LAMPEDUSA - La Procura della Repubblica di Agrigento avvierà un'inchiesta sui respingimenti indiscriminati compiuti in questi ultimi mesi dalla Guardia di Finanza, che ha soccorso in mare e trasferito in Libia oltre un migliaio di extracomunitari. Dopo le dichiarazioni rese ieri da alcuni militari delle Fiamme Gialle a Repubblica, che hanno confermato di avere riportato in Libia extracomunitari senza accertare la loro identità e nazionalità, e quindi senza stabilire se potevano ottenere lo status di rifugiati politici o di richiedenti asilo, la Procura vuole vederci chiaro. "Abbiamo appreso dai giornali di questi respingimenti sommari - afferma il procuratore di Agrigento, Renato Di Natale - dovremo verificare se sono state compiute irregolarità. La materia è complessa e dovremo anche accertare dove e quando siano state effettuate queste operazioni". La Procura acquisirà quindi i rapporti "top secret" della Guardia di Finanza sui respingimenti, 14 in tutto, 11 dei quali compiuti in acque maltesi (perché Malta non vedeva e non segnalava e perché l'Italia fa di tutto per non farli arrivare a Lampedusa). Bisognerà stabilire insomma se queste operazioni sono state compiute in zone di mare di competenza della Procura di Agrigento oppure in acque internazionali. In quest'ultimo caso, considerato che quando gli extracomunitari vengono soccorsi e trasbordati sui pattugliatori della Finanza entrano formalmente in territorio italiano, l'inchiesta dovrebbe essere trasferita da Agrigento alla Procura della Repubblica di Roma. Secondo le norme vigenti gli exracomunitari bloccati in mare o che arrivano sul territorio italiano, dovrebbero essere identificati negli ormai noti Cie (Centri di identificazione ed espulsione) per accertare, attraverso gli operatori Onu, se hanno diritto di chiedere asilo politico perché provenienti da Paesi in guerra. Una procedura che, con l'accordo bilaterale raggiunto a maggio tra la Libia e l'Italia, è stata totalmente ignorata e che ha provocato le denunce, ignorate anch'esse, delle organizzazioni umanitarie dell'Onu presenti nei centri di accoglienza. Ed i cinque sopravvissuti all'ultima strage nel Canale di Sicilia, dove sono morti 73 extracomunitari a bordo di un gommone partito dalla Libia (segnalato solo all'ultimo momento dalle autorità maltesi a quelle italiane), otterranno sicuramente lo status di rifugiati politici. "Provengono dall'Eritrea e dalla Somalia dove, come è noto - afferma un funzionario Onu - ci sono guerre e conflitti etnici, politici e religiosi e quindi otterranno certamente lo status di rifugiati politici e di richiedenti asilo". E tutti gli altri che in questi mesi sono stati "respinti" dalla Guardia di Finanza senza stabilire chi erano e da dove venivano? "E' stato compiuto un reato ed era ora che qualcuno aprisse un'inchiesta per capire - aggiunge l'operatore Onu - se sono state compiute delle irregolarità. La legge parla chiaro: bisogna accertare l'identità e la nazionalità di questi extracomunitari e soltanto dopo potrebbero essere rispediti indietro se non provengono da paesi africani a rischio". Intanto due dei cinque sopravvissuti all'ultima tragedia del mare sono stati trasferiti da Lampedusa all'ospedale Cervello di Palermo perché le loro condizioni sono preoccupanti. Si tratta di una donna ed un uomo molto disidratati. Gli altri tre, tra i quali due minorenni, sono stati trasferiti a Porto Empedocle ed ospitati in un centro di accoglienza ed in una comunità per minori. Anche ieri aerei ed imbarcazioni militari hanno perlustrato il tratto di mare vicino Lampedusa alla ricerca di eventuali cadaveri, otto dei quali sono stati recuperati nei giorni scorsi. L'ultimo, con la testa mozzata, è stato trovato l'altro ieri a poche centinaia di metri dalle coste di Linosa. L'inchiesta dovrà accertare se facevano parte del gruppo dei 78 extracomunitari partiti dalla Libia il 29 luglio scorso e verificare la versione dei maltesi che hanno sostenuto di avere incrociato quei cinque sopravvissuti ("che scoppiavano di salute"), vicini alla zona di mare di Lampedusa. Ma, dice il procuratore Di Natale, "la ricostruzione dei fatti proposta dalle autorità maltesi non sembra essere veritiera".
