino le maniche". "Alle europee si vota anche per la democrazia". Franceschini a Repubblica tv". A ottobre mio lavoro finito" di Annalisa Cuzzocrea
ROMA - Le liti nel Pd sulle nomine Rai? Cretinate. Le divisioni sui respingimenti di immigrati? Inesistenti. I delusi del Pd? Contribuiscano a cambiare il partito rimboccandosi le maniche. E mentre il premier - secondo Dario Franceschini - vuole trascinare l'Italia in una fiction, lui - il segretario del Pd - assicura che il suo è un mandato a termine: al congresso di ottobre la sua candidatura non ci sarà. Ospite di Repubblica Tv, Dario Franceschini - maglietta bianca a maniche corte - arriva trafelato dopo un giro in metropolitana a Roma e risponde senza reticenze a oltre 600 messaggi in diretta. Sul suo incarico è molto chiaro: "Ho già detto cosa farò e non cambio idea. Il mio lavoro finisce a ottobre. Se avrò aiutato a dimostrare che il progetto del Pd ha una prospettiva e avrò aiutato il paese a evitare che si svegli sotto il potere assoluto di Berlusconi, sentirei di aver fatto quello che dovevo fare". Ma se il partito gli chiedesse di ricandidarsi? "Non succederà - risponde - ci sarà un congresso importante, ci saranno dei candidati". Nomine Rai. "Cretinate". Franceschini nega che vi siano state liti interne al Partito democratico sulle nomine Rai per quanto riguarda il Tg3 e Rai3. "Queste questioni non le abbiamo mai affrontate né le affronteremo in sede di partito. Non ho mai fatto una telefonata né la farò. Bisogna smettere di predicare bene e razzolare male". Sulla scelta del presidente Paolo Garimberti di votare sì alle proposte di nomina, "non c'è una mia valutazione - dice Franceschini - il presidente, per lo stesso modo con cui è eletto, non deve dipendere né da una parte né dall'altra". Quanto alle nomine fatte, "ne penso molto male - sostiene - farle quindici giorni prima delle elezioni è una cosa mai vista. E che i nomi siano quelli, secondo i giornali, concordati a Palazzo Grazioli, è abbastanza avvilente". Berlusconi e il caso Mills. "Il premier solleva un grande polverone politico contro i giudici per impedire che all'opinione pubblica arrivino le parole di quella sentenza. E infatti, quelle parole, chi le ha pubblicate?". Franceschini non fa sconti a Berlusconi sul caso Mills, ma dice: "Noi non abbiamo l'obiettivo di sconfiggerlo per via giudiziaria. Anzi, aver spostato i riflettori sulle sue vicende giudiziarie avvantaggia lui. Si pone come vittima e chiama a raccolta il suo popolo". "Su questo, non ha senso andare a chiedere le dimissioni in Parlamento, dove il premier ha 100 deputati e 50 senatori in più. Una mozione di sfiducia - secondo Franceschini - avrebbe il risultato opposto: si trasformerebbe in un voto di fiducia". Anche se: "in ogni altro paese del mondo, di fronte alla pesantezza delle accuse, il premier non si sarebbe fatto una legge per evitare il giudizio ma si sarebbe dimesso. Dovrebbe rinunciare al lodo Alfano, accettando di sottoporsi al giudizio di tutti". Il premier, la fiction e la crisi. "Berlusconi - dice ancora Franceschini - vive la politica come una fiction. E' tutta rappresentazione, l'annuncio ha lo stesso effetto di una legge, l'importante è quanto sposta in indice di popolarità e nei sondaggi". Così il premier "si è imprigionato in una specie di mondo virtuale, e vorrebbe trascinare il Paese lì. Quello che è successo con la crisi è stato esattamente questo: negarla, spegnere i riflettori per accenderli altrove". Respingimenti. Sulla questione dei respingimenti in mare degli immigrati, secondo Franceschini, "nel Pd non ci sono state differenze". " Abbiamo detto tutti le stesse cose - sostiene il segretario - i respingimenti vanno fatti rispettando le leggi italiane e il diritto internazionale. Il