E’ uno storico, impetuoso campione del riformismo, Tony Blair. E fedele al suo carattere entusiasta e al suo profilo di leader è capace di mettere in comune le sue visioni, le sue convinzioni e le sue passioni e renderle vive e attraenti. L’ex premier inglese si è convertito al cattolicesimo alla fine del 2007 e in questo breve lasso di tempo ha fondato la Faith Foundation, ha tenuto un corso a Yale su “Fede e globalizzazione”, è diventato un testimonial dell’orgoglio cristiano e un fiero oppositore di quel minimalismo accondiscendente e spesso eccessivamente passivo che sembra caratterizzare certi ambienti del cattolicesimo europeo. E’ in questa nuova veste che l’uomo del New Labour si presenta al Meeting di Rimini e scalda il popolo di Cielle raccontando la sua conversione al cattolicesimo, la sua vita segnata dalla fede, e il suo impegno per la pace nel mondo e in particolare nel Medio Oriente. “È un onore vedere il mio nome associato all'iniziativa di Comunione e Liberazione. Sono davvero dispiaciuto di non potervi parlare nella vostra bellissima lingua. Provo ad impararla da poco tempo, ma è difficile...”. Accolto da un lungo applauso, un’ovazione condivisa da circa diecimila persone, l’ex ministro parla per un’ora leggendo, nella prima parte, una testimonianza del proprio avvicinamento alla Chiesa cattolica e soffermandosi sull’importanza che ricopre la fede e la Chiesa nella società attuale. In due passaggi Blair cita anche l' enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate” e non nasconde la propria emozione. Nell'ultima parte dell'incontro dal titolo "Persona, comunità e Stato", Blair risponde alle domande che gli pone il presidente della Fondazione per la Sussidarietà Giorgio Vittadini. E si concede anche qualche battuta, ricordando ad esempio un episodio che gli è accaduto in un viaggio a Tokio: "Ero seduto in ultima fila a una messa, quando la persona che aveva letto le letture disse: è tradizione che i visitatori stranieri si alzino e raccontino qualcosa di loro”. “Quindi - racconta Blair - dopo tanto tempo ho potuto dire: 'mi chiamo Tony e vengo da Londra”. Viste le temperature di questi giorni l’ex premier ringrazia anche “per avermi consentito di fare una sauna gratis”. Blair, naturalmente, non può esimersi dal raccontare la parabola della sua conversione al cattolicesimo. Come è avvenuto? – chiede Vittadini. “Francamente è tutta colpa di mia moglie”, replica Blair, ''con lei ho iniziato ad andare a messa. Ci piaceva andare insieme, a volte in una chiesa anglicana e altre in una cattolica. Indovinate, però, in quale andavamo di più? Man mano che passava il tempo, sentivo che la chiesa cattolica era la mia casa. E questo non solo per il suo magistero e per la sua dottrina, ma per la sua natura universale”. Intervenendo poi sul tema della globalizzazione e del rapporto tra società e fede, Blair si dice convinto che la fede “arricchisca l’idea di comunità”. Un concetto espresso anche da Papa Benedetto XVI nella sua enciclica, che “amplia la relazione tra singolo e comunità, ponendo la verità di Dio al centro: senza Dio l'uomo non comprende chi è”. A maggior ragione nell'era della globalizzazione, dove “il pericolo è quello di perdere l'identità e non comprendere che gli obiettivi devono essere comuni”. Discutendo poi sul ruolo dello Stato, Blair traccia una linea di continuità tra la sua eredità lasciata al Paese britannico e la sussidiarietà, parola da sempre cara a Comunione e Liberazione. “All'interno di questo processo si inseriscono la comunità, la Chiesa, il volontariato, che possono fare cose a volte meglio dello Stato. Il principio della sussidiarietà è molto importante". Raccontando della propria fondazione, che da anni lavora per l’ecumenismo e la comprensione tra differenti religioni, Blair si sofferma sul rapporto israelo-palestinese, anche nella sua qualità di rappresentante del quartetto che riunisce Stati Uniti, Onu, Russia ed Europa. “Sarà soltanto quando Israele e Palestina avranno "fiducia reciproca" che si risolverà la questione mediorientale. La fiducia reciproca comporta che gli israeliani devono sapere che la Palestina sarà gestita bene e che i palestinesi devono sapere che gli israeliani se ne andranno dai loro territori". Infine, parlando del momento dell’Europa e dei fenomeni migratori Blair lancia un invito-monito molto chiaro: "La multiculturalità e una delle più grandi sfide dei nostri tempi. Nei nostri Paesi abbiamo radici giudaico-cristiane e dobbiamo esserne fieri. Anche se siamo di fedi diverse e abbiamo le nostre identità, viviamo nelle stesse città e ci sono valori comuni che tutti devono rispettare". L’ultimo passaggio, forse il più applaudito, è quello sul rapporto tra Stato e Chiesa. Parole che fanno il paio con la sua battaglia contro il “laicismo aggressivo” che a suo dire sembra essersi diffuso in Gran Bretagna. “La voce della Chiesa cattolica deve essere ascoltata: per questo la Chiesa deve parlare in modo chiaro e aperto. Il sostegno chiaro e solido della Chiesa cattolica supporta i politici. La Chiesa può essere la voce spirituale che rende la globalizzazione uno strumento e non un padrone''.