lunedì 24 agosto 2009
Immigrazione
Immigrati, l'iniziativa dopo le dichiarazioni di alcune Fiamme gialle a Repubblica. Il procuratore: dobbiamo verificare se ci sono state irregolarità. Sui respingimenti indiscriminati parte un'inchiesta ad Agrigento di Francesco Viviano
LAMPEDUSA - La Procura della Repubblica di Agrigento avvierà un'inchiesta sui respingimenti indiscriminati compiuti in questi ultimi mesi dalla Guardia di Finanza, che ha soccorso in mare e trasferito in Libia oltre un migliaio di extracomunitari. Dopo le dichiarazioni rese ieri da alcuni militari delle Fiamme Gialle a Repubblica, che hanno confermato di avere riportato in Libia extracomunitari senza accertare la loro identità e nazionalità, e quindi senza stabilire se potevano ottenere lo status di rifugiati politici o di richiedenti asilo, la Procura vuole vederci chiaro. "Abbiamo appreso dai giornali di questi respingimenti sommari - afferma il procuratore di Agrigento, Renato Di Natale - dovremo verificare se sono state compiute irregolarità. La materia è complessa e dovremo anche accertare dove e quando siano state effettuate queste operazioni". La Procura acquisirà quindi i rapporti "top secret" della Guardia di Finanza sui respingimenti, 14 in tutto, 11 dei quali compiuti in acque maltesi (perché Malta non vedeva e non segnalava e perché l'Italia fa di tutto per non farli arrivare a Lampedusa). Bisognerà stabilire insomma se queste operazioni sono state compiute in zone di mare di competenza della Procura di Agrigento oppure in acque internazionali. In quest'ultimo caso, considerato che quando gli extracomunitari vengono soccorsi e trasbordati sui pattugliatori della Finanza entrano formalmente in territorio italiano, l'inchiesta dovrebbe essere trasferita da Agrigento alla Procura della Repubblica di Roma. Secondo le norme vigenti gli exracomunitari bloccati in mare o che arrivano sul territorio italiano, dovrebbero essere identificati negli ormai noti Cie (Centri di identificazione ed espulsione) per accertare, attraverso gli operatori Onu, se hanno diritto di chiedere asilo politico perché provenienti da Paesi in guerra. Una procedura che, con l'accordo bilaterale raggiunto a maggio tra la Libia e l'Italia, è stata totalmente ignorata e che ha provocato le denunce, ignorate anch'esse, delle organizzazioni umanitarie dell'Onu presenti nei centri di accoglienza. Ed i cinque sopravvissuti all'ultima strage nel Canale di Sicilia, dove sono morti 73 extracomunitari a bordo di un gommone partito dalla Libia (segnalato solo all'ultimo momento dalle autorità maltesi a quelle italiane), otterranno sicuramente lo status di rifugiati politici. "Provengono dall'Eritrea e dalla Somalia dove, come è noto - afferma un funzionario Onu - ci sono guerre e conflitti etnici, politici e religiosi e quindi otterranno certamente lo status di rifugiati politici e di richiedenti asilo". E tutti gli altri che in questi mesi sono stati "respinti" dalla Guardia di Finanza senza stabilire chi erano e da dove venivano? "E' stato compiuto un reato ed era ora che qualcuno aprisse un'inchiesta per capire - aggiunge l'operatore Onu - se sono state compiute delle irregolarità. La legge parla chiaro: bisogna accertare l'identità e la nazionalità di questi extracomunitari e soltanto dopo potrebbero essere rispediti indietro se non provengono da paesi africani a rischio". Intanto due dei cinque sopravvissuti all'ultima tragedia del mare sono stati trasferiti da Lampedusa all'ospedale Cervello di Palermo perché le loro condizioni sono preoccupanti. Si tratta di una donna ed un uomo molto disidratati. Gli altri tre, tra i quali due minorenni, sono stati trasferiti a Porto Empedocle ed ospitati in un centro di accoglienza ed in una comunità per minori. Anche ieri aerei ed imbarcazioni militari hanno perlustrato il tratto di mare vicino Lampedusa alla ricerca di eventuali cadaveri, otto dei quali sono stati recuperati nei giorni scorsi. L'ultimo, con la testa mozzata, è stato trovato l'altro ieri a poche centinaia di metri dalle coste di Linosa. L'inchiesta dovrà accertare se facevano parte del gruppo dei 78 extracomunitari partiti dalla Libia il 29 luglio scorso e verificare la versione dei maltesi che hanno sostenuto di avere incrociato quei cinque sopravvissuti ("che scoppiavano di salute"), vicini alla zona di mare di Lampedusa. Ma, dice il procuratore Di Natale, "la ricostruzione dei fatti proposta dalle autorità maltesi non sembra essere veritiera".