centrosinistra ha fatto 96mila respingimenti senza sollevare proteste o violare norme. Da Fassino è arrivata un'ipotesi, Chiamparino ha parlato di punti di approdo ma tutti siamo d'accordo sul fatto che i respingimenti vanno fatti rispettando la legge". Referendum. "La preoccupazione di chi dice che se vince il sì al referendum Berlusconi trascina il paese al voto per vincere da solo è una panzana, una balla, una bugia". Così Franceschini risponde agli ascoltatori che protestano per la scelta del Pd. "Anche la legge attuale - spiega - assegna l'identico premio di maggioranza alla lista o alla coalizione che ottiene un voto in più". Poi, una controdomanda: "E' preferibile per il Pd una legge elettorale che unisce Pdl e Lega, o un'altra, come quella che esce dal referendum, che li divide?". Il segretario del Pd risponde anche, con un auspicio, a chi gli chiede se sia possibile una fusione con Sinistra e Libertà: "al suo interno ci sono persone che hanno fatte parte dell'esperienza dell'Ulivo, spero che i nostri percorsi si rincontrino presto". Il Pci. "Credo che sia giusto chiudere una stagione in cui il Pci è stato svilito, soprattutto dalle parole di Berlusconi e della destra". Così Franceschini riprende quanto detto ieri alla Camera durante una commemorazione di Enrico Berlinguer. "Il Partito comunista italiano - spiega il segretario - ha contribuito alla Resistenza, a scrivere la Costituzione, a fronteggiare il terrorismo. Poi ha condiviso, pur in una posizione di minoranza, il governo del paese attraverso la sua azione in Parlamento. Molte delle grandi riforme, dallo statuto dei lavoratori, all'introduzione del servizio sanitario nazionale, alla legge Basaglia, all'equo canone, sono nate grazie al Pci. Il Pci - anche se dopo il crollo del Muro si è trovato dalla parte sbagliata della storia - è una delle forze politiche che ha costruito la democrazia italiana, e questo va riconosciuto".
ROMA - Le liti nel Pd sulle nomine Rai? Cretinate. Le divisioni sui respingimenti di immigrati? Inesistenti. I delusi del Pd? Contribuiscano a cambiare il partito rimboccandosi le maniche. E mentre il premier - secondo Dario Franceschini - vuole trascinare l'Italia in una fiction, lui - il segretario del Pd - assicura che il suo è un mandato a termine: al congresso di ottobre la sua candidatura non ci sarà. Ospite di Repubblica Tv, Dario Franceschini - maglietta bianca a maniche corte - arriva trafelato dopo un giro in metropolitana a Roma e risponde senza reticenze a oltre 600 messaggi in diretta. Sul suo incarico è molto chiaro: "Ho già detto cosa farò e non cambio idea. Il mio lavoro finisce a ottobre. Se avrò aiutato a dimostrare che il progetto del Pd ha una prospettiva e avrò aiutato il paese a evitare che si svegli sotto il potere assoluto di Berlusconi, sentirei di aver fatto quello che dovevo fare". Ma se il partito gli chiedesse di ricandidarsi? "Non succederà - risponde - ci sarà un congresso importante, ci saranno dei candidati". Nomine Rai. "Cretinate". Franceschini nega che vi siano state liti interne al Partito democratico sulle nomine Rai per quanto riguarda il Tg3 e Rai3. "Queste questioni non le abbiamo mai affrontate né le affronteremo in sede di partito. Non ho mai fatto una telefonata né la farò. Bisogna smettere di predicare bene e razzolare male". Sulla scelta del presidente Paolo Garimberti di votare sì alle proposte di nomina, "non c'è una mia valutazione - dice Franceschini - il presidente, per lo stesso modo con cui è eletto, non deve dipendere né da una parte né dall'altra". Quanto alle nomine fatte, "ne penso molto male - sostiene - farle quindici giorni prima delle elezioni è una cosa mai vista. E che i nomi siano quelli, secondo i giornali, concordati a Palazzo Grazioli, è