venerdì 28 agosto 2009
Tony Blair
Successo al Meeting. Blair al popolo di Cl: “L’Europa sia fiera delle sue radici giudaico-cristiane” di Stefano Fossi
E’ uno storico, impetuoso campione del riformismo, Tony Blair. E fedele al suo carattere entusiasta e al suo profilo di leader è capace di mettere in comune le sue visioni, le sue convinzioni e le sue passioni e renderle vive e attraenti. L’ex premier inglese si è convertito al cattolicesimo alla fine del 2007 e in questo breve lasso di tempo ha fondato la Faith Foundation, ha tenuto un corso a Yale su “Fede e globalizzazione”, è diventato un testimonial dell’orgoglio cristiano e un fiero oppositore di quel minimalismo accondiscendente e spesso eccessivamente passivo che sembra caratterizzare certi ambienti del cattolicesimo europeo. E’ in questa nuova veste che l’uomo del New Labour si presenta al Meeting di Rimini e scalda il popolo di Cielle raccontando la sua conversione al cattolicesimo, la sua vita segnata dalla fede, e il suo impegno per la pace nel mondo e in particolare nel Medio Oriente. “È un onore vedere il mio nome associato all'iniziativa di Comunione e Liberazione. Sono davvero dispiaciuto di non potervi parlare nella vostra bellissima lingua. Provo ad impararla da poco tempo, ma è difficile...”. Accolto da un lungo applauso, un’ovazione condivisa da circa diecimila persone, l’ex ministro parla per un’ora leggendo, nella prima parte, una testimonianza del proprio avvicinamento alla Chiesa cattolica e soffermandosi sull’importanza che ricopre la fede e la Chiesa nella società attuale. In due passaggi Blair cita anche l' enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate” e non nasconde la propria emozione. Nell'ultima parte dell'incontro dal titolo "Persona, comunità e Stato", Blair risponde alle domande che gli pone il presidente della Fondazione per la Sussidarietà Giorgio Vittadini. E si concede anche qualche battuta, ricordando ad esempio un episodio che gli è accaduto in un viaggio a Tokio: "Ero seduto in ultima fila a una messa, quando la persona che aveva letto le letture disse: è tradizione che i visitatori stranieri si alzino e raccontino qualcosa di loro”. “Quindi - racconta Blair - dopo tanto tempo ho potuto dire: 'mi chiamo Tony e vengo da Londra”. Viste le temperature di questi giorni l’ex premier ringrazia anche “per avermi consentito di fare una sauna gratis”. Blair, naturalmente, non può esimersi dal raccontare la parabola della sua conversione al cattolicesimo. Come è avvenuto? – chiede Vittadini. “Francamente è tutta colpa di mia moglie”, replica Blair, ''con lei ho iniziato ad andare a messa. Ci piaceva andare insieme, a volte in una chiesa anglicana e altre in una cattolica. Indovinate, però, in quale andavamo di più? Man mano che passava il tempo, sentivo che la chiesa cattolica era la mia casa. E questo non solo per il suo magistero e per la sua dottrina, ma per la sua natura universale”. Intervenendo poi sul tema della globalizzazione e del rapporto tra società e fede, Blair si dice convinto che la fede “arricchisca l’idea di comunità”. Un concetto espresso anche da Papa Benedetto XVI nella sua enciclica, che “amplia la relazione tra singolo e comunità, ponendo la verità di Dio al centro: senza Dio l'uomo non comprende chi è”. A maggior ragione nell'era della globalizzazione, dove “il pericolo è quello di perdere l'identità e non comprendere che gli obiettivi devono essere comuni”. Discutendo poi sul ruolo dello Stato, Blair traccia una linea di continuità tra la sua eredità lasciata al Paese britannico e la sussidiarietà, parola da sempre cara a Comunione e Liberazione. “All'interno di questo processo si inseriscono la comunità, la Chiesa, il volontariato, che possono fare cose a volte meglio dello Stato. Il principio della sussidiarietà è molto importante". Raccontando della propria fondazione, che da anni lavora per l’ecumenismo e la