LAMPEDUSA - La Procura della Repubblica di Agrigento avvierà un'inchiesta sui respingimenti indiscriminati compiuti in questi ultimi mesi dalla Guardia di Finanza, che ha soccorso in mare e trasferito in Libia oltre un migliaio di extracomunitari. Dopo le dichiarazioni rese ieri da alcuni militari delle Fiamme Gialle a Repubblica, che hanno confermato di avere riportato in Libia extracomunitari senza accertare la loro identità e nazionalità, e quindi senza stabilire se potevano ottenere lo status di rifugiati politici o di richiedenti asilo, la Procura vuole vederci chiaro. "Abbiamo appreso dai giornali di questi respingimenti sommari - afferma il procuratore di Agrigento, Renato Di Natale - dovremo verificare se sono state compiute irregolarità. La materia è complessa e dovremo anche accertare dove e quando siano state effettuate queste operazioni". La Procura acquisirà quindi i rapporti "top secret" della Guardia di Finanza sui respingimenti, 14 in tutto, 11 dei quali compiuti in acque maltesi (perché Malta non vedeva e non segnalava e perché l'Italia fa di tutto per non farli arrivare a Lampedusa). Bisognerà stabilire insomma se queste operazioni sono state compiute in zone di mare di competenza della Procura di Agrigento oppure in acque internazionali. In quest'ultimo caso, considerato che quando gli extracomunitari vengono soccorsi e trasbordati sui pattugliatori della Finanza entrano formalmente in territorio italiano, l'inchiesta dovrebbe essere trasferita da Agrigento alla Procura della Repubblica di Roma. Secondo le norme vigenti gli exracomunitari bloccati in mare o che arrivano sul territorio italiano, dovrebbero essere identificati negli ormai noti Cie (Centri di identificazione ed espulsione) per accertare, attraverso gli operatori Onu, se hanno diritto di chiedere asilo politico perché provenienti da Paesi in guerra. Una procedura che, con l'accordo bilaterale raggiunto a maggio tra la Libia e l'Italia, è stata totalmente ignorata e che ha provocato le denunce, ignorate anch'esse, delle organizzazioni umanitarie dell'Onu presenti nei centri di accoglienza. Ed i cinque sopravvissuti all'ultima strage nel Canale di Sicilia, dove sono morti 73 extracomunitari a bordo di un gommone partito dalla Libia (segnalato solo all'ultimo momento dalle autorità maltesi a quelle italiane), otterranno sicuramente lo status di rifugiati politici. "Provengono dall'Eritrea e dalla Somalia dove, come è noto - afferma un funzionario Onu - ci sono guerre e conflitti etnici, politici e religiosi e quindi otterranno certamente lo status di rifugiati politici e di richiedenti asilo". E tutti gli altri che in questi mesi sono stati "respinti" dalla Guardia di Finanza senza stabilire chi erano e da dove venivano? "E' stato compiuto un reato ed era ora che qualcuno aprisse un'inchiesta per capire - aggiunge l'operatore Onu - se sono state compiute delle irregolarità. La legge parla chiaro: bisogna accertare l'identità e la nazionalità di questi extracomunitari e soltanto dopo potrebbero essere rispediti indietro se non provengono da paesi africani a rischio". Intanto due dei cinque sopravvissuti all'ultima tragedia del mare sono stati trasferiti da Lampedusa all'ospedale Cervello di Palermo perché le loro condizioni sono preoccupanti. Si tratta di una donna ed un uomo molto disidratati. Gli altri tre, tra i quali due minorenni, sono stati trasferiti a Porto Empedocle ed ospitati in un centro di accoglienza ed in una comunità per minori. Anche ieri aerei ed imbarcazioni militari hanno perlustrato il tratto di mare vicino Lampedusa alla ricerca di eventuali cadaveri, otto dei quali sono stati recuperati nei giorni scorsi. L'ultimo, con la testa mozzata, è stato trovato l'altro ieri a poche centinaia di metri dalle coste di Linosa. L'inchiesta dovrà accertare se facevano parte del gruppo dei 78 extracomunitari partiti dalla Libia il 29 luglio scorso e verificare la versione dei maltesi che hanno sostenuto di avere incrociato quei cinque sopravvissuti ("che scoppiavano di salute"), vicini alla zona di mare di Lampedusa. Ma, dice il procuratore Di Natale, "la ricostruzione dei fatti proposta dalle autorità maltesi non sembra essere veritiera".
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2 commenti:
Dalla home page di Repubblica...
http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/esteri/telefonino-islam/telefonino-islam/telefonino-islam.html
Viviamo sempre più in un paese cripto-islamico, e gli organi del regime politically correct, come ieri la Pravda, inviano ogni giorno messaggi subliminali.
Allora la settimana scorsa ti sei perso tutto 'sto popò di porcata qui:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=110&id=30703
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