abbastanza avvilente". Berlusconi e il caso Mills. "Il premier solleva un grande polverone politico contro i giudici per impedire che all'opinione pubblica arrivino le parole di quella sentenza. E infatti, quelle parole, chi le ha pubblicate?". Franceschini non fa sconti a Berlusconi sul caso Mills, ma dice: "Noi non abbiamo l'obiettivo di sconfiggerlo per via giudiziaria. Anzi, aver spostato i riflettori sulle sue vicende giudiziarie avvantaggia lui. Si pone come vittima e chiama a raccolta il suo popolo". "Su questo, non ha senso andare a chiedere le dimissioni in Parlamento, dove il premier ha 100 deputati e 50 senatori in più. Una mozione di sfiducia - secondo Franceschini - avrebbe il risultato opposto: si trasformerebbe in un voto di fiducia". Anche se: "in ogni altro paese del mondo, di fronte alla pesantezza delle accuse, il premier non si sarebbe fatto una legge per evitare il giudizio ma si sarebbe dimesso. Dovrebbe rinunciare al lodo Alfano, accettando di sottoporsi al giudizio di tutti". Il premier, la fiction e la crisi. "Berlusconi - dice ancora Franceschini - vive la politica come una fiction. E' tutta rappresentazione, l'annuncio ha lo stesso effetto di una legge, l'importante è quanto sposta in indice di popolarità e nei sondaggi". Così il premier "si è imprigionato in una specie di mondo virtuale, e vorrebbe trascinare il Paese lì. Quello che è successo con la crisi è stato esattamente questo: negarla, spegnere i riflettori per accenderli altrove". Respingimenti. Sulla questione dei respingimenti in mare degli immigrati, secondo Franceschini, "nel Pd non ci sono state differenze". " Abbiamo detto tutti le stesse cose - sostiene il segretario - i respingimenti vanno fatti rispettando le leggi italiane e il diritto internazionale. Il centrosinistra ha fatto 96mila respingimenti senza sollevare proteste o violare norme. Da Fassino è arrivata un'ipotesi, Chiamparino ha parlato di punti di approdo ma tutti siamo d'accordo sul fatto che i respingimenti vanno fatti rispettando la legge". Referendum. "La preoccupazione di chi dice che se vince il sì al referendum Berlusconi trascina il paese al voto per vincere da solo è una panzana, una balla, una bugia". Così Franceschini risponde agli ascoltatori che protestano per la scelta del Pd. "Anche la legge attuale - spiega - assegna l'identico premio di maggioranza alla lista o alla coalizione che ottiene un voto in più". Poi, una controdomanda: "E' preferibile per il Pd una legge elettorale che unisce Pdl e Lega, o un'altra, come quella che esce dal referendum, che li divide?". Il segretario del Pd risponde anche, con un auspicio, a chi gli chiede se sia possibile una fusione con Sinistra e Libertà: "al suo interno ci sono persone che hanno fatte parte dell'esperienza dell'Ulivo, spero che i nostri percorsi si rincontrino presto". Il Pci. "Credo che sia giusto chiudere una stagione in cui il Pci è stato svilito, soprattutto dalle parole di Berlusconi e della destra". Così Franceschini riprende quanto detto ieri alla Camera durante una commemorazione di Enrico Berlinguer. "Il Partito comunista italiano - spiega il segretario - ha contribuito alla Resistenza, a scrivere la Costituzione, a fronteggiare il terrorismo. Poi ha condiviso, pur in una posizione di minoranza, il governo del paese attraverso la sua azione in Parlamento. Molte delle grandi riforme, dallo statuto dei lavoratori, all'introduzione del servizio sanitario nazionale, alla legge Basaglia, all'equo canone, sono nate grazie al Pci. Il Pci - anche se dopo il crollo del Muro si è trovato dalla parte sbagliata della storia - è una delle forze politiche che ha costruito la democrazia italiana, e questo va riconosciuto".
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