comprensione tra differenti religioni, Blair si sofferma sul rapporto israelo-palestinese, anche nella sua qualità di rappresentante del quartetto che riunisce Stati Uniti, Onu, Russia ed Europa. “Sarà soltanto quando Israele e Palestina avranno "fiducia reciproca" che si risolverà la questione mediorientale. La fiducia reciproca comporta che gli israeliani devono sapere che la Palestina sarà gestita bene e che i palestinesi devono sapere che gli israeliani se ne andranno dai loro territori". Infine, parlando del momento dell’Europa e dei fenomeni migratori Blair lancia un invito-monito molto chiaro: "La multiculturalità e una delle più grandi sfide dei nostri tempi. Nei nostri Paesi abbiamo radici giudaico-cristiane e dobbiamo esserne fieri. Anche se siamo di fedi diverse e abbiamo le nostre identità, viviamo nelle stesse città e ci sono valori comuni che tutti devono rispettare". L’ultimo passaggio, forse il più applaudito, è quello sul rapporto tra Stato e Chiesa. Parole che fanno il paio con la sua battaglia contro il “laicismo aggressivo” che a suo dire sembra essersi diffuso in Gran Bretagna. “La voce della Chiesa cattolica deve essere ascoltata: per questo la Chiesa deve parlare in modo chiaro e aperto. Il sostegno chiaro e solido della Chiesa cattolica supporta i politici. La Chiesa può essere la voce spirituale che rende la globalizzazione uno strumento e non un padrone''.
E’ uno storico, impetuoso campione del riformismo, Tony Blair. E fedele al suo carattere entusiasta e al suo profilo di leader è capace di mettere in comune le sue visioni, le sue convinzioni e le sue passioni e renderle vive e attraenti. L’ex premier inglese si è convertito al cattolicesimo alla fine del 2007 e in questo breve lasso di tempo ha fondato la Faith Foundation, ha tenuto un corso a Yale su “Fede e globalizzazione”, è diventato un testimonial dell’orgoglio cristiano e un fiero oppositore di quel minimalismo accondiscendente e spesso eccessivamente passivo che sembra caratterizzare certi ambienti del cattolicesimo europeo. E’ in questa nuova veste che l’uomo del New Labour si presenta al Meeting di Rimini e scalda il popolo di Cielle raccontando la sua conversione al cattolicesimo, la sua vita segnata dalla fede, e il suo impegno per la pace nel mondo e in particolare nel Medio Oriente. “È un onore vedere il mio nome associato all'iniziativa di Comunione e Liberazione. Sono davvero dispiaciuto di non potervi parlare nella vostra bellissima lingua. Provo ad impararla da poco tempo, ma è difficile...”. Accolto da un lungo applauso, un’ovazione condivisa da circa diecimila persone, l’ex ministro parla per un’ora leggendo, nella prima parte, una testimonianza del proprio avvicinamento alla Chiesa cattolica e soffermandosi sull’importanza che ricopre la fede e la Chiesa nella società attuale. In due passaggi Blair cita anche l' enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate” e non nasconde la propria emozione. Nell'ultima parte dell'incontro dal titolo "Persona, comunità e Stato", Blair risponde alle domande che gli pone il presidente della Fondazione per la Sussidarietà Giorgio Vittadini. E si concede anche qualche battuta, ricordando ad esempio un episodio che gli è accaduto in un viaggio a Tokio: "Ero seduto in ultima fila a una messa, quando la persona che aveva letto le letture disse: è tradizione che i visitatori stranieri si alzino e raccontino qualcosa di loro”. “Quindi - racconta Blair - dopo tanto tempo ho potuto dire: 'mi chiamo Tony e vengo da Londra”. Viste le temperature di questi giorni l’ex premier ringrazia anche “per avermi consentito di fare una sauna gratis”. Blair, naturalmente, non può esimersi dal raccontare la parabola della sua conversione al cattolicesimo. Come è avvenuto? – chiede Vittadini. “Francamente è tutta colpa di mia moglie”, replica Blair, ''con lei ho iniziato ad andare a messa. Ci piaceva andare insieme, a