VERONA — «Nella città dell’amore le nozze non s’hanno da fare». Dopo l’attacco di Famiglia Cristiana per i sì degli immigrati saltati per effetto del decreto Maroni (Una legge scritta da don Rodrigo) punge il direttore don Sciortino che bacchetta anche la città di Giulietta («ironia della sorte, è Verona che ha aperto le danze»), riflettori puntati sulla città scaligera. Tutti i comuni d’Italia sono alle prese con la novità che prevede l’obbligo di fornire la documentazione che certifica la regolarità dei futuri sposi, a partire dal permesso di soggiorno. Nella «rossa» Bologna, il sindaco del Pd Del Bono, in questi giorni ha dato disposizione all’ufficio di stato civile di fare controlli su tutte le future unioni civili previste fino alla fine del 2009. Ma palazzo Barbieri, in effetti, ha anticipato tutti: alla mezzanotte e un minuto di sabato 8 agosto (momento in cui il pacchetto sicurezza è divenuto operativo) l’amministrazione era già pronta ad attuare le nuove regole. Così già la prima settimana erano saltati dieci matrimoni tra stranieri, circa la metà di quelli previsti. «Non siamo don Rodrigo» risponde l’assessore ai Servizi Demografici, Daniele Polato, dopo l’editoriale di Famiglia Cristiana. «Anzitutto – spiega – va chiarito che noi stiamo semplicemente applicando una legge nazionale, votata dal parlamento, perciò qui non sta succedendo nulla di diverso rispetto a quanto accade nel resto del Paese. Dopo di che vale la pena far sapere che stiamo cercando di rendere la novità meno traumatica possibile, contattando noi i diretti interessati». In pratica il Comune ha avvisato telefonicamente tutti gli stranieri che avevano prenotato la cerimonia nella prossime settimane, per far sapere loro cosa rischiano se non hanno il permesso di soggiorno. «Per il periodo successivo – prosegue l’assessore – stiamo inviando raccomandate informative con ricevuta di ritorno, così che ciascuno possa organizzarsi per tempo. Ci auguriamo che non saltino altri matrimoni, gli immigrati hanno 180 giorni di tempo, quello delle pubblicazioni, per mettersi in regola». Ma non solo. Il Comune ha anche deciso a questo punto di rimborsare le coppie di immigrati che le hanno disdette. «Fra tutti quelli che abbiamo contattato praticamente nessuno ha fatto problemi una volta informati della normativa. E ho dato disposizione perché chi ha annullato le nozze che aveva prenotato, ovviamente prima dell’entrata in vigore del decreto, sia rimborsato dal Comune».
Davide Pyriochos
1 commenti:
Ah ecco, se sono clandestini, invece di un sonoro calcio in culo, gli diamo anche i soldi per ripagarli se non si possono sposare.
Sai ora quanti matrimoni finti... i parassiti stranieri hanno trovato un nuovo modo di vivere di rendita mantenuti da noi italiani.
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