volte in una chiesa anglicana e altre in una cattolica. Indovinate, però, in quale andavamo di più? Man mano che passava il tempo, sentivo che la chiesa cattolica era la mia casa. E questo non solo per il suo magistero e per la sua dottrina, ma per la sua natura universale”. Intervenendo poi sul tema della globalizzazione e del rapporto tra società e fede, Blair si dice convinto che la fede “arricchisca l’idea di comunità”. Un concetto espresso anche da Papa Benedetto XVI nella sua enciclica, che “amplia la relazione tra singolo e comunità, ponendo la verità di Dio al centro: senza Dio l'uomo non comprende chi è”. A maggior ragione nell'era della globalizzazione, dove “il pericolo è quello di perdere l'identità e non comprendere che gli obiettivi devono essere comuni”. Discutendo poi sul ruolo dello Stato, Blair traccia una linea di continuità tra la sua eredità lasciata al Paese britannico e la sussidiarietà, parola da sempre cara a Comunione e Liberazione. “All'interno di questo processo si inseriscono la comunità, la Chiesa, il volontariato, che possono fare cose a volte meglio dello Stato. Il principio della sussidiarietà è molto importante". Raccontando della propria fondazione, che da anni lavora per l’ecumenismo e la comprensione tra differenti religioni, Blair si sofferma sul rapporto israelo-palestinese, anche nella sua qualità di rappresentante del quartetto che riunisce Stati Uniti, Onu, Russia ed Europa. “Sarà soltanto quando Israele e Palestina avranno "fiducia reciproca" che si risolverà la questione mediorientale. La fiducia reciproca comporta che gli israeliani devono sapere che la Palestina sarà gestita bene e che i palestinesi devono sapere che gli israeliani se ne andranno dai loro territori". Infine, parlando del momento dell’Europa e dei fenomeni migratori Blair lancia un invito-monito molto chiaro: "La multiculturalità e una delle più grandi sfide dei nostri tempi. Nei nostri Paesi abbiamo radici giudaico-cristiane e dobbiamo esserne fieri. Anche se siamo di fedi diverse e abbiamo le nostre identità, viviamo nelle stesse città e ci sono valori comuni che tutti devono rispettare". L’ultimo passaggio, forse il più applaudito, è quello sul rapporto tra Stato e Chiesa. Parole che fanno il paio con la sua battaglia contro il “laicismo aggressivo” che a suo dire sembra essersi diffuso in Gran Bretagna. “La voce della Chiesa cattolica deve essere ascoltata: per questo la Chiesa deve parlare in modo chiaro e aperto. Il sostegno chiaro e solido della Chiesa cattolica supporta i politici. La Chiesa può essere la voce spirituale che rende la globalizzazione uno strumento e non un padrone''.
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4 commenti:
Non mi ha esaltato! Ma, considerando che è un uomo di sinistra e che il suo successore e collega di partito è colui che ha reso la Gran Bretagna un califfato, su, direi che è quasi gradevole! Sicuramente meglio di un uomo di destra che sparla di ius soli e di laicità in salsa dogmatica! Blair-Fini: 1-0 (che vergogna!)
Ma no, Fini e Blair sono idioti uguali. Però Blair, non può ricordarsi solo ora che le origini e le radici dell'europa sono giudaico-cristiane. Tutti sono colpevoli. E non è con la conversione al cattolicesimo o con discorsi del genere che ci si ripulisce l'anima.
Se è per questo le radici d'Europa sono Romane (ellenistiche) e Cristiane (e, solo attraverso il cristianesimo, rimandano al giudaismo: ma Gesù ha demolito il tempio e l'ha ricostruito in tre giorni! Del precedente non è rimasta pietra su pietra!).
Speriamo che, un po' alla volta e facendo finta di nulla, l'UE, strisciando come sempre nell'ombra come i ladri suoi pari, torni sui suoi passi!
Si, romane e cristiane. A forza di leggere l'articolo Blair mi ha confuso pure. Mah, io nella ue non ho affatto fiducia e tantomeno credo che rinsavisca.
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